28 gennaio 2005

Relitto sarà lei!




Okay, okay. Forse Usenet non sarà l'ultima moda dei servizi Internet. Forse è vero che i blog, le chat e gli instant messenger (questi ormai integrati nei sistemi operativi) sono di gran lunga più utilizzati.

Però non fa piacere leggere notizia secondo la quale AOL ha deciso di non offrire più ai propri utenti l'accesso ai gruppi di discussione. Per inciso, milioni di utenti, molti dei quali pionieri della rete, cui si devono la stragrande maggiornaza degli articoli che oggi possiamo trovare sui newsgroup più disparati.

No, non fa piacere. Usenet potrà anche non generare profitto e rappresentare un costo, ma non può essere considerata una moda alla stregua delle animazioni in Flash (vedi l'antidoto skipintro) o della conta dei morti tra le dotcom.

E' informazione spontanea, è creazione di contenuti, discussione, scambio. Tutto a disposizione degli altri.

Speriamo che almeno in questa occasione non si verifichi una corsa all'emulazione del gigante americano.

Sarebbe ben triste che fra qualche anno qualcuno ci chiedesse: che cos'era Usenet?


27 gennaio 2005

La macchina che mancava.




Il ricercatore israeliano Yoram Vardi del Rambam Hospitalad Haifa ha messo a punto una macchina in grado di misurare il livello di libido delle persone.

L'esperimento è stato effettuato su un campione di 30 persone (maschi e femmine) sessualmente sane, impegnate nella visione di alcuni filmati.

Il test, scrive Repubblica, ha dimostrato che erano i film a contenuto erotico a determinare le variazioni più consistenti delle onde P300. Ovvero: più lo spettacolo era eccitante, più le loro onde P300 ne erano state modificate. Come dire: è il sesso la principale causa di distrazione nel nostro pensiero.

Che gaia scienza. Ci voleva una macchina per scoprirlo.


26 gennaio 2005

Addio, mio pesciolino!



Genova. La Stampa di oggi e i TG di ieri riportano una notizia che chiude un'era: i pesciolini rossi non potranno essere più un premio in palio agli stand del Luna Park di Genova. Trattandosi di un animale, non può essere ceduto come premio in quanto lo si ridurrebbe ad oggetto. Plausi al legislatore. Vediamo perché.

Nelle vacanze di Natale, il giro al Luna Park era la tappa obbligata per bambini e infreddoliti genitori.

Per chi, dotato di grandi abilità, riusciva a centrare il barattolo con una pallina da ping-pong o infilare un anello di plastica intorno a qualche oggetto, il premio più ambìto era lui: l'occhiuto, spaurito, squamoso pesciolino rosso, ceduto in un sacchettino di plastica trasparente chiuso con un nodo.

I giostrai dimostrarono ben presto di conoscere il marketing e, nel consegnare l'animaletto nelle mani del bimbo, proponevano ai genitori l'acquisto di un piccolo acquario con tanto di palmette di palstica e anfora romana sul fondo nonché del mangime in scaglie. Ovviamente il prezzo era fuori mercato ma, si sa, in quei momenti è facile abboccare.

Il pesce godeva nei primi giorni di asfissianti attenzioni da parte del neoproprietario, che tentava di alimentarlo una dozzina di volte al dì, con seri rischi per la salute del minuto vertebrato.

Nei giorni seguenti, si poteva osservare l'euforia svanire all'aumentare della sporcizia nella vasca e al diminuire delle dimensioni del pesce, cui spesso si negavano gli alimenti.

Gli esemplari tenuti nelle tipiche bocce, a furia di giarare in tondo e nella stessa direzione, lamentavano ben presto problemi all'apparato scheletrico il cui raggio di curvatura era destinato ad aumentare. Da qui, i famosi pesci arco altrimenti detti unidirezionali.

Se il pesce riusciva a sopravvivere fino alle vacanze estive, si poneva il problema del trasporto nel luogo di villeggiatura o della sua sopravvivenza nella casa di città, in base a presunte capacità di autosufficienza e procacciamento del cibo, quantomeno improbabili in 3 litri d'acqua clorata.

E così, ogni anno, si ripeteva un rito antichissimo e un crudele: la mattina della partenza, alle prime luci dell'alba, con la 128 già carica di valigie, uno dei genitori doveva assolvere al delicato compito di spiegare al figlioletto dove era finito il pesciolino.

"Tesoro, è tornato in mare, dai suoi amici. Non poteva venire con noi a Frabosa".

Il dolore per la perdita del piccolo amico durava il tempo di due lacrimucce, e poi tutti si partiva per le vacanze.

Tornato in mare. Già.

Quanti anni ci sono voluti per capire come aveva fatto a tornarci.


25 gennaio 2005

Il futuro che ci attende?



Ho trovato un interessante filmato che ripercorre l'evoluzione del web dalla sua creazione ai giorni nostri e ipotizza uno scenario futuro (fino al 2014), mostrando un'integrazione del web sia nel mondo delle notizie e dei contenuti sia nella nostra sfera privata di cittadini, utenti e consumatori.

Straordinarie le profezie su Google e sul suo ruolo di accentratore di risorse. Al di là di qualche tono apocalittico, la realtà potrebbe essere molto vicina.

Durata 8', lingua inglese. Da brividi.

20 gennaio 2005

Fotografare la notte.




Siccome andare al cinema o in birreria è troppo banale, le notti bianche le si possono occupare camminando per la città, la Nikon a tracolla, l'esposimetro tedesco e il treppiede in mano. (E' lecito: improbabile incontrare il presidente).

