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11 settembre 2008

Grillo all'estero.

La Stampa di oggi titola in prima pagina

"Grillo: o si cambia o vado all'estero"

Facciamo così: siccome abbiamo la gattopardesca certezza che in Italia nulla cambia e mai cambierà, perché il signor Grillo non si porta avanti col lavoro e se ne va all'estero? Meglio se in un luogo dove l'ADSL non arriva e il cellulare non prende...

Sarebbe la volta buona che ce lo togliamo di torno.

20 agosto 2008

Gianni Flamini, L'Italia dei colpi di stato.

Ho appena terminato questa appassionante e impegnativa lettura che affronta il tema, sconosciuto ai più, specialmente tra i giovani, dei tentativi di sovversione delle istituzioni democratiche nel nostro Paese.

Considero questo libro un capolavoro straordinario ed un documento indispensabile nello scaffale di un cittadino. Vediamo perché.

Gianni Flamini, giornalista, scrittore, già autore di un saggio sulla banda della Magliana, ha tre grandi pregi che raramente si riscontrano contemporaneamente:

- primo, è un ricercatore scrupoloso e obiettivo: quando si tratta di tirare le orecchie a burattinai e burattini, soldati di ventura e ideologi sanguinari, non fa distinzioni tra destra, sinistra, centro e vile pecunia;
- secondo, con onestà e coraggio snocciola un elenco impressionante di nomi e cognomi, luoghi, dettagli, testimonianze, episodi, azioni e trascorsi che mettono con le spalle al muro almeno tre generazioni di galantuomini che, dagli anni 60, si sono impegnati anima e corpo a dare all'Italia un'impronta quantomeno di presidenzialismo forte se non addirittura di autoritarismo;
- terzo, Flamini scrive dannatamente bene: ha un humour sprezzante e sarcastico, una prosa eloquente, uno stile giornalistico che appassiona e coinvolge come un romanzo. Non passa pagina senza una battuta salace, una metafora colorita, un commento pungente.

Flamini è un esperto di trame occulte davvero della prima ora: in pochi hanno scritto di un colpo di stato nel 1971, pochi mesi dopo che questo fosse messo in atto. In pochi ne scrivono tuttora, come se non ci fosse nulla di particolarmente preoccupante nell'aver nutrito per quarant'anni un nido di serpi sempre pronte a girare la testa e mordere la mano. Onore al merito.

Con L'Italia dei colpi di stato, l'autore ripercorre le tre grandi stagioni eversive della storia repubblicana, dal piano solo di De Lorenzo al golpe bianco di Edgardo Sogno. E siccome l'Italia è un Paese tremendamente complicato, Flamini svolge con successo il non facile compito di ricostruire le oscure vicende e gli intrighi più loschi che hanno avuto per protagonisti varie eminenze grigie, molti di casa nostra e alcuni provenienti da oltreoceano, senza trascurare le fratellanze -- più o meno segrete -- sempre a caccia di proseliti tra militari, barbe finte, industriali danarosi e politici non proprio incorruttibili.

Si conclude questa magnifica lettura con un senso di sgomento per l'impunità riservata a tanti e tali criminali, e di vergogna profonda per questa sorte di anestesia generale che sembra scorrere nelle vene degli italiani, inerti e indifferenti di fronte al pericolo reale di trovarsi, una mattina, dalla padella di una democrazia bloccata, corrotta e inefficiente, alla brace di un regime neofascista, plutocratico, militare e autoritario.

19 luglio 2008

Ricambi.


