21 luglio 2005

Podcasting: Cicero pro domo sua.

Ieri Repubblica ha dedicato un'intera pagina al fenomo del podcasting. Articolo ben scritto anche se un po' autoreferenziale. D'altronde, nel desolante panorama di casa nostra, Repubblica Radio è il più importante fornitore di podcasting in lingua italiana. Quindi, a buon diritto possono suonarsela e cantarsela.

Fa piacere che tra i podcaster più attivi sia citato Pendodeliri, il commuter forzato della S.S. Pontina.

E poi? Penso spesso a come, se e quanto si diffonderà il podcasting in Italia. A me sembra davvero l'arma vincente. La radio e televisione non hanno saputo adeguarsi ai cambiamenti sociali portati dalla tecnologia. La radio e la televisione, così come sono, mi hanno stufato.

Vorrei sentire il telegiornale delle 8 su Radio Rai Uno ma raramente sono in auto a quell'ora: perché la Rai non mi lascia scaricare sull'iPod un MP3 con il notiziario o almeno un riassunto? La BBC lo fa.

Aggiungo: il 90% di quanto ascolto per radio è inutile e snervante. Eppure non ho scelta: se un programma mi annoia posso solo farmi annoiare da un altro programma su un'altra frequenza. Se sono in anticipo o in ritardo per un contenuto che mi interessa non posso che rinunciarvi.

Eppure è finito il tempo della vita cadenzata da orari precisi lavoro-casa-telegiornale. I broadcaster devono adeguarsi al cambiamento e al nomadismo, devono rinunciare alla loro rigidità. Lo hanno già fatto i giornali, con le edizioni online e i feed RSS. A quando la radio e la Tv davvero personali?

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