08 febbraio 2005

La paura del risparmio.



Spazzata l'ultima polvere del regime di Ceasescu, la Dacia Logan, berlina dal cuore francese (motore, curscotto e pianale Renault), sarà venduta al prezzo di 5000 euro. Niente aria condizionata o airbag.

"L'importante è che duri 5-6 anni senza grosse riparazioni e non bagnarmi quando piove", confessa uno degli automobilisti romeni che hanno prenotato questa vettura senza nemmeno vederla.

Arriverà presto in Italia. Ma tant'è. Noi europei occidentali non ci sappiamo mai accontentare. Vogliamo la sicurezza, il comfort. E così la nostra versione, gravata dei necessari dispositivi, costerà un po' di più (circa 7000 euro).

Sarà comunque il veicolo più a buon mercato nel listino Quattroruote. Sursum corda. Sono tempi duri: chi non vorrebbe un'auto, con motore e meccanica collaudatissimi, a questo prezzo?

Poi ho pensato: mumble mumble, non sarà troppo bello per avere successo?

Alle casse dell'Auchan si vedranno sempre le stesse scene: petti di pollo invece del filetto.

Il resto, per pagare le rate della Golf.

07 febbraio 2005

Post it.




Scendendo la scala mobile che porta al parcheggio del supermercato, ho notato, sulla parete alla mia destra, un piccolo Post it giallo che diceva:

40 ANNI SANO
VENDO UN RENE
MARIO 335 7406xxx

Innegabile: l'economia del sommerso si affida a strumenti sempre più incerti ma fantasiosi.

04 febbraio 2005

La persistenza degli odori.




Ricordo ogni persona per l'odore particolare che si porta appresso. Un segno invisibile ma inequivocabile di una presenza.

Il tempo trascorso con una persona non svanisce nell'arrivederci. In me continua nelle persistenti sensazioni olfattive che mi ha lasciato.

Così, se ho passato una serata con un amico, riesco a raffigurarmi la sua camera, i suoi abiti sulla sedia, certe fotografie appese alle pareti, la zona in cui vive.

Allo stesso modo, tutte le mie scelte sono accompagnate, prima che dalle conseguenze, da un odore che mi rammenta il mio comportamento, i gesti condivisi, le mie mosse.

Se saluto in fretta una donna che ho incontrato, mi rimane un sentore leggero, appena percebile, a ricordarmi che il contatto è stato troppo superficiale, inconsapevole. Al contrario, se si è trattato di un saluto affettuoso, ne distinguo i diversi profumi: la pelle, gli abiti, i capelli, le mani.

Meglio di me riusciva il clown di Einrich Böll, capace di distinguere gli odori delle persone con cui parlava al telefono.


Immagine: Razvan Jigorea, Persistent Places


03 febbraio 2005

Volgendo sguardi al cielo.




(Torino, esterno notte. Complice, spesso, il silenzio dell'inverno.)

Sopra i nostri passi distratti, sopra le nostre mani appesantite dalla fretta, sopra le auto in sosta e il rumore, c'è una città che riempie di stupore e di meraviglia.

Salman Rushdie direbbe una città visibile ma non vista. Per non smarrirci in questa città nuova, Gianni Pavesi ha creato uno Stradario molto particolare.

Le sue fotografie sono una topografia del fantastico con il naso all'insù, una mappatura creativa di quello che sta sopra le strade, luoghi che siamo abituati a percorrere guardando dritto nel vuoto.

Lo Stradario di Gianni ci restituisce dettagli che nemmeno sapevamo esistere: cornicioni, archi, finestre, insegne. Ritraendo insieme palazzi verticali e cieli nerissimi o illuminati dal riverbero della città, Gianni ci fa camminare sul cielo, con passi lievi, e ci accompagna ad ammirare un'urbanistica gioiosa, differente, magica.

La personale Stradario di Gianni Pavesi, realizzata nell'ambito della Rassegna di fotografia LAMPI FUORI a cura di Fulvio Bortolozzo e inaugurata ieri sera, è in mostra fino al 19 febbraio nei locali del Centro di Cooperazione Culturale SOUNDTOWN.


Immagine: Gianni Pavesi tra le sue opere.


02 febbraio 2005

La persistenza delle scelte.





La notte tra il 13 e il 14 luglio del 1995 compii una scelta discutibile -- non senza un certo autolesionismo -- che avrebbe modificato sia il mio futuro che il mio passato.

Da quel momento il mio presente diventò più difficile, solitario: ero diventato più vecchio dei miei anni. Ci volle molto tempo perché la mia età morale si riallineasse alla mia età anagrafica.

Al contempo, la maggior parte del mio passato (ciò che avevo fatto, visto, conosciuto prima di quella data) fu rimossa e sostituita da un agglomerato di ricordi confusi: qualche amico, le prime ragazze dai volti indefiniti, i giorni a scuola, le domeniche in famiglia. Ma nessun ricordo preciso, puntuale, vivo.

Quando cerco di ricordare mio passato è come se tentassi di guardare attraverso un vetro impolverato. Come se tutto fosse avvolto in una leggera nebbia a banchi.

In compenso, ciò che mi fu tolto in memoria, mi venne dato in olfatto. Ma di questo scriverò più avanti.



Immagine: John C. Lahr, Persistence of Vision Demonstration

31 gennaio 2005

L'uomo discende dalla scimmia.



Evviva.

Il Medical Center della Duke University (North Carolina) ha condotto una ricerca che dimostra che i maschi dei macachi hanno uno spiccato interesse nei confronti del fondoschiena degli esemplari femminili.