Le macchine complesse sono fatte di parti piccole. Che a volte, per usura o incidente, si rompono o smettono di funzionare. Cose che capitano, no? Già. Però fanno incazzare, e vediamo perché.
  1. I ricambi costano uno sproposito. Ieri la mia V-Strom 650 è caduta, quasi da sola. Boh, avrò posizionato male il cavalletto laterale, chi lo sa. In una frazione di secondo, è passata dalla posizione eretta a quella supina. Conta dei danni: poca roba, grazie al cielo. Leva della frizione e freccia anteriore. E che sarà mai, ho pensato. Carrozzeria intatta, niente graffi. Va là, con 20 euro me la cavo. Sti bei cazzi. Freccia di plastica 42 euro, leva in alluminio 22 euro. 120.000 del vecchio conio per due affarini inconsistenti che ho dovuto pure recuperare dall'altro capo della città. Se non altro la sostituzione non è tra le più difficili.
  2. I progettisti meccanici sono dei sadici che si divertono a farti impazzire per sostiuire un pezzo. La pila dell'orologio dVespa di mia moglie si è scaricata. Ovviamente l'orologio non può prendere la sua beata corrente dalla batteria della Vespa, ci macherebbe. Ha una sua piletta di cui nessuno, a parte un santo di Motoforniture, conosce l'esatta dimensione. Quindi se si ha il culo di trovarla, poi bisogna anche montarla. Allora, per mongtare una cazzo piletta da 2 euro è necessario smontare in mille pezzi tutta la parte anteriore della Vespa, scollegare cavo del contachilometri e quasi tutta la cavetteria elettrica, nominare santi noti ed ignoti per arrivare finalmente ad una fessurina microscopica all'interno della quale bisogna armeggiare come un orologiqaio (anzi, un genetista al microscopio) per togliere la pila vecchia e mettere quella nuova. Poi si deve anche rimontare tutto. Ce la fate in meno di un'ora? Io non ci sono riuscito. Però ora l'orologio funziona. A Natale le regalo uno swatch.

08 luglio 2008

Buon kompleanno.

Il picconatore compie 80 anni e Repubblica lo festeggia con una gustosa intervista, da cui ho tratto questa sentenza:

«I padri di Gladio sono stati Aldo Moro, Paolo Emilio Taviani, Gaetano Martino e i generali Musco e De Lorenzo, capi del Sifar. Io ero un piccolo amministratore. Anche se mi sono fatto insegnare a Capo Marrangiu a usare il plastico».

Cossiga uomo straordinario. Vorrei che campasse altri cent'anni, perché un altro politico del suo peso non nascerà mai più.

Auguri.

04 luglio 2008

10 buone cose del caro petrolio.

Il Time cerca di vedere il bicchiere mezzo pieno e stila un interessante decalogo dei vantaggi che il crescente prezzo del petrolio sta portando.

Alcune osservazioni sono opinabili, altre difficilmente realizzabili in Italia (come la settimana di 4 giorni); invece il minore inquinamento, la razionalizzazione dei trasporti e il crescente uso di bici e piedi per spostarsi sono argomenti decisamente validi.

Da leggere.

27 giugno 2008

La retata al Tossic Park.

Il quotidiano Cronaca Qui (o Torino Cronaca) racconta il blitz delle forze dell'ordine al Tossic Park. L'articolo è corredato di foto e di un lungo video.
Ho poca fiducia nella durata degli esiti di questa operazione: passo davanti al Parco Stura da troppi anni per credere nei miracoli. Forse qualche settimana di calma. I provvedimenti presi finora sono stati poco efficaci: dalla recinzione dell'area adibita a locali e intrattenimento, al progetto di un campo da golf fino al posizionamento di sagome antropomorfe bianche nei luoghi dello spaccio. Sono durate qualche giorno: credo che siano state sradicate, fatte a pezzi e gettate nel torrente.
Stasera passerò di nuovo in corso Giulio: chissà se vedrò di nuovo disperati iniettarsi eroina nei genitali o se per un po' il parco resterà pulito.

20 giugno 2008

Ventisbadigli (e qualche strafalcione).

Ogni tanto, più per ostinazione di ex genovese che per reale curiosità, controllo il blog (blog?) Ventirighe (da me battezzato Ventisbadigli) di Luciano Galletta, opinionista (quali opinioni?) in forza al Secolo XIX.
Di solito abbondano ovvietà da conversazione sull'autobus.
Ma il 3 giugno (penultimo post, un vero grafomane) il nostro ci regala una preziosa chicca da copiaincolla:
Che cosa pensereste se Silvio Berlusconi vi chiamasse al telefono una mattina alle sei per chiedervi un’opinione sull’emergenza rifiuti in vi sentireste e vittime di un fastidioso scherzo Campania?
in vi sentireste e vittime? What?!
E per fortuna che questa è la vecchia scuola, la casta che blocca le nuove generazioni e storce il naso di fronte ad ogni forma di grassroot journalism.

19 giugno 2008

Stay behind. Sì, ma quante?

