02 febbraio 2005

La persistenza delle scelte.





La notte tra il 13 e il 14 luglio del 1995 compii una scelta discutibile -- non senza un certo autolesionismo -- che avrebbe modificato sia il mio futuro che il mio passato.

Da quel momento il mio presente diventò più difficile, solitario: ero diventato più vecchio dei miei anni. Ci volle molto tempo perché la mia età morale si riallineasse alla mia età anagrafica.

Al contempo, la maggior parte del mio passato (ciò che avevo fatto, visto, conosciuto prima di quella data) fu rimossa e sostituita da un agglomerato di ricordi confusi: qualche amico, le prime ragazze dai volti indefiniti, i giorni a scuola, le domeniche in famiglia. Ma nessun ricordo preciso, puntuale, vivo.

Quando cerco di ricordare mio passato è come se tentassi di guardare attraverso un vetro impolverato. Come se tutto fosse avvolto in una leggera nebbia a banchi.

In compenso, ciò che mi fu tolto in memoria, mi venne dato in olfatto. Ma di questo scriverò più avanti.



Immagine: John C. Lahr, Persistence of Vision Demonstration

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