04 novembre 2012

Lo strano caso della palestra Sport Village, Torino.

Forse avrei dovuto insospettirmi maggiormente quando, alla mia richiesta del perché  l'acqua della doccia fosse fredda, un pomeriggio dello scorso luglio mi sono sentito rispondere, con candore: "E' fredda perché  abbiamo portato via le caldaie", come se tutti, prima o poi, nella propria vita, dovessero almeno una volta portare via una caldaia da un luogo dotato di spogliatoi e docce.

Ma partiamo dall'inizio, altrimenti chi legge non capisce nulla.
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La palestra Sport Village l'avevo scelta per allenarmi nel gennaio 2010, rientrato a Torino dopo 18 mesi vissuti a Venezia, per due motivi semplici: luogo (sulla strada tra ufficio e casa) e possibilità di parcheggio. Intendiamoci, c'era qualcosa di più. Era (adesso vediamo perché  uso il passato) una struttura discretamente attrezzata, molto spaziosa, recente (il che significa, in genere, meno muffa sulle pareti degli spogliatoi) e maschia. Si', maschia: una sala pesi che trasuda testosterone, pile di Muscle&Fitness vecchi di quindici anni e gente piuttosto ipertrofica: insomma, non un health club da fighetti, ma il posto giusto se hai voglia di allenarti senza perderti in chiacchiere.

Ed era un posto giusto. Tant'è  che per 3 anni ho rinnovato l'abbonamento annuale: 2010, 2011 e tutto il 2012, con scadenza, se ben ricordo, a gennaio 2013.

Ora, non voglio dire di essere un cliente fondamentale e nemmeno, con i miei 65 kg di peso, un testimonial efficace dell'immagine di Sport Village in giro per il mondo; ma un cliente si', pagante e per giunta in anticipo.
Per un paio di anni, anzi diciamo due e mezzo, le cose sono andate bene, anche se talvolta si verificavano cambiamenti. Negli attrezzi, ad esempio: apparivano e sparivano o venivano spostati, ma alla fine quelli che servivano c'erano, e quindi non ho mai fatto domande in giro. Anche negli allenatori, negli allenati e nel personale di segreteria e del bar; ma, lo ripeto, sono di poche parole e che il caffè lo facesse Tizio o Caio a me cambiava poco perché un caffè, al bar della palestra, io non l'ho mai bevuto.

Guai grossi non ne sono mai accaduti o, meglio, uno si', un fattaccio da nera, ma io non c'ero e nessuno me lo ha raccontato. L'ho letto in rete, due anni dopo, e mi e' pure dispiaciuto per lo spavento che si devono essere presi.

L'estate passata, parlo del 2012 ovviamente, nello spogliatoio e' apparso un foglio A4 con scritto CI SCUSIAMO PER I DISAGI CHE POTREBBERO VERIFICARSI NEI PROSSIMI GIORNI PER TRASFERIMENTO ATTIVITÀ , frase a dire il vero piuttosto generica, sia in termini di ambito (che tipo di disagi?) che temporali (prossimi giorni quanti?) e causali (cosa significa trasferire un'attività?), ma oltre a questo sintetico quanto collettivo appello alla pazienza degli iscritti, non sono stato coinvolto in alcun tipo di comunicazione specifica, ne' a voce ne' per iscritto. Sintetizzo: se qualcosa stava per succedere, a me non l'ha detto nessuno.

Allora ho chiesto. Che cosa sarebbe successo, l'ho chiesto ad un trainer maturo (tanto da meritarsi l'appellativo di maestro, titolo che gli riconosco) che mi ha risposto: "La palestra si sposta". Mi ha detto anche altre cose, ma qui non le scrivo perché, come dicevo poc'anzi, io sono uno di poche parole.
La palestra si sposta. Ecco qual era il recondito significato dell'espressione "trasferimento attività". Pero', di questo spostamento, a me nessuno ha informato ne' mi ha chiesto se ero d'accordo o se mi arrecasse disagio. Nada de nada. Alla faccia della customer relationship. Ma come, io ti pago in anticipo per l'erogazione di un servizio in un luogo da me scelto e tu nemmeno ti prendi la briga di controllare che sappia che alzi i tacchi e te ne vai da un'altra parte? Ti pare gentile e corretto?

