19 agosto 2009

Mendoza, l'ultimo drago del rock.

L'icona Mendoza sul messenger è offline. La guardo inebetito per un tempo abbastanza lungo. Vorrei che apparisse ancora una finestra con scritto "Ciao, De Niro" (per via del mio nickname taxidriver) o "Uei Beppe!", ma non accade nulla. Mendoza è offline.

Sulla Usenet si rincorrono decine di post: i gruppi Chitarra, Rock e Metal sono pieni di cordoglio, incredulità e ricordi. Tutti vogliono dire la loro, il loro pezzetto di vita con Mendoza. Ricordi, battute, stima. Anche sorrisi sul sarcasmo che Mendoza di certo non lesinava e che taluni non apprezzavano. Pian piano, l'incredulità cede il passo alla consapevolezza e alla rassegnazione. Stefano Petrelli, Mendoza per la musica, è volato via sulle note del rock.

Anch'io stento a crederci, tuttora. Rileggo il suo ultimo SMS: "Grazie, caro. Non preoccuparti per me, sai che sono un osso durissimo. Ci sentiamo presto". Sentirsi era possibile, ma faticoso: negli ultimi giorni, proprio a cavallo di Ferragosto, non poteva assumere liquidi e parlare al telefono lo disidratava ulteriormente. Non stava bene, era chiaro, ma con la sua voce calda era quasi lui a tirarmi su di morale. Aveva progetti per il futuro, mi raccontava del MetalFest che stava organizzando in Veneto ad ottobre. Non faceva misteri sulla propria salute, un filo di autocommiserazione: "Pago per i miei errori".

Il suo eloquio forbito e la sua competenza musicale mi hanno sempre colpito al pari della sua umiltà. Polistrumentista, compositore, già insegnante in scuole di alto livello, era talentuoso e molto competente. La teoria e l'armonia le conosceva a menadito. Con scarsissimi esiti a causa dell'infertile terreno, in chat aveva provato a spiegarmi l'uso delle scale modali e qualche rock riff. Sarei rimasto a leggerlo per ore. Bassista di professione, suonava la chitarra con una sensibilità non comune. Eppure credo che avesse comprato una Squier da pochi soldi giusto per registrare Another Rock 'n' Roll Swindle. Niente fronzoli.

Non di rado leggevo sul newsgroup commenti e battute piuttosto sgradevoli su Mendoza. Attacchi mirati di troll a parte, che fanno parte delle regole del gioco della rete, alcuni male interpretavano il ruspante sarcasmo di Stefano cui, a onor del vero, non sfuggivano quisquilie e miserie nascoste dietro ai nickname. Mi arrabbiavo, leggendo quei messaggi, come se stessero offendendo un amico. Lo contattavo subito sul messenger, ma era lui a passarci sopra: "Lasciali scrivere le loro stronzate", era la sua usuale conclusione.

Tempo fa aveva comprato su Ebay una Dean bianca e nera. Aveva fatto un paio foto buffe e le aveva inviate per email: in una si era ritratto con la Dean a tracolla in cucina, davanti ai fornelli, intento a buttare gli spaghetti nella pentola sul fuoco. In un'altra, il suo grosso gatto sonnecchiava sul pre Rocktron, l'unico intruso tecnologico tra la sua chitarra e l'amplificatore. Era un po' come entrare discretamente nella sua casa e nella sua quotidianità di rocker che per me, eterno studente di pentatoniche dall'esistenza abbastanza tranquilla, avevano un che di esotico e misterioso. Mi soffermavo sui dettagli e sugli oggetti, con l'interesse quasi sognante di chi, non avendo mai varcato la soglia del proprio paesino, guarda una collezione di cartoline inviate da tutto il mondo.

Mentre registrava e missava meticolosamente le tracce dei suoi CD, pubblicati da un'etichetta, non riusciva a prendersi troppo sul serio. Parafrasando una celebre battuta de Il Marchese del Grillo, aveva scritto sulla sua pagina di MySpace: "Io sono il rock e voi non siete un cazzo". Mentre la prima parte della frase era incontestabile, la seconda era solo uno scherzo perché Stefano aveva sempre un minuto per parlare del più e del meno come per darti la sua competente opinione su un assolo, una linea di batteria, un missaggio, un Jazzmaster da comprare usato.

