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12 settembre 2012

Smartphone, anche Amazon rilascia il proprio terminale?


Questi giorni sono caratterizzati da un susseguirsi di rumors, a quanto pare molto attendibili, dell’imminente ingresso di Amazon nell’agguerrito e affollato mercato degli smartphone.
La notizia, per la verità, rimbalzava già da qualche settimana, e non sono mancate analisi particolarmente puntuali e condivisibili: ma ora un articolo pubblicato su The Verge porta a pensare che il lancio possa avvenire a brevissimo.
D’altronde è notizia ormai assodata che Amazon stia intrattenendo da tempo rapporti con il costruttore Foxconn; a questo si aggiunga che Amazon ha già sondato il terreno dei dispositivi smart con due classi (ben distinte): il Kindle, nelle sue varie configurazioni ed evoluzioni, e il Kindle Fire, un tablet basato sul sistema operativo Android anche se pesantemente customizzato.
Sono cliente Amazon da anni, prima sullo store americano (organizzando le spedizioni con qualche collega in trasferta negli USA) e poi su quello italiano, da cui mi rifornisco praticamente per tutto, dai regali di Natale per gli amici agli attrezzi da cucina; usufruisco di molti servizi Amazon, come Cloud Drive. Ritengo quindi di conoscere bene l’azienda e il suo ecosistema.
Credo pertanto che Amazon, che è oggi probabilmente il più grande, fornito ed efficiente marketplace di beni materiali, immateriali e servizi IT, possa trarre alcuni interessanti benefici dal lancio di uno smartphone; ci sono però alcuni punti delicati e meritevoli di attenzione.
Iniziamo con i pro di questa azione commerciale.
1. Innanzitutto, come già accennato, Amazon ha acquisito una discreta esperienza sia con lo sviluppo di dispositivi elettronici connessi (Kinlde) che con i rapporti con i Telco (l’accordo con AT&T per la connettività 3G del Kindle negli Usa). L’esperienza si è allargata con lo sviluppo di Fire, un tablet con schermo a colori e OS Android 4.0. E proprio Fire è indicato come la buona base di partenza per lo sviluppo di uno smartphone.
2. Amazon ha realizzato e consolidato uno dei più potenti, capillari, affidabili e riconosciuti (ma il termine corretto sarebbe trustedcanali di distribuzione di beni materiali e immateriali, con esempi di successo di distribuzione esclusiva (Kindle), tanto efficace quanto potenzialmente pericolosa. Un vantaggio competitivo significativo per la vendita di un nuovo smartphone.
3. Come correttamente suggerito da un articolo pubblicato su Business Week, Amazon non è obbligata a realizzare profitti dalla vendita di uno smartphone col proprio brand; può venderli anche in perdita. Uno smartphone non è il core business aziendale, bensì un canale privilegiato, abilitatore e facilitatore per la distribuzione di contenuti e la vendita di beni (il sistema operativo Android, privo delle legacy tipiche di altri OS, è un ulteriore elemento di facilitazione); per citare Free! di Anderson, Amazon può applicare il modello di business inaugurato cent’anni fa con i rasoi Gillette (o le stampanti a getto di inchiostro), ovvero sussidiare il terminale per realizzare profitti dai contenuti. Si tratta di un secondo vantaggio competitivo rispetto ad altri costruttori i cui profitti dipendono dai volumi di vendita dei terminali.
In sintesi, la scelta di Amazon, corredata dalle giuste partnership (ad esempio Nokia per la fornitura di mappe e servizi di navigazione), può rilevarsi un buon successo, ma è innegabile che l’azienda dovrà fare i conti con alcuni punti aperti. Vediamo quali:
1. Nell’arena degli smartphone combattono, senza esclusione di colpi (recentemente più che altro nelle aule di tribunale…), gladiatori del calibro di Apple, Samsung e (in tono minore, ma con il Lumia si sta rifacendo un nome) Nokia. Nessuno di loro è intenzionato a perdere terreno e cedere i propri affezionati clienti all’ultimo arrivato; anzi il loro obiettivo è di fare piazza pulita, e molti obiettivi sono stati raggiunti, dei nomi consolidati della industry.
2. Se da un lato Amazon ha siglato un buon successo con Kindle, non possiamo dare per scontato che l’esperienza acquisita, pur importante, si possa applicare tout court allo sviluppo e alla produzione di un dispositivo complesso come uno smartphone. È sufficiente pensare agli errori progettuali e strategici, anche macroscopici, commessi in passato dai grandi costruttori: solo per citarne due, i problemi elettromagnetici dell’iPhone 4 o il non corretto posizionamento dei terminali Nokia con OS Symbian, a lungo sospesi tra il segmento feature phone e quello smartphone.
3. Quando si tratta di acquisti on line di libri, musica, elettronica di consumo, orologi, abbigliamento e gadget in genere, Amazon è il brand più riconosciuto e affidabile (trusted): non ha concorrenti in termini di rapidità ed economicità della spedizione, gestione del magazzino e dei resi, presentazione e recensione dei prodotti. Ma quando si parla di smartphone, il discorso è diverso: il consumatoretech savvy riconosce Apple, Samsung, Nokia, LG Mobile, RIM… ma quali sentimenti e aggettivi assocerà al marchio Amazon?
Un terreno non facile, insomma, ma anche una sfida che, se accolta con la giusta strategia, può portare a risultati interessanti non solo per i soggetti coinvolti direttamente: si tratterebbe di un modello innovativo di distribuzione, un ecosistema completo e complesso il cui driver principale è il più forte marketplace on line del mondo.
Non resta che attendere la comunicazione ufficiale alla stampa: nuovi rumors non mancheranno.

