13 giugno 2025

Thomas Saintclaire - Servizi di informazione e di sicurezza

Come molti appassionati di storia contemporanea, politica, cose militari e, ovviamente, servizi di informazione, mi sono imbattuto anni fa nella pagina Facebook di Thomas Saintclaire -- pseudonimo dietro a cui si cela un diligente, e senz'altro esperto ed appassionato, sia detto per correttezza, redattore di testi ed articoli sull'argomento dei servizi di sicurezza italiani. 

Il -- per brevità -- dottor Thomas è autore (e presumibilmente editore) del corposo volume Servizi di informazione e di sicurezza.

Ho sempre nutrito diffidenza verso chi si nasconde dietro ad identità fittizie: non certo perché non rispetti la volontà di riservatezza del prossimo ma per due ragioni ben precise:

  1.  mi piace sapere con chi ho, o potrei avere, a che fare: se iniziamo nascondendo il nome, mi chiedo su quante altre cose si sia alzato un paravento. 
  2. scrivere di barbe finte indossandone una, sembra la volontà di darsi un tono che, forse, va un po' oltre il ruolo ricoperto o le conoscenze (plurale di conoscenza, non sinomino di intrallazzi) di cui si dispone. 

Tittavia, dopo un lungo periodo di osservazione dedicato alla lettura dei moltissimi post che l'autore pubblica su Facebook (quasi sempre il pretesto è un fatto di cronaca nazionale o internazionale che ha qualche rilevanza strategica, e che il dottor Thomas usa come hook per pubblicizzare il proprio lavoro),  ho deciso di acquistare il libro: il volume viene inviato a mezzo raccomandata usando, stavolta, un recapito con nome e cognome (mi piace pensare ad una amorevole ed anziana madre in una provincia della Puglia, chissà perché).

Il libro è, come atteso, la tipica autoproduzione: non edito ma stampato; piccole avvisaglie, vedansi i tre punti esclamativi della dedica, svelano la mancanza, ad esser generosi, di un labor limae.

Trattandosi di successive elaborazioni di una tesi di laurea, ne mantiene tanto lo stile, a discapito della leggibilità (font predefiniti di Word, margini poco e niente), quanto il contenuto da tesi compilativa. 

Chi vi cercasse -- come, ingenuamente, il sottoscritto -- approfondimenti su strategie militari, equilibri internazionali o, più semplicemente, un respiro storico e narrativo più ampio, ne resterà deluso: il dottor Thomas ha diligentemente (sia detto: con enorme lavoro di ricerca e verifica delle fonti e coerenza strutturale) elencato e descritto le organizzazioni, le agenzie, gli uffici che si sono occupati, dall'unità d'Italia ad oggi, di intelligence; e offre un articolato dettaglio degli organigrammi e delle attribuzioni di funzioni e di responsabilità nel corso degli anni. 

Al lettore impegnato nella descrizione puntigliosa dell'organizzazione di questo o quell'altro organismo, incluse modifiche per leggi e decreti, pur con qualche cenno del contesto storico e politico, mancherà, almeno a mio avviso, una visione più ampia e strategica del ruolo ricoperto dall'intelligence , specialmente nella fasi più calde della storia contemporanea.

Fa parziale eccezione il capitolo VIII che tratta degli anni forse più torbidi e controversi della storia nazionale e del ruolo giocato dai servizi: gli anni 80, in mezzo a stragi e logge segrete. Ma ci sono argomenti fattualmente rilevanti e al contempo spinosi (il golpe Borghese, per citarne uno) che avrebbero giovato di un approccio più storiografico e anche critico, anziché esclusivamente fattuale, e avrebbero aiutato il lettore a comprendere meglio il complesso contesto storico e geopolitico che ha fatto da cornice e, contemporaneamente da motore, ad alcuni degli avvenimenti più spinosi e cruciali del nostro Paese. 

In definitiva, il volume sembra più concentrato sulla enorme mole di informazioni e nozioni, che sull'evoluzione del concetto di intellingence al mutare degli equilibri e degli scenari internazionali, quasi a voler fare prevalere l'aspetto tecnico su quello storico e politico. 

Servizi di informazione e di sicurezza è comunque un apprezzabile e rilevantissimo sforzo di ordinare e documentare la storia dei nostri apparati di intelligence e sono comunque contento di averlo letto e aggiunto alla mia, posso dire piuttosto vasta, collezione di testi sui servizi segreti. 

07 giugno 2025

Bardonecchia - Forte Foens [MTB]

Partiamo da Bardonecchia, la perla dell’Alta Valle di Susa, per raggiungere il Forte Foens, un gioiello militare a quota 2.300 metri, e scendere poi lungo uno dei sentieri panoramici più belli della zona: il sentiero balcone 742.