Uno dei tanti interrogativi che mi sono posto studiando le strutture militari clandestine di tipo stay behind in Italia è relativo al loro numero, esatto o presunto.
Oltre alla struttura Gladio, creata a metà degli anni '50, ero a conoscenza dell'organizzazione paramilitare che faceva capo alla Democrazia Cristiana.
Ne aveva svelato l'esistenza il deus ex machina di molte delle trame occulte italiane, l'ex presidente della Repubblica Francesco Cossiga.
Durante un'intervista di non pochi anni fa, ripresa anche da Lucarelli per la puntata di Blu Notte sui rapporti tra servizi segreti americani e Italiani, il senatore dichiarò che a ridosso delle elezioni politiche del '48, paventando un successo elettorale dei comunisti, i carabinieri consegnarono ai dirigenti DC un cospicuo numero di armi "ancora efficientissime": poiché l'Arma non sarebbe stata in grado di difendere personalmente tanto il partito quanto la nazione in caso di un'invasione da Est. La così formata struttura miltare parallela stette in allerta per un po' di anni, per essere sciolta nel '56.
E sono due.
Nel saggio di Gianni Flamini (L'Italia dei colpi di stato) che sto leggendo si fa menzione di una struttura paramilitare formata nel Veneto sotto l'egida della NATO con compiti di contrasto del pericolo comunista (presumibilmente dalla Jugoslavia). Nell'organico di questa terza stay behind figuravano, come di consueto, personaggi di spicco della Repubblica Sociale, forse addestrati direttamente dagli americani.
E sono tre.
E forse sono anche di più. Non è un'ipotesi pellegrina.
Perché a me la storia dei 622 prodi gladiatori e dei depositi interrati non ha mai convinto. Anzi: m'è sembrata una organizzazione sì clandestina ma comunque di facciata, una sorta di copertura di ben altre strutture, superiori per dimensioni di organico e compiti assegnati, da far emergere come caprio espiatorio in caso di necessità, indagini (come le inchieste di Casson) o fughe di notizie. Perché difficilmente una struttura snella, delle dimensioni di una copagnia di fanteria, avrebbe passato grossi guai se pescata con le mani nella marmellata o semplicemente se smascherata da giornalisti e giudici. E così è stato: (quasi) tutti assolti, tutti innocenti.
Rimane l'interrogativo: quante e quali erano le strutture di tipo stay behind attive in Italia da Yalta fino agli anni 80?
Avevano compiti simili e divisione geografico-territoriale, o a ciascuna erano assegnate competenze diverse? Ed erano tutte sotto l'influenza diretta americana?

09 giugno 2008

La chiamavano Bocca di Losa ovvero Albaro massaggi.

foto by P. Piersantelli, 08/06/2008

La chiamavano Bocca di Losa
Metteva l'amole Metteva l'amole
La chiamavano Bocca di Losa
Metteva l'amole sopla ogni cosa

Per la serie la Cina è vicina, in questo caso è vicinissima, a pochi passi da casa dei miei a Genova.
Credo che una nutrita compagine di insospettabili professionisti stiano incrociando le dita perché la masseuse orientale non passi l'agenda degli appuntamenti a qualche giornalista ficcanaso.

Se la pungente prosa del quotidiano genovese non vi bastasse, pure Bruno Vespa si è scomodato per commentare la notizia.

07 giugno 2008

Naja e stage estivi.

L'idea è una di quelle, poche, che mi trovano d'accordo: due mesi di naja, su base volontaria, durante le vacanze estive. Nell'ultimo decennio, tra esuberi, saldi di fine stagione e sospensione del servizio di leva, un numero tendente allo zero di maschi maggiorenni ha avuto a che fare con il sistema militare, una delle istituzioni più antiche della civiltà.

