02 aprile 2007

Moana: chissà se questa volta è la verità.

Settembre 1994. Stava finendo l'estate della mia maturità scientifica quando Moana, che era colpevole solo di averci fatto sognare, ha meritato due colonne sul Corriere della Sera per farci sapere che, da quel momento in poi, lei con i suoi lunghi capelli biondi e lo sguardo seducente, sarebbe stata solo un ricordo.
I benpensanti scribacchini, dopo segrete notti insonni sui suoi VHS, si precipitarono a dire "Se l'è andata a cercare, quella poco di buono".
Un provocatore solitario tentò di guadagnarsi il suo quarto d'ora di giacobina celebrità sentenziando che Moana morì di un male che sarebbe potuto capitare anche a una suora. Che piccoli uomini.
Non rimanevano che le repliche di Tunnel su Rai3 con le affettuose imitazioni della Guzzanti.
Però, che vuoto. E neanche la consolazione di dividerlo con gli altri. Mica si può piangere una scostumata.
Adesso il marito scrive di averla aiutata a morire, e per dircelo pubblica un libro. Io spero solo che questo signore non voglia sfruttare l'onda lunga dell'eutanasia per vendere quattro copie in più.
Moana ha già pagato per le sue scelte.

(foto di Elena Somaré)

4 commenti:

Anonimo ha detto...

Ladro di post!

Stavo pensado a come scrivere un post similare sul mio blog, mi metto a navigare e scopro che anche tu hai avuto la mia stessa idea.

Da donna ho ammirato la sua forza e le sue scelte (anche quella dell'eutanasia, se di verità si tratta), sento la sua mancanza e spero profondamente che questa non sia un'operazione commerciale con i fiocchi, anche se pare tanto esserlo.

Giuseppe ha detto...

rubo ai ricchi perché i poveri non hanno nulla!

Anonimo ha detto...

Ecco, ho appena postato anche io.

Anonimo ha detto...

come quella giuria americana che nel 1972 condannò gola profonda perché la sua visione avrebbe indotto comportamenti immorali e violenti.
e per emettere questa sentenza, la giuria dichiarò di aver "dovuto" visionare il film per un numero imprecisato di volte.

l'ho imparato questa sera a teatro.

lo spettacolo si è chiuso con un grazie, malinconico e sentito. proprio a Moana Pozzi, Nostra Signora della Libertà di far Sognare.

Non so se ci siano profonde conclusioni da trarre. ma mi sembrava una bella coincidenza.