01 maggio 2014

Liguria freeride. Terzo tempo: Cervo, Antenne, Salto nel blu.

Cervo potrebbe essere l'emblema della Liguria: si sviluppa in una verticale perfetta, irraggiungibile, quasi antigravitazionale. Non esistono quasi i concetti di destra o sinistra; ci sono solo sopra e sotto, in alto e in basso. Cervo se ne sta lì, bidimensionale, quasi dipinta sul fianco del colle. Tutt'intorno, strade si inerpicano lente, mostrando, ad ogni curva e tornante, dietro manufatti di foggia militare, il blu intenso e remoto del mare.

C'è una strada che sale fino alle Antenne, un impianto di ripetitori in cima ad un colle ben esposto a sud. Lo risaliamo alla fine di una giornata che ci ha già portato alla Base Nato e al Sentiero H. Abbiamo un po' di metri e acido lattico nelle gambe ma questa salita e questa discesa vanno fatte. Mi fido.



Il sentiero si chiama Salto nel Blu. Scende veloce e sinuoso. Tecnicamente è completo perché ci sono terra, sassi, roccia, sponde.
Ma l'urgenza non è quella di saggiare il fondo. Anzi, non avverto alcuna urgenza.
La luce calda e radente del pomeriggio che sta cedendo il passo alla sera illumina la traccia davanti ai miei occhi estasiati dal contrasto della terra chiara contro il blu scuro del mare e l'azzurro del cielo e il verde dei cespugli di euforbia ed erica.
Finché arriviamo. E' il Salto nel Blu. Una rampa compatta di terra e roccia che, per una frazione di secondo lunga quanto una vita intera, ti fa volare nell'aria tiepida e odorosa abbastanza in alto da non lasciarti vedere nient'altro che il blu del mare, come se non ci fosse più la terra del sentiero.
Fa mancare il fiato per la bellezza.


Atterro dolcemente. Il silenzio è rotto solo da una brezza leggera e dalle pietre che saltano tra i tasselli del Minion DHF.
Vorrei continuare, ma non riesco. Devo frenare. Fermarmi. Appoggiare la bici a terra e guardare.
Di fronte a me, il sentiero descrive una veloce parabola andando a nascondersi dietro alla vegetazione; sembra scomparire nel mare.
Un brivido. Do la colpa alla stanchezza, ma so che è altro.
Sono sopraffatto dalla bellezza aspra e primitiva e completa di questo luogo. Non è altro che una striscia di terra polvere e sassi che ripiega verso sud, ma mi sembra un mondo intero. Un luogo perfetto, che non ha bisogno di altro.



Qui sotto traccia e animazione.

Cervo, ripetitori, sentiero Salto nel blu



Liguria freeride. Scivolare liberi verso il mare, in quattro tempi.

29 aprile 2014

Liguria freeride - Secondo tempo: Finale Ligure - Base Nato - Sentiero H.

Finale Ligure è un luogo ormai indissolubilmente associato alla mountain bike. I lunghi sentieri che si arrampicano sui colli del finalese attraggono biker da mezza Europa. Hanno ragione.
La meta di questo giro, anzi di questo tempo, è la notissima ex base "Scatter" Nato abbandonata negli anni 90 che si trova in località Calice Ligure, sulle pendici del Colle Melogno. Questo documento dell'Agenzia del Demanio la descrive dettagliatamente.

La base si raggiunge superando la cappella della Madonna della Neve e percorrendo la strada di accesso, lungo la quale sorge un impianto a pale eoliche, in attività. La salita è stata abbastanza faticosa più che altro per il fondo reso scavato e irregolare dalle piogge dei giorni prima ma anche per l'orgoglio di tenere testa ad un gruppo di biker tedeschi che salivano come forsennati. Lo ammetto: non abbiamo bissato Italia-Germania 4-3; è stato un onesto pareggio.



Non mi dilungherò sulla struttura della base Nato: in rete si trova ampia documentazione fotografica. Qui trovate alcuni miei scatti effettuati durante il giro.
E di certo non mi sono arrampicato fin qui -- la lunga salita su asfalto e fondo sterrato non sempre in buone condizioni si articola su un dislivello complessivo di circa 1200 m -- per visitare una base dismessa (i giovanissimi rider che ne affollano le rovine ignorano l'esistenza di un Patto Atlantico, ne sono certo), ma per scendere lungo il Sentiero H.