Ecco perché, in ordine sparso, farsi un po' di naja sarebbe una benedizione:
  1. la naja insegna che al mondo c'è e sempre ci sarà (con buona pace di anarchici e altri ingenui sognatori) chi dà ordini e chi li riceve, non importa se sono ordini saggi o completamente insensati.
  2. la naja insegna ancora qualche valore sano, se uno ha le orecchie aperte quel poco per fare entrare concetti semplici come rispetto, coraggio, patria, lealtà. Buttali via....
  3. la naja insegna che non esistiamo solo noi stessi con le nostre comodità, ma anche gli altri, con cui bisogna imparare a convivere.
  4. un'infornata di "stagisti" darebbe qualcosa da fare ad una compagine di sottufficiali rimasti circa disoccupati dalla sospensione del servizio militare.
  5. la naja fa stare all'aria aperta e dimenticare molte preoccupazioni.
  6. la naja fa conoscere amici che rimangono tutta la vita.
  7. ti vaccinano gratis e puoi
  8. la naja ti dà una gradevole anteprima di molte belle e brutte cose che prima o poi troverai sul posto di lavoro: persone insopportabili, professionalità, incompetenza, leccaculi, determinazione, impegno, orientamento all'obiettivo, capacità di lavorare in gruppo, assenza di meritocrazia ecc. ecc. Tanto vale, arrivare preparati, no?
  9. a naja ci si alza presto e di solito al grido di un caporale istruttore che sbatte gli anfibi sull'armadietto chiamandoti testa di cazzo. Detta così può non piacere, ma quando ti congedi alla fine ti manca.
  10. a naja si può anche mangiare discretamente. Certo, ci vuole un po' di fortuna, ma non è un evento così raro.
  11. la cioccolata dell'esercito italiano batte la cioccolata svizzera 3 a 0. Nessuna duscussione.
  12. a naja apprezzi il valore del tempo, sia quello che sprechi muffendo quando sei di guardia, sia quello che ricevi quando ti firmano la licenza.
  13. non so se i nonni, quelli cattivi, esistono ancora. Io ho fatto 140 flessioni al giorno finché non sono montato di vecchia. Ci avevo un torace che parevo Bruce Willis.
  14. se hai culo, ti puoi tenere gli anfibi, la mimetica, le magliette e la ginnica. Io ancora campo di rendita con la vestizione del 12° scaglione 1999.
  15. a naja impari che gli ombrelli non servono a nulla.
  16. il silenzio fuori ordinanza suonato a mezzanotte è qualcosa che ti ricordi tutta la vita.
  17. quando ti congedi puoi gridare "E' FINITA!" e sfottere le burbe.
Potrei continuare per ore ma mi fermo qui. Vi ho convinto?

06 giugno 2008

Metallica, il dibattito continua.


Il mio ironico (sì, era ironico) post sui Metallica continua a far discutere gli internauti e i lettori del mio blog, e questo non può farmi che piacere perché il dialogo è l'anima della crescita e della democrazia.

Poco importa se i 2/3 dei commenti al post sono insulti rivolti ai miei parenti fino al settimo grado e messaggi dove le K sostituiscono senza pietà le C.

Ho provato molte volte a puntualizzare che, essendo ormai grandicello, ho conosciuto i Metallica praticamente dal loro secondo album, e che negli ultimi vent'anni li ho ascoltati, cantati, indossati, visti dal vivo e penosamente suonati fino allo sfinimento.

Ma niente: ogni dieci minuti dai banchi delle scuole medie arriva qualche brufoloso e sboccato elemento che vuole insegnarmi e impormi cosa scrivere sui Metallica.

Ormai lascio correre. Non posso pretendere che la scintilla dell'ironia splenda in tutte le giovani menti che surfano il web cercando notizie sui loro ormai butterati e bolsi paladini del metallo.

Tuttavia, nel mare magnum degli insulti gratuiti, c'è anche chi -- complice l'età -- esprime con garbo il proprio punto di vista e motiva un eventuale dissenso. Per la serie riceviamo e volentieri pubblichiamo, ecco il bel messaggio che ho trovato nella mailbox questa mattina:
Ciao Pippo, sono Roberto, ho 38 anni e ti scrivo dalla provincia di Bergamo zona lago d'Iseo per intenderci. Questa sera per caso ho letto dei commenti sulle ultime produzioni dei Metallica rilasciati nel tuo blog dove ti sei un po' "beccato" con un altro tizio per delle cose che tu hai scritto sui "Ragazzi" che avevano un poco l'aria dello sputtanamento,o almeno così l'ha presa il nostro cavaliere senza macchia che ha subito ingaggiato una crociata nei tuoi confronti.

