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10 maggio 2020

[MTB] Cordova - San Martino

Collina di Superga, versante Cordova. Salita su strada San Martino, prima discesa sul sentiero 74 ; dalla Croce di Baldissero, discesa sui sul sentiero 76.
Un bel giro con gli amici di MTB Settimo: qualche strappo difficile ma tutto fattibilissimo; i sentieri sono all'interno di boschi e di prati fioriti. Passaggio alle cascate di Castiglione t.se.

Video


Traccia

13 aprile 2020

Nuovo logo, nuovi contenuti.

Restyling -- dopo una decina d'anni o più - e nuovi contenuti categorizzati sul mio sito.

Nuovo logo



Ho sostituito il vecchio logo, che caratterizzava questo sito da una decina d'anni, con uno che meglio rispecchia i contenuti d'ispirazione meccanica, motoristica e tecnica del sito.


Nuovi contenuti

I contenuti speciali e il diaro di restauro della mia Suzuki Samurai sono stati organizzati in menu dedicati nel pannello destro, per una più facile individuazione. I post saranno pubblicati nel pannello principale del layout come sempre.


12 marzo 2020

Suzuki Samurai: come sigillare il soft top (capote in tela)


Una delle caratteristiche della capottina in tela della Suzuki è che, soprattutto nella parte posteriore, fa entrare molta polvere all'interno dell'abitacolo quando si percorrono strade sterrate. Qiesto perché il retrotreno alza polvere, e generalmente la capote non aderisce bene alla carrozzeria (è fissata con bottoni e ganci, ma tra un gancio e l'altro il telo si solleva con gli anni).

Per ovviare a questo piccolo problema, ho iniziato un lavoro per sigillare la capote alla carrozzeria. Sigillare è una parola grossa: l'obiettivo è ridurre il più possibile gli spazi tra capote e lamiera, quelli da cui la polvere si insinua, e lo condivido qui perché potrebbe essere utile a qualcuno.

L'occorrente è tutto su questo tavolino:

  • strisce di velcro adesivo, reperibile in merceria, fai da te o nei negozi cinesi (deve essere di buona qualità)
  • alcool 
  • un asciugacapelli
  • morsetti e piastrine per tenere in pressione le strisce di velcro durante l'incollaggio
  • un rotolo di biadesivo (opzionale: nel caso in cui quello delle strisce sia scadente)



Si inizia liberando la parte posteriore della capote dai ganci e smontando la ruota di scorta dal supporto.


Verificare che l'interno della capote sia pulito. Nel dubbio fregare uno straccio imbevuto di alcool per sgrassare e rimuovere lo sporco


Con l'asciugacapelli, scaldare ed ammorbidire i bordi della capote. Questa fase è essenziale e deve essere ripetuta più volte durante l'intero lavoro per assicurarsi che la tela sia appiattita, senza pieghe, e sia facile da trattare.


La parte dietro la ruota di scorta è la più difficile perché la tela è piegata.


Inizare a tagliare le strisce della lunghezza corrispondente alla distanza tra un gancio e l'altro. Sono tutte misure diverse, quindi fatele una per una.


Incollare la prima striscia. Consiglio: incollate la parte morbida del velcro alla capote e quella rigida alla carrozzeria. Vi sarà più facile fare aderire il velcro morbido sulla tela, e stringerlo tra due barrette di metallo o due pezzetti di legno con un morsetto per assicurare l'aderenza. Aiutatevi con il phon.


Pulire accuratamente con panno e alcool la carrozzeria. Deve essere priva di sporco e grasso.
Quindi incollare il velcro duro alla carrozzeria nella posizione idoena perché aderisca alla striscia incollata sulla capote.


Questo va ripetuto per tutta la lunghezza della capote.


E' consigliato premere forte , aiutandosi con un morsetto, tutti i pezzi di velcro, sia alla capote che alla lamiera.

Una volta fatto, si fanno aderire le strisce di velcro e si può notare che gli interstizi sono quasi spariti. In questo modo, dovrebbe entrare molta meno polvere.


La stessa operazione si può fare anche ai due lati, tra capote e lamiere dei parafanghi. Tuttavia, di lato si solleva meno polvere, ed inoltre la capote aderisce meglio perché più tesa e la lamiera è tutta dritta.

