07 aprile 2013

Fotografia notturna a Settimo: si ricomincia con una mirrorless.

La Nikon D80 ha ceduto il passo, dopo lunghe riflessioni , alla mirrorless Fuji X-E1. Qui i primissimi scatti a pochi passi da casa. I primi due sono stati sviluppati dal file RAF con il software Fuji MyFine Pix Studio. Gli altri sono i JPEG nativi della fotocamera, non elaborati.
Via Niccoli  (Settimo T.se)
Via Niccoli  (Settimo T.se)
Piazza S.S. Maria dell'Arco (Settimo T.se)
Piazza S.S. Maria dell'Arco (Settimo T.se)
Piazza S.S. Maria dell'Arco (Settimo T.se)
Piazza S.S. Maria dell'Arco (Settimo T.se)
Piazza S.S. Maria dell'Arco (Settimo T.se)
Piazza S.S. Maria dell'Arco (Settimo T.se)

02 aprile 2013

Seagull S6 con Quantum II: prime registrazioni.

Un piccolo aggiornamento sul nuovo acquisto, la chitarra acustica Seagull S6+ CW GT Quantum II, e soprattutto sull'elettronica Godin. Ho interpellato il servizio clienti che, gentilissimo, mi ha fornito le seguenti indicazioni:
The bass and treble pots are for the under saddle transducer only. When the mic control is in center position, the internal mic is off. The signal from the mic can be blended either in phase (clockwise), or out of phase (conter-clockwise).
La spiegazione non richiede traduzioni ma chiarisce l'uso del Quantum II. Qui trovate alcune tracce registrate al volo con Audacity e convertite in MP3. Equalizzazione neutra e nessun postprocessing. Corde a fine vita e mano a fine giornata, quindi non me ne vogliate per imprecisioni e dinamica approssimativa.

Il primo set è l'arpeggio iniziale di Someone like you di Adele.
Il secondo set è lo strumming iniziale di Umbrella nella versione di Mandy Moore.


29 marzo 2013

Nuova arrivata: chitarra acustica Seagull S6+ CW GT.

Ieri, complice una congiuntura fortunata, c'è stato un avvicendamento nel setup acustico. Ho venduto la mia Ibanez EWC30, acquistata in un Guitar Center di Las Vegas nel 2008 e ho acquistato quella che, in realtà, era la chitarra che ero andato a cercare da Guitar Center e da altri negozi negli USA, ma senza fortuna: una Seagull dotata di elettronica Godin Quantum II.
Questo sistema è particolare perché combina un trasduttore piezoelettrico posizionato sotto il ponticello e un microfono a condensatore a collo d'oca posizionato in prossimità della buca. Un comando permette di miscelare il suono delle due sorgenti.
Quantum II
Anni fa, Seagull e gli altri costruttori del gruppo Godin (Norman, Art&Lutherie) installavano il Quantum II su diverse serie, mentre oggi si trova (e non facilmente, almeno in Italia), sul top di gamma. Le serie meno costose montano solo il Quantum I, privo di microfono.
Sono pochissimi gli strumenti che montano nativamente una trasduzione ibrida piezo + microfono, tanto che molti chitarristi fanno installare prodotti GHS, L.R.Baggs, Fishman e di altri marchi. E' chiaro che un piccolo microfono interno non può sostituire per resa, qualità e dinamica un AKG o un Neumann, ma è senz'altro una soluzione pratica che rende più naturale il suono amplificato, smorzando il crisp tipico dei piezo (che a me non dispiace affatto).
Comunque, la Seagull S6+ Cedar CW (che sta per cutaway, ovvero spalla mancante) GT (Gloss Top, ovvero top rifinito lucido) è uno strumento che vale davvero più di quel che costa: assemblato in maniera semiartigianale, di costruzione robusta, con materiali e legni ottimi (top in cedro); il manico è confortevole ma più largo di quello della mia ex Ibanez; le meccaniche, marchiate Seagull, hanno chiavi piccole e sono di qualità elevata.
Altra differenza rispetto all'Ibanez è la cassa full size che assicura una gamma di frequenze più ricca sui bassi e medio bassi, anche se devo abituarmi ad una forma più ingombrante. Last but not least, le chitarre Godin sono fornite del TRIC Case, una custodia rigida in polistirene che pesa una sciocchezza.
Non ho potuto provare la Seagull che per pochi minuti, quindi dare un un'opinione ora sarebbe poco utile. Mi riservo di suonarla un po' e poi aggiornare le mie osservazioni, magari con qualche registrazione (se non fanno orrore).
Veniamo quindi alle foto: alcune mie, altre del gentilissimo venditore, un paio prestate dal web.