Parlavo spesso di Mendoza con gli amici. Gli mostravo e facevo ascoltare Swindle e The last dragon ed ero fiero di poter dire che io, quel ragazzo lì, lo conoscevo, che i CD me li aveva mandati lui e che durante la registrazione mi aveva inviato per email qualche traccia grezza, magari solo basso e batteria. Mi faceva sentire un po' "del giro", un privilegiato rispetto a chi compra un CD alla Fnac perché ne ha sentito un brano alla radio.

Ma sto divagando. Anzi, sto compiendo l'errore che proprio avrei voluto evitare: quello dei ricordi di un amico che non c'è più. Mi sono seduto di fronte al computer per scrivere qualcosa che non fosse banale, che fosse il mio piccolo, minuscolo pezzo di vita (solo sul web) con Mendoza, ma temo di non aver combinato molto. Volevo, forse, rivolgere un pensiero a chi ha davvero condiviso una vita personale e professionale con lui, e che ora ha un grande, doloroso vuoto: la moglie, i parenti, i musicisti con cui suonava. Chi, a differenza di me, gli ha almeno stretto una mano. Io non ci sono riuscito. Ma il suo rock e la sua voce calda sono più forti di qualunque rimpianto.

8 commenti:

Anonimo ha detto...

siamo Simona e Guendalina Petrelli, le sorelle di Stefano. vogliamo ringraziare per le belle, sincere e veritiere parole dedicate a nostro fratello.... Sempre nel nostro cuore con infinito amore...........

Giuseppe ha detto...

dolcissime simona e guendalina. naturalmente il dolore che provo per la scomparsa di stefano è nulla in confronto al vostro, sangue del suo sangue, per cui non esistono parole di conforto.
negli ultimi 2 anni ci siamo scritti e "parlati" spesso, praticamente ogni giorno. stefano si confidava senza con onestà, senza falsi pudori.
nonostante fosse noto per la sua verve, con me è sempre stato dolcissimo e pure paziente. mi trattava da pari, mandandomi i suoi pezzi, senza straccionarmi quando registravo le mie porcherie.
avrei voluto conoscerlo di persona, sono convinto che ne sarebbe nata una buona amicizia.
vi mando le mie più sentite condoglianze e un pensiero affettuoso. mi stringo intorno a voi.

Unknown ha detto...

Gentile signor Piersantelli,
siamo Lino e Daniela Giuliano amici fraterni di Stefano. Ci associamo a quuanto scritto dalla sorelle.

Grazie

blonddamage ha detto...

Mendoz è un mito....un personaggio ma sopratutto una persona incredibile e insostituibile.
Ho la fortuna di averlo come amico da qualche anno, ho avuto la fortuna di averlo incontrato tante volte, e la fortuna di averlo potuto salutare al suo ultimo concerto un paio di mesi fà...non mi sarei mai perdonata se non ci fossi andata!!!
Non cancellerò nemmeno il suo contatto da msn....rileggere le sue battute giornaliere sarà come avere ancora l'illusione di poterci parlare.
Basta pensare che è via per un lungo tour....ma porca miseria com'è pesante questa assenza!!!
Stefano era proprio come l'hai descritto tu....nessuno potrà mai dimenticarlo.
ciao danny*

Unknown ha detto...

Caro Pippo,
ho visto in concerto e incontrato Mendoza una o due volte. In particolare mi ricordo di un concerto in cui suonava con gli Alto Voltaggio.
Leggevo i suoi messaggi, e nonostante non abbia più incontrato questo personaggio, sono rimasto disorientato dalla notizia della sua scomparsa. Nonostante l'abbia visto per poco, lo riconosco nelle tue righe. Un rocker. Un caro saluto a te e le più sentite condoglianze ai famigliari.
Ale

Anonimo ha detto...

caro Pippo, sono la moglie di Stefano (la signora Mendoza mi presentava) ho visto ora quese tue parole dedicate a lui, volevo dirti grazie per averlo ricordato in questo modo, mi sembra di rivederlo al pc a scrivere fitto fitto.
ancora grazie un abbraccio Elia

Giuseppe ha detto...

Ciao cara Elia,
se le mie parole sono di qualche conforto in questo doloroso momento, non posso che esserne felice.
Come vedi, sono tanti a ricordare Stefano con affetto, anche su questo blog.
Un abbraccio.

Anonimo ha detto...

Mi ha commossa il tuo articolo. Lo Zio mi manca molto.
Marcella Boccia