Originariamente pubblicato su Voices.

01 giugno 2012

Highlight ti rende più popolare su Facebook.

E' sempre difficile scrivere qualcosa sulle potenzialità di Facebook -- un social network il cui numero di utenti registrati potrebbe essere la popolazione di un continente -- senza il rischio di cadere nell'ovvio, nel superfluo e nel "già letto, già visto". Allora vorrei partire da una semplice considerazione, da un'esperienza personale e da una notizia. Partiamo dalla considerazione. Un fattore che influenza fortemente le scelte e la propensione all'acquisto di un individuo è la trustability (difficilmente traducibile in una sfumatura tra l'affidabilità e la fiducia) della sua rete sociale: amici, conoscenti, amici di amici. E' probabile che se una o più persone che appartengono ad una cerchia (ristretta o allargata) supportano con parole, fatti o esperienze dirette la qualità di un bene o di un servizio, la propensione all'acquisto degli appartenenti alla cerchia ne sia influenzata (positivamente o negativamente). Detto in altre parole: se un utente (un individuo, un'azienda o un brand) fa parte della mia rete sociale significa che gli ho accordato un po' della mia fiducia e che valuto le sue opinioni. Per questo è noto il crescente utilizzo dei social network come strumenti di advertising indiretto che è tanto più efficace quanto maggiore sono il numero degli appartenenti ad una cerchia (ovvero il numero di coloro i quali leggono le notizie e gli aggiornamenti) e l'interesse per un particolare segmento commerciale o categoria di prodotti e servizi (se sono appassionato si sport invernali è altamente probabile che abbia tra i miei contatti altri appassionati di sci e che segua gli aggiornamenti dei profili social di stazioni sciistiche o di brand di attrezzatura specifica). Si potrebbe obiettare, citando una recente ricerca, che i nostri post su Facebook sono letti solo da un numero ristretto (tra il 12 e il 16% per essere precisi) dei nostri contatti.