La notte si offre volentieri: perché la città sta ferma, infreddolita, le auto sono parcheggiate o corrono via veloci, le persone poche -- quasi invisibili. L'occhio si riposa in cerca di una forma anziché muoversi frenetico nel caos.

Un freddo cane. Non c'è modo si scaldare le mani e il volto. Si sta, trafitti, di fronte al mirino, come in trincea. Una tazza di tè caldo è un miraggio.

La città è ferita: guardare nei cantieri aperti che mostrano le interiora della metropoli è uno spettacolo incruento e affascinante di tubi, strutture, lamiere e cemento.

Dietro al Palazzo di Giustizia, immancabile il controllino serale della Benemerita, insospettita dai nostri movimenti.
"Signori, cosa state fotografando?", dice l'appuntato scelto.
"Niente di speciale. Solo la mia mano sul cofano di questa Renault coperta di neve. Posa B da 1 minuto, se l'arto risponde ancora, le favorisco i documenti", dice il mio compagno.
"Troppo tonti per essere pericolosi", pensa l'appuntato scelto.

Difficile dargli torto. Una tazza di tè caldo, presto.



Foto di Delio Trapani, Torino, gennaio 2005.


Uno alla volta.




Seconda giornata di targhe alterne. Oggi tocca alle pari. Io ho una dispari.

Il giovedì ecologico. Risolveremo il problema del riscaldamento della Terra, il processo di desertificazione, e forse la fame nel mondo.

Siccome il divieto inizia alle 8.30 e finisce dieci ore dopo, tutti ci mettiamo in macchina prima e lasciamo il lavoro un po' più tardi. Infatti all'alba l'autostrada era già intasata.

Però tutti con la coscienza a posto, il sottoscritto in prima fila. Una coscienza a targhe alterne. Mi sono sentito molto ecologista anticipando il mio contributo all'inquinamento. Ho pure rinunciato a mezz'ora di sonno. Un eroe da decorare.

Quanto può durare ancora tutto ciò?

19 gennaio 2005

Neve d'inverno.




Ieri sera, con lentezza, è scesa un po' di neve sulla città.

Uno strato bianco tenue, leggero, apparentemente indifeso. Di lì a poco, ferito da impronte insicure e tracce di pneumatici.

Sopravvissuta alla notte, verso mattina aveva un colore sporco, colpevole. Un velo strappato incapace di nascondere la miseria della strada, dei marciapiedi, delle auto in sosta.

Mi ha ricordato Neve di primavera di Yukio Mishima. Tutto qui.


18 gennaio 2005

Zapping.




È notte fonda e non riesco a dormire.
Passo dal letto al divano. Credendo di trovare chissà cosa.

Zapping distratto tra Buffy e una televendita. Imparo che i vampiri devono essere cacciati e uccisi ad ogni costo, forse a colpi di idropulitrice. Annebbiato, vigile, esausto: e, confuso, mi rassegno ad un pellegrinaggio di immagini.

Off. Spento. Ronzio di frigorifero, gorgoglìo di tubature.
Ho quasi paura di tornare a letto.

Il mio prossimo zapping sarà tra i miei incubi ricorrenti: televendite di paure, ingialliti documentari di dubbi, repliche di incertezze.


14 gennaio 2005

Give up smokin'?




Della legge antifumo si è già detto tutto il possibile, il probabile, l'improbabile, l'inutile e il superfluo.

Abbiamo visto Ferrara difendere il vizio a spada tratta e decine di cittadini, che per anni hanno silenziosamente subito il fumo altrui, vestire i panni di novelli Torquemada e gridare "A morte! A morte!"

Una notizia è però passata inosservata.

In un solo luogo, che non è pubblico né aperto al pubblico ma comunque luogo di lavoro, la legge non sarà applicata e sarà possibile fumare.

Quale? Il carcere.

Curioso, no?


PS: l'immagine di Sharon Stone (Basic Instinct, 1992) serve solo per aumentare il ranking della pagina.


12 gennaio 2005

Dieci buoni motivi per vivere solo.



Come previsto, nel giro di qualche ora la maggior parte dei buoni propositi per il 2005 sono stati ampiamenti disattesi. Che giuda!

E allora, seguendo il detto Di necessità virtù, provo a trasformare tutti i miei tic, vizi e nevrosi moralmente deprecabili del vivere una vita randagia in un lifestyle socialmente accettato e blandamente intrigante.
  1. Dopo la doccia, puoi sederti sul divano senza mutande a bere un bicchiere di Coca-Cola
  2. Puoi scrivere sul campanello Dr. Kurt D. Cobain, Psichiatra o il nome di qualche p o r n o star
  3. La lista della spesa può essere il retro di una busta usata con su scritto IL FRIGO E' FOTTUTAMENTE VUOTO
  4. Non è un problema fare colazione se c'è l'oliera sul tavolo
  5. Non è un problema cenare se c'è la caffettiera sul tavolo
  6. Invece di cambiare le lenzuola puoi cambiare letto
  7. Nessun vicino cercherà di controllare se davvero sei un agente dei servizi segreti, come hai confidato una volta in ascensore
  8. Puoi rispondere al telefono L'utente da lei desiderato non è al momento raggiungibile se alla TV c'è Scrubs
  9. Puoi fotografare la tua scarpiera
  10. Le decorazioni di Natale sono solo un brutto ricordo, e niente di più.