25 febbraio 2020

Kawasaki J300 - sostuiture una lampadina? Un inferno

Questo è un Kawasaki J300:


che è in realtà un Kymco Downtown con degli adesivi verdi.
Immaginate di aver bruciato una cacchio di lampadina del faro anteriore. Una cosa da 3 euro.
Che fate?
La cambiate, è ovvio.
Ora, io ho generalmente un tone of voice calmo ed educato. Ma in questa occasione farò un'eccezione.
Perché sono moderatamente arrabbiato.
Cambiare una lampadina a questo scooter è un inferno e una vergognosa perdita di tempo.
Spoiler. Usciranno i soliti esperti che vi diranno: ma va', ci van 5 minuti, la cambi da sotto lo scudo senza smontare nulla.
Balle.
1) c'è una flangia di plastica che non vi fa entrare neanche un dito, figurati il braccio intero.
2) la molla di ritenzione della lampada l'ha studiata uno dell'Isis come vendetta sull'occidente. Non ho altre spiegazioni.
3) il manuale di officina. Sì, quello che ti dice come fare le cose. E il manuale dice: per sostituire una cacchio di lampadina, dovete smontare lo scudo superiore; per smontare lo scudo superiore, dovete smontare lo scudo frontale; per smontare lo scudo frontale, dovete smontare lo scudo inferiore; per smontare lo scudo inferiore, dovete smontare i tappetini di gomma. Sì, quelli. Stanno a un kilometro dalla lampadina. E m'ha detto bene che non è richiesto di smontare la marmitta.
Cioè, non solo ti dice di smontare mezzo scooter, ma pure al contrario te lo dice.

Allora, messi da parte i professoroni, non resta che mettersi al lavoro, e seguire passo passo il manuale di officina.

Bisogna togliere tipo 20 bulloni e 20 rivetti di plastica, di quelli malefici che se li rompi sono guai.

Poi bisogna separare le parti di plastica, partendo dal basso, con forza e delicatezzza allo stesso tempo. Perché se spacchi una delle dicimila flangette, stai fresco.

Ed eccoci: tolto tutto lo scudo anteriore.


Qui si vede bene lo scudo anteriore a terra. Integra il gruppo ottico con i due proiettori.


Togliendo le cuffie parapolvere si accede al porta lampada che, come accennato, ha un sistema di ritenzione criminale.
In Kymco, qualche genio deve aver pensato: come garantiamo alle officine affiliate un po' di ore di manodopera? Ma certo: creiamo il sistema più complicato e irrazionale per cambiare anche una lampadina, e qualche soldo lo spilleremo sempre.
Ma voi, professoroni dei forum, pensate davvero di riuscire a rimettere a posto quella molletta di acciaio dietro lo zoccolo della lampada mentre infilate un braccio da sotto lo scudo, il gomito vi picchia sul parafango, il naso vi picchia sul fanale e avete finito i santi?



Eccovela quella molletta infame, e infame sia chi l'ha pensata e tutta la sua discendenza. 


Rimontare il tutto è un secondo inferno.
Perché non è solo lungo, faticoso e noioso. E' anche rischioso. E non è una cosa che puoi fare a settimane alterne.
Sono parti n plastica, che devono aderire ed allinearsi perfettamente.
Sono soggette a rotture, a traumi, a disallineamenti.
Ma come diavolo hanno potuto progettare una cosa così malvagia?
Se brucio ancora una lampadina, cambio lo scooter. Che faccio prima.
Kawasaki Italia, interpellata via messenger, ha risposto ad un mio messaggio dell'agosto 2018. Ha pure sbagliato la risposta. Ma statte zitto che ci fai più bella figura.
Kymco Italia manco ci provo a contattarli.
Comunque ho vinto io.


25 settembre 2017

Rocket A-202 pickup per chitarra acustica (homage L.R. Baggs Anthem SL) / parte 1