Top in cedro, finitura lucida. Vernice delicata :-(

Trovo che la paletta Seagull sia bellissima.




Immagine ufficiale che circolava sui siti dei rivenditori. I colori sono corretti.

Si vedono il microfono gooseneck nella buca e il ponticello compensato.



Ed ecco il Godin Quantum II, posizionato sulla fascia superiore, con i comandi per miscelare piezo e mic, bassi, alti e volume. Semplice ed efficace

Particolare del Quantum II (foto presa dal web)

Il TRIC Case è una custodia geniale: polistirolo fuori, plastica dentro, leggerissima.


Qualche caratteristica raccolta sul web:
  • Manico: acero foglia d'argento
  • Tastiera e ponte: palissandro indiano 
  • Top: cedro massello
  • Fasce: ciliegio
  • Ponticello: Tusq compensata 
  • Capotasto: Tusq
  • Finitura: Laccata nitrocellulosa 
  • Scala: 24.84" (63 cm)
  • Radius: 16" (40,6 cm)
  • Larghezza capotasto: 1.72" (4,37 cm)


E, giusto per la hall of fame, ecco l'album della mia Ibanez, ora in ottime mani. Ciao, e grazie di tutto!









24 marzo 2013

Freeride Val Susa: dal Truc (con la neve) sul sentiero 558.

L'inverno non vuole proprio mollare e a 1400 m di quota troviamo la strada che porta al Truc ancora coperta di neve. Gli ultimi 300 m di ascesa si fanno a piedi e a spinta, con la neve alle caviglie, e sono particolarmente intensi per la fatica.
Dal Truc il sentiero, interamente esposto a sud, è nvece pulito.
Ecco la traccia su Everytrail

Il Truc (Susa) - 558



Ecco la traccia su Garmin Connect



Qui il video della discesa (parte alta e intermedia del sentiero 558)

14 marzo 2013

Questa mattina...

...tutti vaticanisti esperti. Ad origliare discorsi qua e là, c'è chi si è consultato con Sodano fino all'ultimo minuto, chi è stato diacono gesuita e chi ha dato utili consigli alla confezione dell'abito del pontefice. Un po' come durante gli europei di calcio.
Se non è altro è stato emozionante seguire l'annuncio su #HabemusPapam.

05 marzo 2013

Cormac McCarthy, Non è un paese per vecchi.

Chi segue il mio blog e le recensioni di libri sa bene che alla narrativa preferisco di gran lunga la saggistica. Ma se posso suggerirvi un titolo, certo che vi coinvolgerà e lascerà soddisfatti quando girerete l'ultima pagina, Non è un paese per vecchi è sicuramente uno dei migliori candidati. E lo scrivo pur ammettendo di non aver avuto la predisposizione per veder per intero il film dei fratelli Coen -- la cui sceneggiatura, sia detto per inciso -- è fedelissima alla stesura del romanzo.
Lo stile di McCarthy è avvincente e al contempo asciutto, hemingwayano, direi, se il termine non fosse abusato: prova ne sono i dialoghi, quasi sospesi in un silenzio irreale, come se i personaggi non fossero in grado di colmarlo con le parole e i ragionamenti.
La figura di Chigurh è agghiacciante, la personificazione del male: un demone irredimibile che, alla fine, muove quasi a pietà perché si guadagna il pane sporcandosi le mani con lavori che in qualche modo vanno fatti, ma che debbono rimanere lontani dalla luce dei piani alti.
Le descrizioni dei paesaggi del Texas meridionale sono intrise di fascino, dolore, e desolazione.
Un racconto violento, spietato, sanguinario. Ma non è un libro privo di speranza; la luce la si intravede nell'etica incrollabile dei buoni, come lo sceriffo Ed Bell; una luce sbieca e fioca, ma capace di sollevare l'animo.
McCarthy ha avuto per me anche un effetto volano: ho letto, sbagliando sequenza (il bello del caso) Città della pianura, il terzo capitolo della Trilogia della frontiera.

Einaudi 2006
Supercoralli
pp. 254
€ 17,00
ISBN 9788806179670
Traduzione di Martina Testa


La scheda su Einaudi.it
La voce su Wikipedia.

21 febbraio 2013

Cosa non ha fatto Giannino.

