Nella mail di saluti, ha allegato una decina di immagini del Salone. Ne è venuto fuori quasi un reportage di guerra.
Philip Starck, Gun
Giò Ponti, 969
Quello del design è un mondo all'apparenza patinato e con pochi riferimenti al sociale. La sua contemporaneità è stile e tendenza, non politica o economia.
Eppure qualcosa sembra essersi rotto. Queste due piccole foto, che non pretendono di rendere la completezza del Salone, forse vogliono dirci qualcosa.
Ma che cosa?
Vogliono dirci che l'universo scintillante delle "cose belle" e il mondo reale (che tanto bello e scintillante non è) hanno smesso di viaggiare su binari paralleli?
Vogliono dirci che i designer, i creatori delle cose di gusto che fanno la differenza nel budget di una lista di nozze, si sono svegliati da un torpore estetico (prima che estatico) e si sono resi conto che da qualche anno esisteun conflitto armato tra alcuni Paesi Occidentali e Orientali, conflitto che non si è risolto appendendo le bandiere della pace dalla finestra?
O forse, più semplicemente, che i tessuti mimetici si sporcano meno di un divano bianco?