Antefatto

Circa tre anni fa vi avevo raccontato come avevo installato un pickup Fishman Sonitone, acquistato da un negozio del marketplacve Aliexpress, su una fortunata Ibanez dreadnought. Il tutorial lo trovate qui.
(Piccolo inciso. Pare assodato che molti prodotti Fishman venduti su Aliexpress siano falsi -- leggasi contraffatti -- oppure, più frequentemente, realizzati da terzisti senza l'autorizzazione o il controllo di qualità del manufacturer. Io propendo per la seconda, specie se consideriamo che flasificare un sistema OEM come il Sonitone difficilmente renderà ricco qualcuno).
Il sistema installato ha funzionato per questi tre anni egregiamente: la Ibanez è la chitarra che porto in sala prove e che uso per studiare. Credo di aver cambiato la batteria da 9v una volta.
Tuttavia nel corso dell'uso, questo pickup ha mostrato i limiti intrinseci di un sistema piezoelettrico: buona trasduzione del suono sotto il ponticello, quindi una trasmissione delle vibrazioni dalle corde al sensore mediata dal ponticello, ma decisamente poca reattività nelle altre aree del piano armonico.
Ne patiscono certi arrangiamenti fingesrtyle con una parte percussiva, e si rende evidente nel confronto con le Taylor che hanno uno o più sensori a contatto montati sotto la tavola armonica.
Ho maturato quindi l'idea di fare il salto verso un sistema ibrido che ad un trasduttore piezoelettrico aggiungesse un altro sensore a contatto ma che mantenesse inalterata la fisionimia della chitarra. Quindi niente interventi invasivi con scassi sulle fasce o sul fondo.

La ricerca

I sistemi L.R. Baggs come l'Anthem e l'Anthem SL sono, in questo genere, un riferimento per prestazioni, fedeltà e impatto ridottissimo. 
Tuttavia installare un sistema da 200 e passa euro su una chitarra pagata 50 , ed utilizzata come muletto, non mi è sembrata la scelta più saggia.
Così nello scorso anno mi sono messo a cercare sistemi analoghi su Aliexpress e per mesi ho monitorato alcuni pickup che potremmo definire homage (fortissimamente ispirati, spudoratamentre copiati, fate voi) agli L. R. Baggs, come l'Anthem SL mostrato nella foto sotto.


L'homage più simile per configurazione, dimensioni ed aspetto è il misterioso Rocket YS-A-202. 

Analisi

Dico misterioso perché non è dato sapere chi si cela dietro a nomi e sigle. Difficile anche conoscere le funzionalità, appena accennate sugli store dei marketplace.
Uguali in tutto? A prima vista sì: sensore piezoelettrico, sensore a contatto di forma allungata, preamplificatore integrato nell'endpin jack; pure i sistemi di ritenzione del cablaggio sono copiati. Ma a ben guardare qualcosa è diverso.
La prima differenza con il sistema L.R. Baggs è la presenza di un secondo potenziometro sul modulo di controllo; a cosa serve? Il sito non lo dice a chiare lettere ma escludo che sia un mixer dei due segnali; io credo che sia volume + tono. 

Fatto sta che a meno di 23 euro spedito ho voluto togliermi lo sfizio. Tempo 15 giorni è stato recapitato a casa. No dogana.

Unboxing

Parlare di unboxing con questo prodotto è quasi pretenzioso. Tolti due imballi di plastica e scotch, si è palesata una anonima scatoletta di cartone ammaccata (senza danni per l'interno) con una laconica etichetta. Indovinate un po'? A-202.



Scordate Apple e soci. Qui si bada al sodo. Dentro la scatola ci sono due sacchetti di plastica con ziplock che contengono i componenti e due pezzi di gommapiuma nera. 
Manuale di istruzioni? Certificato di garanzia o di conformità RoHS? Siamo seri. Niente di tutto ciò.
Per il manuale di installazione, si fa presto: si impara (anche questo) dal sito L.R.Baggs. 


courtesy of L.R.Baggs


Lo schema di montaggio che si trova in rete è una copia dell'originale ma la scelta di posizionare il trasduttore a contatto di sbieco non mi pare buona.


Vediamo il contenuto, esattamente come atteso.
Intanto, la qualità generale percepita è buona: materiali al tatto solidi, zero sbavature. Anche i collegamenti elettrici sono assicurati con guaina termorestringente.

Prima foto: il modulo di controllo (con adesivo 3M) da un lato. Sullo sfondo si vede il sensore piezoelettrico flessibile (color argento) insieme a parte del cablaggio. Sotto il preamplificatore miniaturizzato integrato nell'endpin jack, uno schema consueto in questi sistemi.


Ecco il trasduttore a contatto, dotato di due adesivi 3M sul retro. Andrà incollato saldamente all'interno della soundboard, in prossimità del ponte.
EDIT: mi segnalano che dovrebbe trattarsi di un microfono a condensatore. Certo, se Rocket fornisse le specifiche...