Beh io volevo solo farti sapere che secondo me avete un pochino ragione entrambi nel senso che tu hai scritto in senso ironico anche se un po' pesante manifestando la tua delusione (che è pure lamia visto che li seguo dal primo disco) per dei veri e propri miti del metal della nostra epoca ormai dispersi da anni in qualche landa desolata,mentre il crociato ti ha subito aggredito difendendoli col discorso dell'età, che a mio avviso ha si un pochino di senso, però è anche vero che altra gente anche più datata continua imperterrita a fare fuoco e fiamme quasi come un tempo.

Va beh dopo averti rotto i coglioni con tutta questa chiacchierata spero che tu sia con me nel confidare in un ritorno dalla landa dei nostri "Horsemen" e che finalmente ci diano qualcosa che somigli un po' allo stile Metallica e che ci faccia sperare in un pensionamento ancora accompagnati dal loro metal.

Ah dimenticavo,se dopo letto tutto questo mi vuoi mandare affanculo domandandoti "che cazzo vuole questo....." sappi che approvo anticipatamente.

Ciao e viva il metal,quello pesante pesante.
Caro Roberto,

grazie per avermi scritto. Non riceverai alcun vaff..., epiteto che lascio a quel mezzo comico di Beppe Grillo. Ci mancherebbe.

In più occasioni ho detto e scritto che -- è solo la mia opinione -- l'ultimo buon lavoro dei Metallica è And justice for all. Dal Black album in poi hanno perso rabbia, tiro, capacità innovativa e creatività compositiva. Ciò non scalfisce il mio viscerale amore per i primi 4 album e in generale la stima per questo gruppo, nonostante i comportamenti deprecabili nei confronti dell'ex bassista (colpevole solo di non essere Cliff Burton).

Ai Metallica auguro tutto il bene possibile per il nuovo album in gestazione. Lo ascolterò senza pregiudizi ma non nutro nemmeno troppe speranze: Load, Reload e St. Anger mi hanno fatto abbastanza schifo. A mio modo di vedere, i Four Horsemen possono solo migliorare.

Ciao e grazie

Pippo.

03 giugno 2008

Le ceneri di un altro Gramsci.

Forse è troppo scomodare Pasolini per ricordare Kurt Cobain. Ma chi ha più o meno la mia età, è vissuto nel momento del massimo splendore, del declino e della morte di una delle icone incontestabili del rock moderno. Poeta raffinato, ironico e malinconico, Cobain protestava giustamente quando i media lo descrivevano come portavoce di una geerazione: era una responsabilità che le sue spalle ricurve e doloranti non potevano e volevano portare.

La sua musica, narrazione del proprio vissuto non priva di un contagioso autocompiacimento, ha finito per rappresentare involontariamente la voce di una generazione rimasta afona molto a lungo, in uno scenario musicale asfittico anche per colpa di un'industria discografica poco attenta e innovativa.

La parabola autodistruttiva del leader dei Nirvana, iniziata con l'abuso di ogni stupefacente, proseguita con uno sciagurato matrimonio e alcuni atterraggi sulla batteria di Grohl, è finita, come noto, con una fucilata in testa: quel proiettile calibro .22 lo ha consegnato, volente o nolente, all'Olimpo dei poeti maledetti.

Un matrimonio sciagurato, ho scritto. Se da un lato Kurt ammetteva che Courtney Love era l'unica donna che aveva veramente amato, io sono tra quei fan che ritiene che la signora Love sia tra le cause del declino di Cobain, o almeno della perdita di quella freschezza compositiva della sua vita di single.

Non basta che Love abbia tratto un indubbio vantaggio dalla morte del marito. Coerente con la sua incapacità di rispettarne l'eterno riposo, pare che si sia pure fatta rubate le ceneri del musicista, che conservava (chissà con quale cura) in una scatoletta.

Forse è meglio così. Una mente tanto aperta non poteva restare chiusa in uno spazio angusto. Speriamo solo che ora qualche altro sciagurato non metta all'asta le ceneri di Cobain o ne chieda il riscatto. Sarebbe troppo anche per lui che fece dell'autodistruzione e della mortificazione di se stesso una bandiera, uno stile, una ragione

28 maggio 2008

Ebay: no shipping to Italy, thanks.