Adesso veniamo all'esperienza personale, molto recente, che mi serve a supporto di questa considerazione. Qualche giorno fa ho venduto una mountain bike usata. Non sarebbe un fatto così inusuale se non fosse per le modalità con cui è avvenuta la vendita. Dapprima avevo provato con i canali tradizionali: i vari annunci su portali generalisti come Subito e ebay, e su forum specializzati. La debolezza dei primi sta nella dispersione e nella scarsa specializzazione: chi ti contatta spesso non ha le idee chiare oppure, forte dell'anonimato, propone transazioni non cristalline; e infatti è stato un buco nell'acqua. La debolezza dei secondi sta nella sproporzione tra offerta e domanda, per cui gli acquirenti hanno un (eccessivo) potere negoziale a scapito del prezzo finale. Stufo del tempo perso, ho pubblicato l'inserzione, le foto e la descrizione sul mio profilo Facebook che uso prevalentemente per tenermi in contatto con amici e conoscenti ammalati più o meno gravi di mountain bike. Ho subito ricevuto un commento da un amico che ha condiviso il mio post con un suo amico, indicandomi come persona affidabile e disponibile (e quindi trusted), il quale era alla ricerca di una bici simile. Nel frattempo c'è stato qualche commento positivo di chi aveva già visto o provato la mia bici. Due giorni dopo salutavo con la mano  la sagoma della mia ex mountain bike che si allontanava dentro al furgone del soddisfatto acquirente.
E' un circolo virtuoso. Se mi fido di te, mi fido dei prodotti che vendi. Vale per le piccole transazioni tra privati, ma soprattutto vale come promozione per i commercianti professionisti e i brand. Rimane però il già menzionato problema dello scarso audience reach che l'utente medio ha su Faceboook: come si scriveva poche righe sopra, solo il 12% dei contatti di un utente legge notizie, cambiamenti di status, aggiornamenti, la cui popolarità è determinata da EdgeRank, un algoritmo che è spiegato bene in un post su InsideFacebook:
Facebook, therefore, assigns a value to every possible story that could end up in the feed. This value is based on affinity, weight and time. Affinity is the relationship between the user and the page or friend that created an item. Weight is affected by the type of story, for instance, whether it is a photo upload or a comment on another person’s status. Facebook tends to value rich media content and often when it introduces something new like Questions, it temporarily weights activity from that feature higher. The third factor affecting EdgeRank is how recently an action was taken.
In rete si trovano anche molti consigli su come incrementare la popolarità dei propri feed. Ma per quanto la notizia che pubblichiamo sia interessante, commentata, condivisa, prima o poi la sua popolarità è destinata a decrescere e quindi scendere nella lista degli aggiornamenti ricevuti dai nostri amici. Ed ecco che arriviamo alla notizia: Facebook, solitamente poco incline a chiedere denaro ai propri utenti (Facebook è gratis e lo sarà sempre, dice la homepage), sta effettuando un trial limitato di Highlight, una funzionalità che consente agli utenti, dietro il pagamento di una fee, di mettere in evidenza i propri post "importanti". Il claim della funzionalità è programmatico: "accertati che i tuoi amici lo vedano". Il trial sarebbe attualmente in corso in zone ristrette (Nuova Zelanda) e il costo è di 2$ per ogni highlight di post, pagabili con PayPal e carta di credito. Tuttavia, il pricing è ancora in fase di studio (potrebbero essere offerti diversi profili) e non sono del tutto noti i meccanismi che consentono di mettere in evidenza un post (ad esempio la durata in giorni in top position). La dichiarazione ufficiale di Facebook al riguardo è laconica:
We’re constantly testing new features across the site. This particular test is simply to gauge people’s interest in this method of sharing with their friends.
Di questa idea, tutto si può dire fuorché sia nuova: l'highlight degli annunci è vecchio quanto gli annunci stessi (pubblicare un'inserzione su Secondamano o LeCose era gratuito, ma si pagava per apparire ad inizio pagina o stampare la foto o il riquadro o qualsiasi cosa attirasse l'attenzione dei lettori). Quello che è nuovo è il contesto perché gli strumenti di promozione pubblicitaria su Facebook fanno parte di un programma specifico per aziende: con Highlight, teoricamente, tutti gli utenti possono guadagnare popolarità (ma chi ne guadagna, alla fine, è Facebook) in maniera trasparente. Come ricorda TechCrunch, i post highlighted:
...are not colored differently to make them stand out. And to be clear, this is not like Twitter’s Promoted Tweets which is designed for businesses. Facebook Highlight is for the end-user.
Non mancano, tra blogger e siti di tecnologia, le critiche verso questo strumento. Perché Facebook, a differenza di Twitter, social network fortemente asimmetrico (diviso com'è tra followed e follower), è ancora uno strumento abbastanza equilibrato e simmetrico, dove la popolarità degli utenti e delle notizie pubblicate oggi dipende, in fondo, dal tempo che investono a stringere amicizie, scrivere aggiornamenti, pubblicare foto, condividere link, commentare post, tosare pecore su FarmVille e rispondere a sondaggi; c'è chi teme che, da domani, questa popolarità dipenderà invece da quanto è grande il portafoglio. Chi su Facebook ha moltissimi contatti (ed è il caso dei più giovani), ma non riesce a catalizzare la loro attenzione in una dinamica followed/followers, potrebbe forzare la mano acquistando visibilità. Torniamo all'esempio della vendita. Con Highlight, di fronte ad una modica spesa, avrei potuto aumentare la persistenza della visibilità del post al top delle notifiche, riuscendo a superare la già citata soglia di reach che si attesterebbe al 12% dei miei contatti, incrementando la probabilità di successo del mio annuncio, anche di fronte ad uno scarso interesse del mio post. Facebook non è pensato per prendere il posto di Craiglist, ma le potenzialità commerciali e promozionali di questo strumento, soprattutto se adottato da individui e microbrand, possono essere molto importanti, e percepite con più favore da quegli utenti che gradiscono poco le notifiche degli inviti ad eventi o altre forme di pubblicità. Il rischio, se di rischi si può parlare, potrebbe essere uno spostamento paradigmatico verso una rete un po' meno simmetrica. Lungi dal porre questioni gravi sul tema "Facebook e la democrazia", la funzionalità Highlight ci spinge ad interrogarci sugli scenari evolutivi del social network che potrebbe transire da piattaforma per l'erogazione di migliaia di microapplicazioni (tra gratuite e redditizie) a piattaforma per l'acquisto diretto di servizi; e se accanto alle funzionalità a pagamento si facesse strada un modello di business complementare basato su account Premium? L'idea non è così infondata: da anni Reddit, il popolarissimo news aggregator americano, offre il profilo Gold che per la cifra di 3,99$ al mese (ouch!) permette , tra l'altro, di nascondere i contenuti pubblicitari, personalizzare la vista della home page ed essere identificato come utente Gold mediante un'icona (come in Flickr Pro). Possiamo ipotizzare che Facebook baratterà l'oscuramento dei messaggi pubblicitari inviati agli utenti sulla base di un efficace data mining con una piccola fee? Difficile. Più realistico ipotizzare che funzionalità Highlight possa aggiungersi alla ricca schiera di acquisti di beni virtuali (credits) che contribuiscono in maniera crescente alle revenue del social network.

Originariamente pubblicato su Voices.