Ed ecco i sistemi di ritenzione del cablaggio elettrico: lamine di metallo da incollare e piegare.


Per finire l'immancabile e supercheap custodia in nylon per la batteria da 9V, con adesivo sul retro. Per fortuna la mia Ibanez è già dotata di un portabatteria saldamente incollato all'interno del tacco del manico. Un lavoro in meno. 


Ovviamente prima di mettermi a smontare e montare tutto, devo fare due cose essenziali:
  1. registrare qualche pattern con il Sonitone (mi serviranno per confrontare il suono con il Rocket)
  2. verificare se il contenuto della scatola funziona; sarebbe ben triste montarlo e scoprire che è rotto!
Per il punto 2, molto semplice: collego una batteria fresca da 9 volt, inserisco un cavo nell'endpin jack e collego il cavo all'amplificatore. Se l'aggeggio funziona, il piezo e il microfono emetteranno qualche rumore quando li percuoterò.




Funzionano entrambi. E' una buona notizia.
Come? Con che qualità? Questo lo si saprà solo quando lo avrò montato.

Fine della prima parte.

07 giugno 2016

Jeep Grand Cherokee: riparazione portaoggetti.

Quando si ha un veicolo vecchiotto si deve mettere in conto che qualche pezzo si rompa e che il ricambio sia irreperibile. E' esattamente quello che è successo alla chiusura del cassetto portaoggetti della mia Jeep WG del 2003: la maniglia si è staccata dallo sportello.
Ho smontato il meccanismo di apertura e chiusura dallo sportello che, da integro, si presenta come uno di questi:
Il problema è che il mio si presenta così:




L'analisi

Entrambe le asole dei supporti in cui passa il perno che collega la maniglia al meccanismo di apertura e chiusura (a molla) si sono rotte.

Ed ecco la maniglia staccata.


Qui si vede da cosa è composta la maniglia: un perno più un elemento elastico per il ritorno in posizione.
La parte interna della maniglia in plastica ha due elementi a forma di trapezio rettangolo che azionano il sistema di apertura, costituito da due perni a molla. Quando si tira la maniglia, questa fa rientrare i due perni a molla che liberano lo sportello.



Come detto, il ricambio originale, nuovo o usato, è irrintracciabile in Italia e in Europa. Zero anche presso i demolitori in zona. Cercando su ebay, trovo qualcosa di usato negli USA ma le spese di spedizione e dogana sono elevate.
Quindi l'unica soluzione possibile è riparare.

La riparazione

Per prima cosa con colla Loctite cerco di ripristinare le asole originali incollando i piccoli frammenti di plastica. Questo però non è sufficiente per cui devo ricostruire le asole in qualche modo.
Dopo un'attenta analisi decido di ricostruire le asole creando due piccoli riporti in lamiera sottile che ricavo sagomandoli da scarti di ferramenta (forse erano accessori di una piccola mensola).
La lavorazione non è certo impeccabile ma la forma è quella corretta. Quindi con trapano e punte da metallo di grandezza crescente pratico due fori da 4 mm che costituiscono le asole vere e proprie.


Il passo finale è rifinire le parti: eliminare le sbavature con carta smerigliata, quindi inserirle tra due piastre di acciaio e pressarle dentro la morsa da banco per raddrizzarle il più possibile (durante la foratura si sono un po' piegate).


Posiziono i lamierini nella parte interna dei supporti di plastica in modo da ottenere due asole compatibili con i fori originali. Quando sono sicuro delle posizioni, incollo i lamierini ai supporti danneggiati con colla Loctite.
Ecco fatto: i supporti della maniglia hanno di nuovo due asole robuste.



Con un po' di fatica rimonto la maniglia riposizionando il perno che passa per le due nuove asole rinforzate.

Immagine un po' sfuocata ma lascia vedere l'asola fatta con il lamierino.

Ultimo passo: riposizioni anche l'elemento elastico che fa tornare la maniglia in posizione.




Ora non si deve far altro che rimontare tutto il sistema di apertura e chiusura all'interno dello sportello.

Dedico questo post al mio amico Giulio e al suo papà Enzo che, più di due decenni fa, mi insegnarono i rudimenti di morsa, lima, tenaglia. trapano e manualità.