Già il marzo scorso e in altre occasioni avevo segnalato la preoccupante inefficienza del nostro sistema postale, tanto grave da costringere molti Ebayer stranieri a non spedire più merce in Italia, dichiarando spesso "No shipping to Italy and Nigeria" nelle clausole di vendita. Troppe spedizioni perse, troppe richieste di rimborso, troppi ritardi. E poi, i feedback negativi come ritorsione. Come dar loro torto?

Per fortuna Repubblica di oggi pubblica un articolo sull'argomento Poste ed Ebay evidenziando, ad onor del vero, anche la presunta scarsa trsparenza degli italiani che, con la scusa dell'inefficienza postale, trufferebbero i venditori chiedendo il reinvio della spedizione (per avere merce gratis?).

Personalmente credo poco all'italiano furbetto e truffatore o, almeno, credo che la percentuale dei truffatori in Italia non sia così dissimile alla media degli altri Paesi europei. Ovvero: qualcuno ci prova e scrive: "Non ho ricevuto il pacco" per avere il secondo oggetto gratis o ottenere un rimborso.

Sono invece propenso a pensare che il personale delle Poste continui imperterrito, come già accaduto in passato, a comportarsi in modo quanto meno scorretto, lasciando in giacenza la corrispondenza o sottraendo merce da pacchi non tracciabili. Non sempre, infatti, le varie poste di stato offrono un sistema di tracciamento sulla corrispondenza internazionale.

L'unico modo per non farsi fregare l'acquisto fatto da un Ebayer di Hong Kong o di New York è affidarsi ad un corriere tipo UPS e DHL che offrono il tracciamento della spedizione, pagando però costi esorbitanti (che si aggiungono al già salato conto dei dazi doganali per merce extra UE).

Il pezzo di Repubblica cita anche il caso di Amazon.com, che non apre la propria attività in Italia proprio a causa dell'inadeguatezza delle Poste. Amazon, mica l'ultimo arrivato. Ce l'hanno i francesi e i tedeschi, e noi lì a guardare.

Come se ne esce? Male, malissimo. Ci siamo fatti la fama dei truffatori nelle mani di una società di Poste inaffidabile, e si sa come word of mouse sia veloce, virale ed efficace: in breve tempo, il No shipping to Italy diventerà una clausola sempre più diffusa tra i commercianti di tutto americani e asiatici; e non importa se hanno avuto esperienze negative o se si stanno adeguando al comportamento dei colleghi.

Di più. La società Poste italiane è responsabile diretta dell'arretratezza del commercio elettronico nel mercato italiano, uno degli ultimi in Europa e nel mondo.

Si fa presto a parlare di digital divide e puntare il dito sulle inefficienze di chi porta la banda larga. Una grossa fetta del digital divide la causa chi di digital ha proprio poco, e va avanti (o dovrebbe) a tabulati, biciclette, furgoni e sacchi di iuta.

23 aprile 2008

SMS consumatori? Stiamo scherzando?

Ecco, dopo il fallimentare Patto della pizza (ricordo che il promotore è andato dentro per peculato o truffa o diosacosa, certo non era un sant'uomo), l'ultima brillante idea del nostro governo (che non c'è) per tutelare i consumatori da un'inflazione incontrollata.

Che cosa fa il Ministero per le politiche agricole, anziché vigilare effettivamente sulla catena di distribuzione dei prodotti alimentari, calmierare il prezzo del gasolio ad uso agricolo (trazione e riscaldamento), introdurre controlli severi sugli aumenti ingiustificati dei prezzi? Mette in piedi un servizio -- che sarà costato una fortuna -- per verificare, mediante invio di SMS ad un numero grazie al cielo gratuito, se il prezzo della bistecca che stiamo comprando è giusto o troppo alto, a seconda della zona dove viviamo.

Ma certo. Come no. Ce la vedo proprio l'anziana con la pensione minima, la cataratta, due lenti spesse così, il carrello in un corridoio di un supermercato, a scrivere MELE GOLDEN o PANNOLONI PER INCONTINENTI con un cellulare, inviare il messaggio al numero del ministero, attendere la risposta, aprire il messaggio, leggerlo e capire che, ancora una volta, se lo sta prendendo in quel posto.

Tecnologicamente e con classe però.

07 aprile 2008

Il sabato pomeriggio dell'italietta cafona.

