13 settembre 2008

Come va a Venezia?

E' la domanda più frequente che mi viene posta in queste settimane. Beh, se non altro la musica è cambiata: la versione precedente era Come ti trovi a Torino?, con le sue varianti: ma non ti manca il mare? ecc., già dibattute in questo post. Quindi, torniamo a noi.

Cari amici, conoscenti, cazzeggiatori del web, familiari e nemici che leggete queste righe... ecco la risposta che, forse, cercavate. Potete continuare a leggere il presente post anche se stavate cercando i miei post sui foruncoli di James Hetfield o sulla necessità di estradizione di Beppe Grillo. State qui. Da bravi.

Ho trascorso circa quattro settimane a Venezia, diciamo cinque con le precedenti trasferte, insomma, ci siamo capiti. La mia visione non è certo completa. Andiamo per ordine.

Meteorologia. Fino a venerdì, e salvo un breve acquazzone, il clima di Venezia si è distinto per la sua gradevolezza. Cielo blu terso, temperature calde ma piacevoli, mari da calmi a poco mossi. Ogni volta che lascio il cielo antracite di Torino, salgo sul treno ed esco dalla stazione Santa Lucia, abbacinato dalla luce che inonda i marmi delle case e il Canal Grande, mi viene il dubbio che il comune di Venezia abbia fatto un patto con Dio per attirare ancora qualche turista giapponese con il suo clima eccezionale. Illusione estiva. Freddo, pioggia, vento, nebbia e umidità arriveranno in dosi industriali. Pertanto non mi resta che godermi questi ultimi scampoli d'estate, come dice il TG5.

Vitto e alloggio. La sede del Future Centre è a 1 minuto dal ponte di Rialto. Segue che l'offerta di ristorazione è davvero varia e sorprendente. Onde evitare di contrarre malattie come la gotta e il diabete, cerco di stare leggero a pranzo e cena, dedicandomi al pesce e ai frutti di mare. Segnalo in zona la Rosticceria San Bartolomeo, dove si può gustare un'insalata di mare per poco più di 10 euro. Gli alberghi rispecchiano la condizione urbanistica delle calli di Venezia: hanno generalmente stanze piccole, scale strette, corridoi angusti. Mi riferisco a quelli che il mio budget mi consente. I prezzi sono spesso irragionevoli, soprattutto in rapporto alla qualità e all'igiene offerte (evitate come la peste il Best Western di Piazza San Marco e relativa dependance: costa come il Danieli ed è più sporco di un motel su un'interstate dell'Arizona). Diciamo che bisogna accordarsi con i gerenti per avere tariffe migliori e camere più ampie, e la situazione migliora.

Lavoro. Tanto, vario ed entusiasmante. Ci sono un sacco di idee da sviluppare, su cui spremersi le meningi. Al momento sto lavorando ad un'attività che, a Dio piacendo, vedrà la sua realizzazione pratica in occasione di una mostra fotografica allestita negli spazi del Future Centre. Sarà un'evoluzione in senso multimediale delle audioguide in uso nei musei. Mi fermo qui. Poi ci sono altri aspetti di contorno che mi stimolano parecchio: siccome la sede non era utilizzata da qualche tempo, stiamo organizzando aspetti pratici, funzionali, logistici. In una parola, c'è anche da spostare armadi e scrivanie. E alla fine sembra tutto più tuo, il lavoro ti appartiene di più.

Eventi. C'è stata la Mostra del Cinema, che ho disertato, e sta partendo la Biennale di Architettura, che ho visitato ancora in fase di allestimento (vedi mio brevissimo reportage). Ce ne sono un mucchio, cercateveli con Google. E' Venezia, perdio, mica Tortona.

Distanze. Certo, quelle si sentono. Specie la notte, quando rientro in albergo e fisso le stampe a poco prezzo appese sulla tappezzeria della camera. Distante dalla mie due famiglie, la mia a Torino e i miei genitori a Genova cui si aggiunge anche mia sorella in Austria. Distante dagli amici di Torino e di Genova. Pure da quelli del newsgroup iamsc: non ho più tempo di leggerlo. Distante dalle mie cose, dalle mie chitarre, ad esempio. Distante dal mio letto, e spesso mi capita di cambiarne anche due in 3 notti. Distante.

Motivazioni. Sia chiaro: non mi faccio 1000 km a settimana lavorando 11 ore al giorno per vedere le gondole sul Canal Grande. Adesso cerco di capire se mettere a servizio dell'azienda le mie capacità e la mia disponibilità porta i risultati che mi attendo e mi merito. Ma questa è un'altra storia.