1. Non ha conseguito un master a Boston
2. Non ha conseguito lauree in giurisprudenza e/o economia
3. Non ha partecipato da bambino allo Zecchino d'Oro

Se da un lato è chiaro che ora i media ce l'hanno un po' con lui (ma d'altronde in campagna elettorale è ovvio essere messi sotto la lente, e bisogna essere pronti alle imboscate) dall'altro sorge una domanda: uno che dice di aver fatto molto, ma che sembra aver fatto poco, doveva scegliere il nome "Fare" per il proprio movimento?

PS. Da abbonato di Wired, non mi straccerò le vesti se spariranno gli illuminanti contributi di Giannino in tema di economia.

27 gennaio 2013

Bruzolo - Combette con discesa lungo Rio Pissaglio.

Giro invernale in MTB con partenza da Bruzolo (TO), salita verso i Bigiardi e Combette e discesa lungo il Rio Pissaglio fino a Bruzolo. 
Qui la traccia GPX registrata con Garmin EDGE 800. 
 
E qui sotto l'immancabile video registrato con la fida GoPro attaccata al chest mount di mia costruzione.



19 gennaio 2013

Nuovi modelli FIAT: quando è la satira a copiare.

Copiare, o per lo meno, prendere spunto. O, chissà, un frutto del subconscio. Alessandro Robecchi de Il Fatto Quotidiano, pubblica un articolo che vorrebbe essere satirico (o umoristico, non è chiaro -- a lui) sulla FIAT, una specie di disanima di nuovi modelli. Agghiaccianti i commenti divertiti dei lettori.
Lo scritto vorrebbe essere divertente, ma non è lo. Primo, perché l'azienda ha appena annunciato due anni di CIG per i dipendenti dello stabilimento di Melfi (come mai nessuno parla delle ripercussioni sull'indotto?); secondo, perché un articolo simile, ma decisamente più riuscito e di buon gusto, lo scrisse quattro anni fa l'inarrivabile Michele Serra per la rubrica Satira preventiva.
Chi ha buona memoria, se lo ricorda di sicuro. Gli altri lo rileggano.

18 gennaio 2013

Myspace, a volte ritornano.

Forse un po' indaffarati a seguire il turbinio evoluti dei social network, consolidati, nuovi e nuovissimi, e delle loro declinazioni su diverse piattaforme (mobile, web), non tutti ricordiamo che, agli albori delle reti sociali, a contendersi gli utenti con Facebook c'era il (disastroso) Myspace, la piattaforma social fortemente incentrata sulla musica, allora gravitante nella galassia News Corporation, di proprietà del tycoon Rupert Murdoch. Stiamo parlando di sei o sette anni fa, eppure sembra (quasi) preistoria. Ai tempi, invitato da alcuni amici musicisti semiprofessionisti che cercavano di promuovere la propria musica in rete, mi ero iscritto ed avevo curato un profilo. Sia detto per chi, allora, non frequentava Myspace: era un incubo. Sul serio: gli utenti potevano personalizzare la home page del proprio profilo inserendo codici e template HTML in un editor WYSIWYG, con risultati tra il caotico e lo stucchevole ma sempre, sistematicamente, contrari alle elementari regole di accessibilità, leggibilità e navigazione. Un marasma. Gigantesche icone animate e sfondi "fantasy", testi con font tipografici scuro su scuro, player che riproducevano in automatico loop musicali, slideshow che invadevano diverse sezioni della pagina.