La salita: da Bardonecchia al Forte Foens

Il nostro tour comincia nel cuore di Bardonecchia,  dove si prende la strada asfaltata per Gleise e Cianfuran e poi si prosegue sulla strada militare Prmanad che sale verso il Forte Foens. Con l'e-bike si affrontano senza problemi i tratti più impegnativi della salita, che alterna sterrato compatto a qualche passaggio più tecnico. In particolare, poco prima del forte, la strada è franata e il passaggio richiede qualche attenzione. 

L’ascesa è lunga circa 13 km con un dislivello di 1.000 metri, ma l’impegno è ripagato da una vista costante sulle cime circostanti e sull’ampia conca di Bardonecchia. Il silenzio del bosco di larici lascia lentamente spazio ai pascoli d’alta quota, dove capita spesso di incrociare marmotte, mucche e qualche camoscio.

Giunti al Forte Foens, costruito a fine '800 come parte del sistema difensivo italiano, vale la pena fare una sosta per esplorare i ruderi e godersi il panorama sullo spartiacque italo-francese. Qui, a oltre 2.300 metri, il senso di libertà è totale.

La discesa: il sentiero balcone 742

Dopo una meritata pausa, si imbocca il mitico sentiero 742, conosciuto anche come “Sentiero balcone” per la sua esposizione e per i panorami che offre. Il tracciato è un single track scorrevole ma tecnico al punto giusto, con curve strette, passaggi su roccia e tratti in costa che richiedono attenzione.

Il sentiero si snoda a mezzacosta sul versante nord-est della valle, regalando viste spettacolari sul vallone della Rho e sullo Chaberton. È una discesa che esalta sia per la fluidità che per l'ambiente in cui ci si trova immersi: selvaggio, silenzioso, autentico. 

Tuttavia, a causa delle tante piogge primaverili, la discesa è sovente interrotta da alberi caduti (uno, poco prima di Suppas, è molto grande e difficile da superare) e da qualche passaggio scivoloso sui rii il cui letto è scavato dall'acqua. 

Dopo circa 6 km di puro divertimento, il sentiero riporta verso valle, chiudendo ad anello l’escursione.


Info utili:

  • Lunghezza totale: ~25 km

  • Dislivello positivo: ~1.000 m

  • Durata: 3-4 ore con soste

  • Difficoltà: Media (richiesta buona tecnica in discesa)

  • Periodo consigliato: Da giugno a ottobre

  • Attrezzatura: e-MTB full, casco obbligatorio, protezioni consigliate

 


La fontana poco prima del Forte

Le mura del Forte


La vista sulla valle dal Forte

Il famosissimo tetto del Forte


Uno dei tratti del lungo single track nel bosco

Lungo il sentiero si attraversano due ponti in legno, purtroppo entrambi compromessi


Il grande abete caduto in mezzo al sentiero poco sopra Suppas

L'arrivo a borgata Suppas

Più in basso , la vegetazione è più fitta


La traccia registrata con il Garmin


 

09 marzo 2025

Grange Rho - Sentiero perduto [MTB]

 

Grange della Rho è un itinerario semplice e divertente che, come ho già scritto su questo blog, consente di fare una escursione divertente praticamente tutto l'anno con almeno due discese diverse. Oltrepassando le grange, si sale nella valle della Rho verso il Pian dei Morti e il Colle omonimo, attraverso una comoda carrareccia con alcuni tratti impegnativi, ma tutta percorrribile in tarda primavera, estate ed autunno. 


Oggi la neve era ancora molta, e resa morbida e scivolosa dalle temperature più alte, il che ha ridotto di molto la ciclabilità sopra le Grange, e mi ha costretto più volte a scendere e spingere.





Ho pensato che fosse la giornata giusta per sciogliere un dilemma che mi assilla da un po' di anni. Infatti, la mappa Fraternali della zona (e la TrekMap del Garmin), ad un certo punto della carrareccia sopra le Grange, indica l'inizio di un sentiero in discesa sulla destra orografica, che dovrebbe poi ricongiugersi ad una traccia che parte sempre dalla strada principale a circa 2000 m di altitudine. 
Il problema è che in questi anni, non sono mai riuscito a vedere chiaramente questo fantomatico sentiero riportato dalle Fraternali, se non per un attacco malconcio ingombro di rovi. 
Una specie di sentiero perduto. 
La sezione della mappa sottostante riporta esattamente il punto: la freccia a destra indica la strada principale che prosegue verso il colle, la freccia a sinistra l'inizio del sentiero. 


La foto seguente mostra il punto in cui parte il sentiero. Essendo praticamente sparito dal terreno e in assegna di segnavia verticali o su pietre, ho ingrandito lo zoom del Garmin e cercato di scendere seguendo la traccia tratteggiata riportata sulla mappa digitale. 


E dopo un tratto di alcuni centinaia di metri, sobbalzando tra il terreno smottato per via della neve e del passaggio di animali (prevalentemente cervidi, dati gli abbondanti escrementi), ho capito perché questo tratto di sentiero non viene più percorso ed è pressoché cancellato: una frana ha fatto crollare la sede del sentiero per molti metri, e peraltro in un punto scosceso ed esposto. Nella foto seguente, la chiazza di neve indica il punto in cui mi aspettavo che il sentiero fosse nuovamente percorribile. Arrivarci non è stato facile, per cui sconsiglio di percorrerlo con la bici al seguito. 