Visite. A Venezia, se tutto va bene, starò un paio d'anni, forse qualcosa meno. In giro ho detto che appena mi sarò sistemato sarò ben lieto di avere visite dagli amici. Nei miei sogni c'è quello di abbandonare locande e alberghi e avere un dignitoso camera cucina bagno dove lasciare almeno un paio di calzini. E magari un divano letto per gli amici. Poi però ho pensato che se non sono venuti a Torino, difficilmente triplicheranno i kilometri per vedere la Serenissima.

Salute. Bene, grazie. Cerco di mangiare sano e cammino ogni giorno (non ho scelta). E voi? Fatemelo sapere, c'è il modulo dei commenti apposta.

Finale. No, non c'è finale. Questo è solo l'inizio. L'inizio di una cosa che evolve di giorno in giorno. Speriamo che vada nella direzione giusta.

10 commenti:

Anonimo ha detto...

Bravo Pippo. Io a Milano, chiuso il capitolo lavoro non sono più tornato, me l'ha chiesto ancora stamattina un'amica e le ho detto un NO deciso. Torino è piacevole e Venezia merita sempre, dunque verrei volentieri. Bene per il resto e bene se riesci, come mi pare, a godere degli aspetti extralavorativi. Personalmente, mi pento ancora di non averlo fatto nel mio soggiorno a Firenze di qualche anno fa.
a presto.
stef.

Anonimo ha detto...

Stamane, giunto il post "they used to be cars" (che chioserò), m'è sovvenuto di postare un commento anche qui. Era giusto. Giusto perché tu abbia un ritorno (perdona se non uso "feedback") alla condivisione della tua vita. La mia te la racconto a brani, per raro telefono o qualche mail. Invece il tuo blog, che mi arriva in posta a rapide scadenze, mi ti avvicina, molto più di altri con cui condivido ancora la città. Mi sembra di partecipare un po' alla tua vita. Ed è un confronto importante, spesso, per uno come me che scelte ed occasioni hanno trattenuto a casa. La prima. Continua, resisti, enjoy it.
p.s. capisco l'attenzione alla salute; con gli anni condivido vieppiù le prudenze. Tuttavia c'è un "bacaro" dietro il vecchio mercato del pesce (quindi non distante, ma dall'altro lato di Rialto) che fa il più squisito baccalà mantecato che ricordi. E' un postaccio, ovviamente; o lo era. Appena ritrovo il nome te lo mando: a te la scelta poi...

Anonimo ha detto...

in bocca al lupo, da un genovese che fece un'esperienza romana di tre anni e mezzo. Il tuo racconto mi riporta indietro negli anni.

Giuseppe ha detto...

grazie caro marco.

Anonimo ha detto...

Ciao Pippo, è da tanto che non scrivo perchè ho dovuto affrontare un trasloco in pieno luglio e, purtroppo, problemi di salute che sembrano ormai risolti con successo. Leggo con piacere che sei stato o sei ancora a Venezia, questa città è il mio sogno, l'ho sempre amata, pensa che per sette anni consecutivi, nel periodo pre natalizio, venivo a passare qualche giorno in laguna; per motivi finaziari, causa acquisto e ristrutturazione casa, è da due anni che manco al mio appuntamento con la Serenissima.Venezia è una città che o la si ama subito o la si odia per tutta la vita, beh! per me è stato un amore folle e a prima vista, soprattutto quando l'ho beccata con l'acqua alta e non riuscivo a distinguere una calle da un canale! quel giorno non lo dimenticherò mai,esco dalla sala colazione dell' hotel "La Forcola" a S. Marcuola, consegno la chiave e dico sorridente al portiere: " buona giornata, io esco", vedo che lui ride ma non capisco il perchè, mi rendo conto del motivo della sua ilarità quando arrivo alla porta d'ingresso e mi accorgo dell'acqua alta. Come fare? in valigia non ho gli stivali di gomma, è la prima volta che mi capita questa situazione, intanto non mi va di rimanere segregata in camera! vado dal portiere e gli chiedo di darmi due sacchi neri per la spazzatura, salgo in camera, infilo le gambe nei sacchettoni enormi, due per gamba, cerco il filo interdentale e lego la parte superiore dei sacchetti ben stretta appena sopra il ginocchio. Scendo, esco e inizio a camminare in mezzo all'acqua,grazie ai miei stivali improvvisati naturalmente non mi bagno, però ricordo la senzazione di gelo alle gambe e la difficoltà a muovermi sulle passerelle montate per l'occasione. Scusami se mi sono dilungata troppo, mi farebbe piacere che tu pubblicassi altri post raccontandoci qualche aneddoto concernente la tua esperienza veneziana. Saluta la Serenissima da parte mia. Buon lavoro. Anonima Sfigata.