Dalle chiacchiere sulle panche dello spogliatoio ho poi scoperto di non essere l'unico ad aver appreso fortuitamente di questo trasferimento ne' di averlo apprezzato ben poco. E qui veniamo alla mia seconda ed ultima doccia fredda presso lo Sport Village: stavolta in senso letterale poiché, come accennato all'inizio, le caldaie avevano preso il volo.

In capo a poche settimane di mia assenza (sia per i disagi evidenti che per le ferie), della palestra rimanevano l'insegna e un portone sbarrato. A conti fatti, avevo perso 5 mesi di iscrizione pagata. Telefoni staccati. Nessuno a cui chiedere spiegazioni. Pure la pagina Facebook, su cui ricordo di aver cliccato Mi piace, era sparita dal social network.

Ma un pomeriggio di agosto ho incontrato, proprio nei pressi del fu Sport Village, la titolare o, per lo meno, colei che credo gestisse la società (come detto, non vado in giro a chiedere visure camerali); due chiacchiere al volo, per manifestare garbatamente il mio disappunto e sconcerto, ricevere una imbarazzata giustificazione ("Ma come? Le ragazze non ti hanno detto nulla?" -- ma quali ragazze, mi chiedo io) e una formale rassicurazione: "lo Sport Village si sta trasferendo in un altro locale, presso il Palazzo della Moda, e sara' riaperto non prima di fine settembre, ma stai tranquillo, ti contatteremo per email o per telefono e potrai recuperare i mesi di abbonamento".

Il Palazzo della Moda e' un condominio adiacente al Novotel di Corso Giulio Cesare, quindi non lontano dalla precedente sede e, per me, non disagevole ne' scomodo dal punto di vista logistico. Una buona notizia, no?

No. Perché  da quel giorno sono passato due volte nella ipotetica nuova sede, e in giro non c'era l'ombra di un manubrio o di un asciugamano sudato. Ma c'erano baristi e portieri. Se volete informazioni, i baristi e i portieri sono le risorse più  preziose a cui potete rivolgervi: primo, stanno li' tutto il giorno con gli occhi aperti; secondo, ascoltano un sacco di discorsi, quindi state tranquilli che se c'e' una novità  nell'aria, loro sono i primi ad annusarla.

Ai primi di ottobre, la mia prima visita; il bar sta chiudendo, e una ragazza graziosa a cui chiedo se sa nulla di una palestra, mi risponde sorridendo divertita, come a dire: campa cavallo.

Non metto briglie al mio ottimismo e torno a fine ottobre. Questa volta chiedo in portineria, ma l'antifona non cambia: stesso sorriso, nessuna palestra. Anche altre informazioni, che qui non scrivo perché,  come noto, sono di poche parole. Una cosa pero' la posso condividere: pare che la palestra risorgerà si', ma in un'altra zona ancora, nota come Cebrosa. Ottimo, sulla strada per casa; una buona notizia, allora?

No. Perché al succitato complesso produttivo di palestra hanno sentito parlare ma nel senso che non si farà, fine della faccenda. E anche qui, nella risposta, un malcelato sorriso sardonico.

Fine, quindi. Cosi' pare. E già. Un'attività chiude senza avvisare i clienti (soci) paganti, e buonanotte.
In questa faccenda, io ho una colpa, che e' quella di essere di poche parole: difatti in oltre due anni di frequentazione non ho scambiato molte chiacchiere, ne' tanto meno email e numeri di telefono, con gli altri soci iscritti, per cui non ho potuto ne' posso contattare nessuno per avere aggiornamenti.

Cosa rimane alla fine di questa storia? Facciamo una breve lista:
1. una perdita economica per i mesi di servizio non fruito, non una fortuna, ma occhio e croce stimabili sui 120-130 euro
2. la percezione di essere stato considerato molto poco, come cliente e come persona
3. una forte disistima nei confronti del personale operativo e amministrativo
4. last but not least, LA domanda: perché  tutti coloro a cui ho chiesto dello Sport Village mi hanno risposto con un sorrisetto?

Ecco, questa e' proprio la fine della storia. Adesso devo cercare un altro posto in cui allenare i miei striminziti 65 kg e in cui portare un po' di soldi. Sperando di essere trattato un po' meglio , come cliente e come persona. Sperando che, all'improvviso, non spariscano ne' le caldaie ne' le persone.

1 commento:

Anonimo ha detto...

ciao,
la palestra riapre in strada cebrosa (palazzo ativa) verso settembre, per ora ci sono solo striscioni al secondo piano che la indicano.
prova a passare in autunno, magari recuperi i mesi persi!
ciao
salva