Qui devo fare un breve flashback, e tornare all'estate del 2010. La mia passione per la bici stava nascendo ma non avevo alcuna preparazione né esperienza in escursioni pedalate lunghe. Per questo accettai, senza farmi domande e sottovalutandone l'impegno necessario, l'invito al Sentiero H. Con il senno di poi, devo dire che, privo di fiato, gambe e testa, non me la cavai così male. A ritmi molto lenti, arrivai a un passo dalla fine della salita per godermi questa famosa discesa.
Superai di pochi metri la Madonna della Neve e lì, assolutamente all'improvviso, collassai. Come morto. Stremato. Sdraiato sull'asfalto. Incapace di muovere un altro muscolo. Lo stomaco in bocca.
Rimasi in posizione fetale per due ore e, alla fine, al colmo della vergogna e dello scorno, accettai un passaggio da uno dei furgoni freeride, stabilendo un primato ancora imbattuto: salita pedalata da 1200 metri di dislivello e discesa furgonata su asfalto. Inutile dire che il Sentiero H mi era rimasto un po' nel cuore e un po' di traverso. Era necessario farlo, finalmente.
Torniamo ad aprile 2014. 
Il Sentiero H, come sanno anche i sassi, si chiama così perché parte da una pista di atterraggio per elicotteri; in realtà parte qualche metro più in alto, proprio dietro la recinzione divelta della base.
Per me abituato al fondo duro, scabroso e aspro delle mulattiere in Val di Susa e Val di Lanzo, ai sentieri militari cosparsi di pietre aguzzi e sassi levigati e lisci, il Sentiero H è un diversivo godibilissimo: una lunga pista in terra battuta liscia come un biliardo; un sinuoso e sensuale susseguirsi di curve, sponde in terra, compressioni, rilanci, ripidoni brevi e divertenti.



Ad essere bravi, si può scendere molto veloci. Disegnare traiettorie immaginarie e proiettarle con lo sguardo su questa striscia di terra bruna e odorosa di bosco e di mare.
Ma è questo che voglio? Incrementare la velocità, lasciare i freni, caricare l'avantreno,  correggere appena la traiettoria, gli indici lontani dalle leve dei Formula?
No. Non sono qui per questo. Sono qui per ritrovare il mio io smarrito 4 anni fa, per fare scorrere nella mia mente tutto quello che è cambiato in questo tempo: non devo dimostrare niente a nessuno. Ora posso permettermi il lusso di premere con dolcezza i freni, rallentare la corsa, concentrarmi sul mio respiro. Annusare l'aria, distinguere i profumi della macchia, il rumore di una lucertola che scappa tra le foglie secche, il suono netto e distinto del mozzo Mavic.
Di tanto in quanto, la superficie liscia concede qualche metro all'esuberanza delle radici che emergono, ricamando motivi, facendo tintinnare le maglie della catena contro il fodero del carro.


Verso sud. Scendo verso sud. Guidato dall'istinto, dalla forza di gravità, da una fame di emozioni che ancora non sono riuscito a placare.
E' finito.
Il Sentiero H è finito. Lo capisco dalla quantità di furgoni freeride che fanno pigramente manovra in un tornante per riportare i biker in cima. Un'altra corsa.
Ma il mare è ancora lontano perché il Sentiero H non ti porta fino in fondo: ti accompagna per metà, come a dirti: "Adesso conosci la strada. Vai."


Qui sotto mappa interattiva e traccia gps (approssimativa).

Finale ligure, Base Nato, sentiero H



Liguria freeride. Scivolare liberi verso il mare, in quattro tempi.

28 aprile 2014

Liguria freeride - Primo tempo: Monte Moro, sentiero T rovesciata.

La cima del Monte Moro, un colle di 400 mslm sul levante genovese, si guadagna in due modi: o da una lunga scalinata che, da Quarto Castagna, porta al cimitero di Apparizione, oppure attraversando la citta'.
In una mattina di festa, con il traffico ridotto, si puo' scegliere la seconda opzione e pedalare per le strade di Sturla e Borgoratti, arrampicarsi su per via Tanini, arrivare a Apparizione, puntare a destra verso il Monte Moro e proseguire, lungo la strada asfaltata tra fasce, vecchie case di campagna appoggiate sulla roccia e il blu del Golfo di Genova.
Piu' si sale, piu' i quartieri del levante sono lontani, minimi. Sulla bretella autostradale scorrono modellini di automobile. Il vento si impregna dell'odore della macchia mediterranea.
La strada finisce asfaltata su una sorta di terrazza artificiale. Si e' disorientati. Il mare e' a sinistra, di fronte e a destra. Ovunque. L'odore forte dei biancospini, della resina dei pini marittimi si mischia all'odore appena percepibile del mare.
La discesa che porta al mare si chiama T Rovesciata, e ne ho gia' scritto un paio di anni fa. E' un sentiero militare che si snoda, degradando sul versante sud del colle, tra i resti di bunker e casematte coperti di graffiti e infestati di erba e piante, ma ancora solidi, come se fossero in uno stato di paziente attesa di un nemico che non c'e' piu'.


Il cattivo tempo dei giorni passati ha lasciato segni profondi sul tracciato, gia' non facile: la terra, ancora umida, e' scavata in gole strette e profonde, sul cui fondo si sono depositate pietre dalla forma squadrata che di certo non agevolano la discesa. Per prevalenza, in queste condizioni la T rovesciata e' un S3, ma superata la parte alta, il sentiero si fa piu' flow e semplice. A circa due terzi della discesa, il sentiero si biforca; sulla destra, prosegue su una mulattiera piuttosto malconcia ed esposta in alcuni tratti; il ramo sinistro, invece, è un single track più semplice che conduce all'interno del bosco e riporta sostanzialmente al tratto finale del sentiero, la pietraia che porta al cimitero di Quinto.
E' un giro veloce e gratificante. Lo si chiude in meno di due ore. 470 m di dislivello, 15 km di sviluppo.
Ma il suo punto di forza è l'apertura sulla costa abitata e popolata, il contrasto tra il silenzio della collina e il rumore del traffico nelle strade sottostanti, il vento che soffia dal mare. In settimana non si incontra anima viva, si è soli ad ascoltare il battito del cuore che cresce.