Per ottenere la foto di un sedere femminile, alcuni dei simpatici mammiferi osservati si sono dimostrati disposti a rinunciare a parte del proprio cibo o addirittura a barattarlo per l'immagine desiderata.

L'evoluzione fino all'Homo Sapiens Sapiens consiste pertanto nel parcheggiare l'auto davanti all'edicola e acquistare Men's Health o GQ.

28 gennaio 2005

Scent of a woman.




Scommetto che non sono il solo.

Quando incrocio una donna, cerco di passarle abbastanza vicino per annusare il suo profumo. Perché è raro che una donna non abbia profumo.

Sono istanti brevissimi, ma mi piace -- partendo da quella scia -- tentare di capire qualcosa di più.

Spesso è un sentore appena accennato, floreale, che sa solo di pulito, di pelle fresche. Altre volte è qualcosa di intenso e persistente, e questo mi dà più tempo per immaginare dove andrà quel profumo, una volta svoltato l'angolo.



Immagine: Geraldine Güivas, Heaven Scent, 2003


Relitto sarà lei!




Okay, okay. Forse Usenet non sarà l'ultima moda dei servizi Internet. Forse è vero che i blog, le chat e gli instant messenger (questi ormai integrati nei sistemi operativi) sono di gran lunga più utilizzati.

Però non fa piacere leggere notizia secondo la quale AOL ha deciso di non offrire più ai propri utenti l'accesso ai gruppi di discussione. Per inciso, milioni di utenti, molti dei quali pionieri della rete, cui si devono la stragrande maggiornaza degli articoli che oggi possiamo trovare sui newsgroup più disparati.

No, non fa piacere. Usenet potrà anche non generare profitto e rappresentare un costo, ma non può essere considerata una moda alla stregua delle animazioni in Flash (vedi l'antidoto skipintro) o della conta dei morti tra le dotcom.

E' informazione spontanea, è creazione di contenuti, discussione, scambio. Tutto a disposizione degli altri.

Speriamo che almeno in questa occasione non si verifichi una corsa all'emulazione del gigante americano.

Sarebbe ben triste che fra qualche anno qualcuno ci chiedesse: che cos'era Usenet?


27 gennaio 2005

La macchina che mancava.




Il ricercatore israeliano Yoram Vardi del Rambam Hospitalad Haifa ha messo a punto una macchina in grado di misurare il livello di libido delle persone.

L'esperimento è stato effettuato su un campione di 30 persone (maschi e femmine) sessualmente sane, impegnate nella visione di alcuni filmati.

Il test, scrive Repubblica, ha dimostrato che erano i film a contenuto erotico a determinare le variazioni più consistenti delle onde P300. Ovvero: più lo spettacolo era eccitante, più le loro onde P300 ne erano state modificate. Come dire: è il sesso la principale causa di distrazione nel nostro pensiero.

Che gaia scienza. Ci voleva una macchina per scoprirlo.


26 gennaio 2005

Addio, mio pesciolino!



Genova. La Stampa di oggi e i TG di ieri riportano una notizia che chiude un'era: i pesciolini rossi non potranno essere più un premio in palio agli stand del Luna Park di Genova. Trattandosi di un animale, non può essere ceduto come premio in quanto lo si ridurrebbe ad oggetto. Plausi al legislatore. Vediamo perché.

Nelle vacanze di Natale, il giro al Luna Park era la tappa obbligata per bambini e infreddoliti genitori.

Per chi, dotato di grandi abilità, riusciva a centrare il barattolo con una pallina da ping-pong o infilare un anello di plastica intorno a qualche oggetto, il premio più ambìto era lui: l'occhiuto, spaurito, squamoso pesciolino rosso, ceduto in un sacchettino di plastica trasparente chiuso con un nodo.

I giostrai dimostrarono ben presto di conoscere il marketing e, nel consegnare l'animaletto nelle mani del bimbo, proponevano ai genitori l'acquisto di un piccolo acquario con tanto di palmette di palstica e anfora romana sul fondo nonché del mangime in scaglie. Ovviamente il prezzo era fuori mercato ma, si sa, in quei momenti è facile abboccare.

Il pesce godeva nei primi giorni di asfissianti attenzioni da parte del neoproprietario, che tentava di alimentarlo una dozzina di volte al dì, con seri rischi per la salute del minuto vertebrato.

Nei giorni seguenti, si poteva osservare l'euforia svanire all'aumentare della sporcizia nella vasca e al diminuire delle dimensioni del pesce, cui spesso si negavano gli alimenti.

Gli esemplari tenuti nelle tipiche bocce, a furia di giarare in tondo e nella stessa direzione, lamentavano ben presto problemi all'apparato scheletrico il cui raggio di curvatura era destinato ad aumentare. Da qui, i famosi pesci arco altrimenti detti unidirezionali.

Se il pesce riusciva a sopravvivere fino alle vacanze estive, si poneva il problema del trasporto nel luogo di villeggiatura o della sua sopravvivenza nella casa di città, in base a presunte capacità di autosufficienza e procacciamento del cibo, quantomeno improbabili in 3 litri d'acqua clorata.

E così, ogni anno, si ripeteva un rito antichissimo e un crudele: la mattina della partenza, alle prime luci dell'alba, con la 128 già carica di valigie, uno dei genitori doveva assolvere al delicato compito di spiegare al figlioletto dove era finito il pesciolino.

"Tesoro, è tornato in mare, dai suoi amici. Non poteva venire con noi a Frabosa".

Il dolore per la perdita del piccolo amico durava il tempo di due lacrimucce, e poi tutti si partiva per le vacanze.

Tornato in mare. Già.

Quanti anni ci sono voluti per capire come aveva fatto a tornarci.