Finalmente, superata la frana, riecco il sentiero come confermato dalla traccia sul Garmin. 
Ne è valsa la pena. Non essendo più percorribile, questo tratto è diventato la dimora e il rifugio degli animali della zona che, in estate, si possono scorgere percorrendo la carrareccia che si trova qualche decina di metri più in alto. 


Sempre seguendo il Garmin, sapevo che questo sentiero perduto, dopo circa 300 metri, avrebbe incrociato il 721 intermedio, un sentiero invece usato in tutte le stagioni. E così è stato. 

Da qui è iniziata la discesa verso le Grange, quasi tutta percorribile a parte qualche tratto innevato. 


Solita tappa alla fontana delle Grange, e poi la discesa in parte sul sentiero Bonatti.




Traccia registrata con il Garmin. 

05 marzo 2025

MTB - Salbertand Rif. Viberti Eclause

 

Le Alpi piemontesi regalano percorsi mozzafiato per gli amanti della mountain bike, e l'anello Salbertrand – Eclause – Rifugio Guido Rey Viberti – Moncellier – Salbertrand non fa eccezione. Un itinerario che combina natura incontaminata, salite impegnative e panorami spettacolari.



Dati tecnici del percorso

📍 Partenza/Arrivo: Salbertrand
📏 Distanza: circa 18 km
📈 Dislivello positivo: 785 m
Durata media: 3-4 ore
🟢 Difficoltà: Medio-Alta
 🛤  Fondo: sterrato, sentieri alpini, neve, tratti tecnici


Il percorso nel dettaglio

Da Salbertrand a Eclause

Partendo da Salbertrand, il percorso inizia su una strada sterrata che si addentra nei boschi dell'Alta Valle di Susa. La salita è costante ma pedalabile, con pendenze moderate che permettono di scaldare le gambe senza affaticarsi troppo.

Verso il Rifugio Viberti: fatica e panorami

Superata Eclause, la traccia diventa più impegnativa: il fondo si fa più sconnesso, con ampi tratti coperti di neve, e le pendenze aumentano, mettendo alla prova la resistenza. L'ultimo chilometro, a causa della neve, è più faticoso e richiede alcuni passaggi a spinta, ma la fatica è stata ripagata dalla vista di due caprioli che correvano nel bosco. Il Rifugio Guido Rey Viberti, a quota 1737 m, rappresenta un'ottima occasione per una pausa , immersi nel silenzio delle montagne innevate. Da qui, la vista sulle vette circostanti ripaga di ogni sforzo. Da qui si percorre la medesima strada dell'andata in quanto il sentiero che corre parallelo sulla destra orografica era coperto da neve alta e quindi non percorribile.

Da Eclause a Moncellier: discesa tecnica e adrenalina

All'altezza di Pra Rion, in prossimità di un basso fabbricato, si imbocca un sentiero che porta al cento di Eclause. E qui si prosegue con una serie di saliscendi prima di affrontare la discesa verso Moncellier. Il sentiero è molto pulito e tutto percorribile ad eccezione di un albero caduto che lo interrompe e costringe a scavalcarlo. Questo tratto è tecnico e richiede attenzione, con sezioni più ripide e fondo a tratti smosso.

Ritorno a Salbertrand

L'ultimo tratto del giro si sviluppa su una mulattiera abbastanza impegnativa e con pendenze importanti; il percorso è pulito, asciutto perché esposto a sud e perfettamente segnalato, e offre una magnifica vista sulla valle prima di rientrare a Salbertrand.


Consigli per affrontare il percorso

Bici consigliata: MTB full o hardtail con buona escursione
Periodo ideale: fatto in pieno inverno, ma meglio primavera, estate e inizio autunno
Attrezzatura indispensabile: casco, guanti, protezioni leggere, kit di riparazione e una buona scorta d’acqua - ci sono però fonti a Eclause e al rifugio Viberti
Preparazione fisica: il dislivello e la lunghezza richiedono una buona resistenza


Conclusione

Questo itinerario è un vero e proprio viaggio tra natura selvaggia e panorami da cartolina. Perfetto per chi cerca una sfida impegnativa ma gratificante, lontano dal caos e immerso nell’aria pura delle montagne. Se ami la MTB, questo giro non può mancare nel tuo repertorio!

Galleria foto


L'arrivo ad Eclause








L'arrivo a Grange della Valle 1769 mslm

L'arrivo a Grange della Valle 1769 mslm


Il ponte per il rifugio Viberti.

Proseguendo si va al rifugio Levi Molinari, raggiungibile solo con ciaspole e sci


Cascata di ghiaccio alla Grange della Valle



Il rifugio Viberti


Da qui si imbocca il sentiero che riporta a Eclause.

Traccia Garmin