Credo che tra i proprietari di cani da guardia (ovvero quei muscolosi quadrupedi atti a difendere un'abitazione da abusi e furti) ci sia un sostanziale confusione tra i concetti di
proprietà privata e
pubblica strada.
Dalle mie parti succede che, appena qualche chilometro fuori da un qualunque centro abitato, ovvero zona collinare di San Mauro, Gassino, Baldissero ecc., la situazione abitativa media sia composta da villetta semi indipendente o cascina più o meno ristrutturata e ameno giardino con accesso sulla strada. Ah, per strada intendo quella via di comunicazione costruita e mantenuta da un ente pubblico con i soldi delle tasse. Tanto per essere chiari.
Ma torniamo alla casetta più o meno rurale. Questa è dotata in genere di giardino o cortile (sul cui gusto e contenuto soprassiedo) limitato da una recinzione e da un cancello. Un accidenti di cancello. E dietro il cancello, l'immancabile muta di cani inferociti addestrati a difendere con la vita quattro forconi arrugginiti e una Punto con le gomme Marangoni.
Il cane in questione in genere non è un animale particolarmente sveglio. Probabilmente per imitazione del suo padrone. Il quale, a dimostrazione di non aver capito a cosa serve un cancello né un cane, lascia solitamente il cancello aperto e il cane libero. Una cazzo di catena da 1 euro, no?
Ecco, succede che il sottoscritto, che non ha cani che sporcano le strade e paga (in trattenuta) le tasse con cui gli enti pubblici dovrebbero costruire e mantenere strade di pubblico accesso e libera circolazione, sabato mattina, inforcata la propria mountain bike in direzione di Bussolino, ha dovuto cambiare percorso tre volte di seguito per evitare di essere sbranato da altrettanti cani ovviamente lasciati liberi a difendere i cancelli spalancati di cascine e casette.
Per la cronaca, lo stupido quadrupede, in ossequio alle bastonate ricevute dal padrone, non conosce altra reazione che cominciare a correre verso oggetti o persone semoventi (se necessario, abbaiando, ringhiando e mostrando i denti) che hanno fatto l'errore di trovare a pedalare (o camminare) nel raggio di azione delle loro fauci. Che, sia ripetuto per chiarezza, non è una strada o una proprietà privata ma una
strada pubblica. Pagata anche dalle mie tasse.
Inutile far capire allo stolto mammifero (il cane o il padrone, trovate voi la differenza) che il sottoscritto in quelle pulciose cascine imbrattate di sterco di vacca e coperte da tettoie di amianto non ci entrerebbe nemmeno per ritirare il Premio Nobel (che cacchio vi dovrei rubare, il letame?): l'unica preoccupazione del loro proprietario è che il fido animale terrorizzi e attacchi chiunque non sia protetto dalle lamiere spesse di una macchina.
La conseguenza è che il sottoscritto, per riportare la pelle a casa, per tre volte sabato mattina è stato costretto a fare dietrofront e ad allontanarsi in fretta e furia, maledicendo non la proprietà privata ma i proprietari.
Ed ecco le vostre obiezioni e le mie risposte:
1. I cani non attaccano, difendono solo il territorio.
Un par de ciufoli. Primo, la strada non è il territorio di nessuno: è un'opera pubblica. Secondo, perché lasciare il cancello aperto e il cane sciolto?
2. I cani attaccano solo se dimostri di aver paura.
Che sentimento dovrei provare mentre un alano di 70 kg mi rincorre spalancando le fauci?
3. Non fa niente, è un cucciolo, vuole solo giocare.
Allora che passi il proprio tempo a giocare a mordere le chiappe del suo padrone.
Lo dico chiaro e tondo, sperando che qualche "animalista" (bifolco è un'offesa?) legga queste righe: i vostri accidenti di cani da guardia, teneteli a fare la guardia alle vostre accidenti di cascine dietro a un cancello oppure legati ad una corda.
Perché il mio diritto a camminare incolume sul suolo pubblico vale di più della vostra discutibile abitudine di alimentare l'aggressività degli animali domestici.