18 aprile 2005

La febbre che è in noi.



Per me, quasi trentenne perennemente alle prese con dilemmi, decisioni, speranze e realtà, ogni uscita di Fabio Volo (che parla in radio, scrive, recita, canta, e tutto molto bene) ha un sapore un po' oracolare, perché vi ritrovo le stesse paure e le stesse speranze che vivo quando mi interrogo, orologio alla mano, sul cosa voglio fare da grande, sulle mie aspetattive, sulle mie speranze.

Il suo nuovo film, La febbre, sembra completare la trilogia ideale di Casomai e di È una vita che ti aspetto: è un film ben fatto, con pochissime cadute di stile, fa ridere, pensare e su qualche scena memorabile (il pugno del fratello) rischia di strappare una lacrima sincera.

Al geometra Mario Bettini, uno che visto da fuori sembra avere già tutto, manca qualcosa: creare qualcosa che sia tutto suo. E qui nascono i primi dubbi: cercare la quiete di una vita tranquilla e del posto fisso o vivere rincorrendo il proprio sogno, anche a costo di qualche sacrificio e incomprensione?

Schiacciato dalle figure della madre protettiva e del padre defunto (commovente l'incontro nell'aldilà, con atmosfere da Le stelle fredde di Piovene), Mario va per la propria strada, rischiando di perdere parenti e amici che non condividono la sua scelta. È questa la febbre che agita Mario: mettercela tutta per vedere realizzate le proprie speranze. Ma alla fine (il lieto fine), avrà accanto gli amici veri, la donna che ama, il lavoro che vuole.

Non è all'altezza la divagazione morale sul mobbing e il pubblico impiego, ma alza il tono Arnoldo Foà che impersona l'anziano Presidente della Repubblica e sprona Mario a perseverare nel rincorrere un sogno.

Poetico, delicato, solo raramente insincero: La febbre mi ha convinto non solo nelle intenzioni ma anche nei risultati: per qualche istante mi ha fatto sognare ad occhi aperti.

Oggi è lunedì, un giorno illuminato dai neon prima che dal sole.

12 commenti:

Anonimo ha detto...

All'orizzonte
una luce
accende il giorno

Anonimo ha detto...

Conoscendoti un pò(!)sono certa che ti ci sei molto ritrovato.

Anonimo ha detto...

Spinto dalla tua rece, e dalla conoscenza del regista D'Alatri del quale non dimentico il lontano "Americano Rosso", e pur temendo l'ennesimo film carino di coccolamento generazionale, l'ho visto ieri sera. D'Alatri non smentisce la sua vena "altra" rispetto allo scorrere dell'eternamente "giovane" cinema italiano. La storia di Mario è ben condotta, con bei momenti "felliniani", credibile e profondamente "nazionale". l'attore Volo, che non conoscevo, regala a Mario modi teneri e decisi che lo rendono irrestibile persino per una improbabilissima bella cubista fetish calabrese, romantica, intelligente e amante dei cani. Linda è l'unica vera metafora del film, se non per coloro che, per innamorarsi e farsi venire la febbre, aspettano di vedere all'esterno dei corpi quello che li anima dentro ;-)) Il Presidente Foa, ex partigiano, mi è sembrato un pò troppo "cauto" e non così incoraggiante. In ultimo: il mobbing è descritto per com'è: le colpe sono nelle persone, non nelle strutture, che possono sì favorire l'invidia e la stronzaggine, ma non imporla per regolamento.

Anonimo ha detto...

Pippo, borful,
leggo ora la dovizia di particolari con i quali ci avete raccontato questo film, grazie!

...poichè però a questo punto non c'è più motivo per andarlo a vedere, segnalo agl'altri lettori The Jacket aggiungendo solo: da vedere!

Giuseppe ha detto...

grazie, caro borful, per aver migliorato (e di molto) i miei pensieri liberi su "la febbre". chi si imbatterà in questa recensione avrà finalmente un parere competente!