Anonimo ha detto...

Leggo il tuo blog da qualche tempo..
Ma quanto scrivi... ne devei avere davvero tanto di tempo libero in quel tuo lavoro alla Telecom ...
Toglimi una curiosita': ma scrivi sul blog nelle ore di ufficio vero?

Mi diverte un sacco sai vedere quanto sei egocentrico e quanto tempo della tua vita hai da buttare...

Quanto tempo perso a scrivere delle cose che fai... invece che a viverle in una vita che evidentemetne da sola non ti da soddisfazione...
Sei veramente SOLO... e' questa la realta'...
Riflettici... tanto ci risentiremo

Anonimo ha detto...

Buonasera anonimo che ha scritto il commento dopo il mio, anch'io voglio rimanere anonima, mi faccio chiamare Anonima Sfigata; se con il suo commento acido su questo blog voleva catalizzare l'attenzione su di lei, sappia che ha avuto fortuna.Chiedo scusa a Pippo se mi permetto di intervenire prima di lui sulla vicenda, ma una volta lui stesso mi ha detto che il suo blog è aperto a tutti ed ai commenti di tutti. Caro anonimo, sa che mi fa piacere che lei rimanga tale? e lo sa perchè? Perchè non voglio sapere nemmeno il nome di chi si permette di sindacare gratuitamente sull'operato degli altri, su come passano il loro tempo, sui loro hobbies. Premetto che io non conosco personalmente Piersantelli,ho scoperto il suo blog per caso, navigando in rete, ogni tanto trovo il tempo per leggere quello che scrive perchè mi incuriosisce e come tutte le persone che hanno molteplici interessi e non buttano via la loro vita, ha tante cose interessanti da raccontare.Devo confessarle che non ho mai letto tutti i post di Pippo, ne ho letti pochissimi ma interessanti, mentre lei, deduco, che ne abbia letti tanti, così tanti da capire le tante sfaccettature della personalità di Pippo, da capire per esempio che è un uomo egocentrico e solo. Complimenti! se questo aspetto non me lo avesse fatto notare lei, io non ci sarei mai arrivata, non avrei mai scorto questo aspetto nella personalità di Piersantelli. Lo sa invece cosa mi pare di capire? che la persona sola sia in realtà lei, lei è così solo da aver avuto il tempo di leggere e seguire questo blog e le vicende di chi lo cura per poi fare critiche che non stanno nè in cielo nè in terra! ma, dico, non ha niente di meglio da fare nella vita? che so, vediamo...... potrebbe dedicarsi al volontariato per esempio, l'aiuterebbe a diventare meno arrogante e più aperto agli altri, alle cose, alla vita. Lo sa, a mio giudizio, chi è l'egocentrico? La persona che perde il suo tempo? E' la persona che si filma con il telefonino mentre fa l'amore e pubblica il tutto su youtube; pensi a questo la prossima volta che scrive certe cose. Ho concluso la mia arringa, chiedo scusa a tutti, non voglio essere polemica non voglio attaccare nessuno e, sia chiaro, non voglio trasformare il blog di Pippo in un campo da battaglia. Anonima Sfigata.

Giuseppe ha detto...

cara anonima sfigata.
grazie per la costanza con cui mi segui, la sensibilità che mostri nei miei confronti e piu di tutto per il fatto che ti racconti con fiducia, aggiornandomi sulla tua vita, le tue scelte, le tue novità. che, a quanto leggo, non sono poche.
e allora... hai mai pensato di aprire un tuo blog, anche privato per soli amici? scrivi bene, hai idee, sei una persona intelligente. potrebbe essere un modo per tenere traccia della tua vita che cambia.

circa l'anonimo codardo di cui sopra, portiamo pazienza e, anzi, dimostriamogli carità cristiana, perché è meno fortunato di noi.

Anonimo ha detto...

Caro anomimo,
primo: hai scoperto l'acqua calda; Piersantelli DESIDERA essere solo, specialmente senza quelli come te.
Secondo: lascia perdere.
A te Pippo, invece: in bocca al lupo.

Piè

Anonimo ha detto...

Ciao Pippo, bel reportage. Lavorare a Venezia non dev'essere facile per nessuno, è una città bella ma poco pratica; figuriamoci per chi abita lontano e tiene famiglia... meno male che il lavoro è "entusiasmante".
Da me siamo a una svolta, la nostra piccola azienda di acquedotti si sta finalmente accorpando con altre più o meno piccole (come la legge prevede da secoli) per dare vita a un Ente di grandi dimensioni; tramacci politici a parte (da 10 CdA a uno solo... immaginerai...), spero che per me diventi un'occasione.
Chissà...
Ciao
Giorgio