Poi, il meccanismo "social": per la serie, tutti amici di tutti. Era la gara a chi invia e riceveva più "add" (ovvero aggiungere utenti come amici al proprio profilo). Pure io, che sono un po' orso, avevo centinaia di "amici". Ne conoscevo una piccola porzione, e la maggior parte erano profili di rockband mantenuti da webmaster che aggiornavano, di rado, un bollettino delle news.  Anche lo stream era caotico, più che altro un susseguirsi di messaggi e commenti. E dire che, negli stessi mesi, le funzionalità social di Facebook stavano evolvendo e si stavano consolidando. Purtroppo, come noto, il web non ha memoria, ma per un utente il confronto era abbastanza evidente. Ricordo perfettamente che circolava, in quei mesi del 2006, un brillante quanto mai provocatorio articolo in cui si sosteneva, senza tanti giri di parole, che negli USA gli utenti medi di Myspace erano prevalentemente neri o ispanico-americani, di reddito medio basso, con un titolo di studio di scuola superiore e con impieghi di profilo non elevato, mentre chi usava Facebook quotidianamente poteva essere descritto come il tipico studente bianco di famiglia benestante, iscritto al college. Non ho trovato l'articolo originale, ma questo contributo relativamente recente ne riprende in sostanza alcuni dei concetti. Utile, anche se datato, questo articolo che confronta i principali social network nel mondo (al 2009). Tutti d'accordo, invece, nel sostenere che Facebook abbia imparato molto dagli errori e dalle mosse "ingenue" di Myspace, proponendo un template pulito, funzionalità più immediate, migliore gestione della rete di contatti. Errori che a Myspace e al suo finanziatore, sono costati moltissimo; ma chi ha pagato il prezzo più elevato sono stati i moltissimi dipendenti licenziati a Los Angeles nel 2009 nel momento di crisi più profonda. Proprio in quelle settimane, sul popolare social network Reddit, di cui ho parlato in un mio precedente articolo e che oggi tutti conoscono per la drammatica fine di Aaron Swartz, uno dei suoi fondatori, sono stati pubblicati interventi di giovani sviluppatori che avevano appena ricevuto la lettera di licenziamento e le due settimane di paga, e che passavano il tempo nella caffetteria aziendale o a cercare un nuovo lavoro. In quel trambusto spuntò il cantante, attore e produttore Justin Timberlake che, forse troppo ricco da non sapere come spendere i propri soldi, decise di investire una cifra gigantesca per rilanciare la piattaforma. Senza esiti brillanti, ad essere sinceri. Insomma, anche il business model che stava dietro (la promozione di nuovi talenti musicali alla ricerca di una label e di un contratto) ha funzionato per poco, e non credo abbia prodotto una grande ricchezza. Poi, per Myspace, l'oblio, contrapposto al successo di Facebook, alla sua quotazione in borsa, alla nascita di altri nuovi micro social network, alle strategie dei grandi player del web e dei servizi mobili. Premessa un po' lunga ma doverosa. Perché, come tutti avrete letto, nelle scorse ore ha fatto nuovamente la propria comparsa sulle scene un redivivo Myspace. Piccole furbizie di marketing: il lancio è avvenuto in contemporanea con l'uscita dell'ultimo singolo del suo proprietario, la cui foto campeggia sulla home page; inoltre, per gli utenti più tradizionalisti, è presente un pulsante che apre la vecchia versione di Myspace.





 L'accesso al servizio, superfluo dirlo, è abilitato da: -  username e password dei vecchi account Myspace, se uno se le ricorda (e se funzionano: io ho provato ma il mio utente risultava sconosciuto) -  una nuova registrazione -  connettori sociali: Twitter connect e Facebook connect, più arricchimento del profilo con un po' di dati personali, preferenze e descrizioni. Ho optato per Twitter connect.





Finita la procedura di registrazione, finalmente si alza il sipario sul nuovo Myspace che, ad onor del vero, è completamente diverso dalla vecchia versione. Ci accoglie una grafica pulita ed essenziale, un menu chiaro sulla sinistra e una descrizione abbastanza esaustiva delle nuove funzionalità.

  

Già dalla registrazione, ma anche leggendo i commenti pubblicati in queste ore, emerge subito l'approccio orientato alla musica di questo redivivo social network: in basso è sempre presente una barra funzionale con i comandi di un player musicale, segno che la promozione di musica è ancora al centro degli interessi della piattaforma.

 

Insomma, tutto sembra al suo posto, finalmente: la grafica, l'integrazione, le funzionalità, i percorsi guidati. Ma, come fanno notare alcuni, il grande ostacolo che Myspace dovrà superare è il tempo: Myspace arriva tardi in tutti i sensi: tardi rispetto agli altri social network che realizzano meccanismi di retention sempre più raffinati ed offrono strumenti di business molto sofisticati (big data, profiling ecc), tardi rispetto ai nuovi competitor che si contendono nicchie di utenti (vedi Pinterest), ma anche tardi rispetto al paradigma stesso del social network che, nell'anno dl Signore 2013, hanno ampiamente raggiunto il hype del loro ciclo di vita e devono attrezzarsi per evolvere. Facebook lo sta facendo, cercando di competere nel segmento dei motori di ricerca; il vantaggio competitivo di Twitter è insito nel suo meccanismo fortemente asimmetrico e nell'immediatezza del messaggio; altri microsocial offrono funzionalità di nicchia o verticali molto gradite (ad esempio Instagram). Poi c'è chi prova ma forse non riesce: è il caso di Microsoft So.cl, di cui ho scritto qualche tempo fa (siamo sinceri: chi lo usa?). E' questo il contesto in cui Myspace dovrà dimostrare la validità del suo modello e la potenzialità delle sue funzioni, soprattutto quelle legate alla distribuzione di contenuti multimediali originali. La partita è aperta.

Articolo pubblicato su Voices