Poco prima delle 3 di pomeriggio, via Roma, centro di Torino.
I teenager, ma possiamo chiamarli adolescenti, ragazzi, giovani, studenti, marmaglia, cominciano a sciamare. Arrivano da ogni parte e in pochi minuti, i portici del salotto sabaudo si riempiono di corpi, teste, borse, zainetti, nuvole di fumo.

Guardando questi rumorosi gruppuscoli, mi rendo conto di quanto i maschi italiani sui 14-20 anni si assomiglino tutti. Il livello di omologazione estetica è tale che mi riesce difficile, osservando un gruppo a poca distanza, distinguere due individui diversi: basta distrarre lo sguardo per un secondo e non sono più in grado di ricordare se stavo osservando uno o l'altro o il terzo. Sono troppo uguali.

Troppo uguali con il taglio di capelli a mezza cresta inzuppati di gel maleodorante, il viso abbronzato e ancora implume ma già trafitto da piercing e coperto in gran parte - per fortuna - da occhialoni appariscenti. Uguali nei jeans attillati, nelle scarpe con le stringhe slacciate e nelle cinture che gridano marche troppo costose per lo stipendio di un padre e per la paghetta di un adolescente. Troppo uguali anche le ragazzine che mettono in mostra, con il primo caldo, non solo le tette strizzate nei pushup o l'elastico del perizoma, ma anche strabordanti rotoli di grasso che ingombrano il girovita e crescono al ritmo dei BigMac divorati tra grida, bestemmie, sputi e fumo di sigarette.

I/le teenager fumano tutti/e. Impacciati, in posa, grossolani. Quel che oggi è un vezzo, domani sarà un vizio e infine una malattia (cancro, infarto) che peserà sui conti di una sanità pubblica alimentata dalle tasse del sottoscritto, non fumatore. Traduco: butto via oggi i miei soldi per curare, domani, questi coglioncelli. Ne farei a meno, credetemi.

Gridano, schiamazzano, come a farsi coraggio prima di una battaglia. Sono piccoli spaventati soldati dentro le loro costose uniformi tutte uguali. Ma la loro vita, almeno quella dei maschietti, non sarà disturbata nemmeno da pochi istruttivi mesi di servizio militare perché, a parere di chi ci governa, non serve più. Ne dubito: svegliarsi presto, prendere qualche ceffone e pulire turche non ha mai ammazzato nessuno. Eppure.

Sciamano. Indistinguibili. Fanno a gara a chi indossa l'accessorio più vistoso e cafone, e probabilmente falso. (Alimentano anche la lucrosa industria del falso, come se il resto non bastasse). A chi usa il profumo più forte e nausante che sovente copre un'igiene approssimativa.

Ma non basta, in tanto chiasso, gridare più forte per emergere. Il livello medio è talmente basso che in pochi isanti non si fa più caso ad una fibbia d'acciaio grossa come un mattone, a un paio di mutande completamente scoperte dai jeans a mezzagamba o dal trucco adatto ad un'anziana prostituta sul viso di una tredicenne.

Va bene così. E' la brevissima rivincita dell'Italia cafona che, libera dal vincolo ormai solo formale degli impegni scolastici e da un'occupazione giovanile tra le più basse d'Europa, si riversa dalle periferie al centro. Un moto centripeto che aumenta d'intenstà fino a sera, e ridiventa centrifugo al tramonto.

I mezzi sono quelli di sempre, con qualche aggiornamento. Si va dal basso (autobus, dove i teenager hanno inaugurato la moda di usare il vivavoce del cellulare per riprodurre MP3 a tutto volume e ballare come deficienti scoordinati), al motorino con lo scarico libero, alla Fiat Punto con l'autoradio al massimo e i finestrini abbassati. Quel che conta non è vivere: è fare più rumore possibile.

Per fuggire a questo bailamme, i rimedi sono pochi. Ci si può rifuguare una libreria - i "giovani" non leggono, forse non sanno nemmeno più leggere e comprendere un periodo intero, figuriamoci un libro intero - oppure evitare il centro.

Si fugge, si rinuncia. Non c'è speranza di un qualsiasi miglioramento in queste masse indistinte di cafoncelli, colpevoli solo in parte della loro maleducazione. Hanno avuto pessimi esempi, modelli mediatici deteriori, un sistema scolastico frutto di interessi personali del ministro di turno, un sistema familiare in cui separazione e divorzio sono lo status normale.