Anonimo ha detto...

da cinico a sognatore? troppo lontano dalla realtà! andrò a vedere il film però

Giuseppe ha detto...

chi ha detto che un cinico non può sognare?
l'unica differenza è che il cinico si sveglia prima degli altri...

Anonimo ha detto...

bha...a me i film e i libri che hanno come personaggio il classico trentenne che superata la boa dei ventanni entra in crisi perchè guardandosi alle spalle si rende conto di non aver investito in ciò che davvero conta, ovvero il proprio benessere interiore e gli affetti in favore di una carriera che gli ha fatto guadagnare denaro che non sente utile, mi provoca un immenso sbadiglio...per la serie, hai voluto la bicicletta? e adesso pedala! nessuno è obbligato a seguire una società sempre più votata all'apparire a discapito dell'essere, ognuno fa le proprie scelte ma certi pentimenti proprio non li concepisco...
e per quanto riguarda i cinici, loro non dormono mai, sono i più svegli tra gli svegli, per questo cadono nelle braccia del cinismo..a loro la scelta (sempre quella!) di restarci o venirne fuori...

Giuseppe ha detto...

caspita, certo che hai dato una bella mazzata a un trentenne in crisi spesso accusato di essere cinico!!

Anonimo ha detto...

spero sia stata una mazzata positiva :)
è questione di priorità...anni fa mi sono trovata nella situazione di scegliere come indirizzare la mia vita affinchè simili crisi non dovessero mai sfiorarmi...ci ho rimesso di certo un sacco di quattrini, ma non cambierei mai l'agiatezza materiale con il mio benessere interiore...mai e poi mai...con il mio mestiere vedo tante persone in crisi perchè arrivate al punto da sentirsi soffocati dai loro stessi successi..perchè ciò che davvero ci resta, alla fine, non è ciò che ci circonda ma noi stessi, e se non ce lo curiamo in tempo ecco le crisi, le insoddisfazioni...
occhio, però...non mi prendere per la fissata new age che vive di sola spiritualità, io sono spirito e materia e non mi nego niente di entrambe, ma so quale giusto peso dare alla seconda ;)

Giuseppe ha detto...

ciao vellutonero
attendo sempre i tuoi commenti perché sono ben argomentati e ragionati. c'è del vero in quel che dici: anch'io spendo metà della mia vita a rincorrere illusioni che si trasformano in nevrosi e non mi rendono felice.
la domanda non è tanto "perché?" quanto "come ne esco fuori?"

Anonimo ha detto...

"come ne esco fuori?"

fermati, prendi un bel respiro, e lascia uscire mooolto lentamente il fiato...se necessario ripeti finchè non sentirai il battito del tuo cuore che si è regolarizzato...adesso dai un'occhiata usando il giusto distacco a tutto ciò che ti circonda...butta ciò ti rende nervoso, le illusioni che sai di non poter proprio rendere realtà, e concentrati invece su ciò che ti fa star bene...dedicagli più tempo, fosse questo un hobby, gli amici più cari, gettati nell'impresa di cambiare rotta...
sarà facile farlo? no, non ti racconto bugie, non lo sarà...perchè ti porterà a confrontarti con ciò che di te stesso avresti voluto modificare già da tempo e che invece hai nascosto sotto pile di impegni/frequentazioni che tutto ti danno tranne un sorriso a fine giornata...
però pensa a cosa rischi d'andare incontro...alla possibilità di tirare fuori il tuo lato più vero, a guardarti al mattino sorridendo della tua espressione stroppiciata con la capacità di sorridere anche davanti alle catastrofi, perchè ormai sai cosa davvero conta per te...il resto è spazzatura...
e suggerimento: io qualche massaggio (non solo shiatsu) me lo regalerei...non solo nei momenti in cui sei vicino alla rottamazione fisica, ma per riappropiarti del tuo corpo, credimi che una volta che ti senti padrone dell'insieme di ciò che sei, ti viene ancora più voglia di prenderti cura di te stesso ;)