Il sabato sguaiato scivola via. Il rumore si attenua, i portici si svuotano. Rimangono a terra cartacce, mozziconi e pacchetti di sigarette, bicchieri. Gli scarti del consumo. Le vittime cadute sul campo di una battaglia contro se stessi. Fuggiti gli ultimi rumorosi adolescenti, non resta che sperare che le braccia di uno spazzino portino via anche le loro ultime sudicie tracce.

29 febbraio 2008

Il gesto dell'ombrello.

Esempio di comunicazione politica non verbale.
Quella verbale, grazie al cielo, non l'ho proprio sentita.

14 gennaio 2008

Thyssen. La versione del padrone.

La Thyssen, non fossero abbastanza 7 operai morti sul lavoro, vuole denunciare il sopravvissuto.
D'altronde lo cantava De André più di 30 anni fa, e quanto aveva ragione.

E in una notte senza luna
truccò le stelle ad un pilota
quando l'aeroplano cadde
lui disse "È colpa di chi muore
comunque è meglio che io vada "
ed il pilota lo seguì
senza le stelle lo seguì
sulla sua cattiva strada.

Fabrizio De André, La cattiva strada, Vol. 8 (1975)

21 dicembre 2007

Auguri via SMS: manca poco...

Come ogni anno, come ogni vigilia di ogni Natale, tra poche ore inizieranno gli invii massivi di SMS con auguri generici e preconfezionati del tipo "one size fits all": un bel testo del tipo:

nome lui + nome lei + nome eventuale/i figlio/i augurano un Sereno Natale e un Felice 2008!!

inviato al 85% dei contatti sulla rubrica, con grande generosità di maiuscole (Sereno, Felice... ma perché? gli aggettivi si scrivono minuscoli, in italiano...) e fregandosi le mani per l'eccezionale affare fatto comprando quella bella carta auguri timvodafonewindtrechiamatuttiscriviatutti.

I più sbrigativi, e ci sono sempre, useranno lo stesso messaggio già inviato l'anno precedente e salvato nella cartella Modelli. Sbadatissimi, invieranno gli auguri per un Felice 2007 o 2006, Dio solo sa.

E come ogni anno, come ogni vigilia di Natale, il sottoscritto leggerà ed eliminerà, senza rispondere, tutti questi bei messaggi, alla stregua delle tante email con l'allegato in Powerpoint e Oggetto:

FW:I:I:FW:FW:FW Bellissima!!!!!! Fatela circolare!!!!!

che ogni giorno transitano direttamente dalla Posta in arrivo al Cestino (sì, maiuscoli, per compiacere i più), senza passare dal via né ritirare le 20.000 lire (pari a 10,32 €).

È Natale (maiuscolo, perché festività religiosa) e siamo quasi tutti più buoni. Io sono lo stronzo polemico pignolo di sempre, e anzi: un po' più rincoglionito per il passare degli anni. Un conservatore: eliminerò quest'anno i vostri auguri di cui sopra proprio come l'anno scorso.

Perché se non trovate nemmeno 10 secondi per pensare a me, a chi io sono esattamente, a quello che penso, alle mie speranze, alla mia vita, me lo spiegate che cazzo mi scrivete a fare?

PS: ho appena ricevuto una email di auguri del tipo NataleGioiaFelicità da una certa Maria ma firmata Francesco. Cazzo, almeno togliere il precedente mittente...

17 dicembre 2007

Luttazzi a teatro.

Ecco, bravo, quelle cose lì vai a dirle in teatro, davanti a 1000 cittadini liberi di spendere il proprio tempo come vogliono. Ci guadagna chi, come me, non sopporta di vederti entrare in casa dallo schermo della TV.
Se poi, caro Luttazzi, il teatro ti piace e ti permette di sfogarti, perché non parti in tournée verso, che?, tutti i teatri della Siberia e della Mongolia? Una cosetta da due-tre anni, giusto per toglierti dalle palle.
Pensaci.

10 dicembre 2007

Luttazzi via.

Va là, che se ora ti levi dallo schermo per un bel po' non ci perde nessuno.