Qui l'animazione e la traccia del giro, che non comprende la variante flow del tratto finale -- comunque ben visibile -- ma il passaggio su mulattiera esposta. Consigliate le protezioni e, per chi non ha i tubeless, una scorta di camere d'aria: il fondo non è esattamente in moquette.

Monte Moro - T rovesciata



Liguria freeride. Scivolare liberi verso il mare, in quattro tempi.

25 aprile 2014

Liguria freeride. Scivolare liberi verso il mare, in quattro tempi.

Sono stato fortunato abbastanza da avere qualche giorno di liberta' e  approfittarne per pedalare su alcuni sentieri della Liguria, terra in cui sono nato ma che ho lasciato prima che la mountain bike diventasse il mio inguaribile OCD.
2500 m di dislivello in 3 giorni e 4 tracce diverse ma tutte percorse di fronte al mare, anzi verso il mare, con un blu negli occhi, un colore tanto intenso da farmi, talvolta, distrarre lo sguardo dalla linea. Ogni traccia ha un suo tempo ed e' un tempo, una parte a se' che, unita alle altre, diventa un percorso piu' complesso, un cammino che porta a sud, verso il mare, per poi puntare nuovamente le ruote in alto, verso l'interno, e salire.


Primo tempo. Genova, Monte Moro, sentiero T rovesciata.

Secondo tempo. Finale Ligure, Colle Melogno, Base Nato, sentiero H.

Terzo tempo. Cervo, antenne, sentiero Salto nel blu.

Quarto tempo. Diano marina, sentiero dei maiali.

07 aprile 2014

Sentiero forestale Fubina RELOADED

Viù - Cialmetta - Polpresa

A distanza di 3 anni siamo tornati, con qualche variazione, su quello che considero uno dei più spettacolari e scenici sentieri da percorrere in mountain bike o, per chi non se la sente, a piedi: il sentiero forestale Fubina.



Una magnifica opera di ingegneria civile tutta costruita in pietra con tecniche costruttive probabilmente ormai perse, una lunga balconata a strapiombo su una valle alpina.
Dal punto di vista della MTB, non è un percorso esattamente lineare in quanto prevede diversi tratti di portage e non ciclabili, resi ancora più impervi dalla neve ancora presente nei boschi; ma è sicuramente molto divertente e appagante per il paesaggio.

Ecco il video registrato nella prima parte della discesa, fino alla variante verso Tornetti.



13 febbraio 2014

Noa, Eye in the sky - Live @ Luca's Pub Torino.

Sempre dal live al Luca's Pub di Torino, la nostra versione acustica di un classicissimo degli Alan Parson Project, già interpretata dalla cantante Noa: Eye in the sky.




11 febbraio 2014

Live @ The Duke of Wellington, nuove foto.

Pubblichiamo qualche nuova foto del concerto dei No Hidden Fees al Duke of Wellington di Torino (9 febbraio scorso).






10 febbraio 2014

Live @ The Duke of Wellington, Torino.

Ieri sera con i No Hidden Fees abbiamo suonato allo storico pub torinese The Duke of Wellington; è stato uno show molto soft, intimo e, lo dico senza inutile e falsa modestia, molto gratificante: il sound era finalmente bilanciato e caldo, eravamo tutti rilassati e questo ci ha permesso di suonare con un buon groove senza scivoloni.
Ecco qualche foto di ieri sera. A breve avremo altre foto e il video. Grazie a tutti per aver partecipato!





05 febbraio 2014

No Hidden Fees - 9 febbraio Live al Duke of Wellington, Torino.

Domenica 9 febbraio con i No Hidden Fees suoneremo al Pub Duke of Wellington di Via Sebastiano Caboto 26 (Torino, zona Crocetta).


Il concerto inizierà verso le 21.00. Vi aspettiamo numerosi a supportarci e a cantare insieme a noi le più belle hit pop degli anni 90 e 2000 fino ai successi più recenti. Il tutto in chiave rigorosamente unplugged. Venite con i vostri amici!

Per informazioni, potete mandarci un'email oppure scriverci sulla nostra pagina Facebook.

Ci vediamo domenica!

Cristina, Giuseppe, Ilario


04 febbraio 2014

Live al Luca's: GRAZIE A TUTTI!

Un grandissimo GRAZIE a tutti gli amici e i fan :-) che domenica scorsa sono venuti al Luca's Pub di Torino per il primo live dei No Hidden Fees. Tanta emozione, un sacco di musica, birra e, soprattutto, tantissimo supporto dal pubblico che ci ha tenuto compagnia e ha cantato con noi tutta la sera!
Grazie anche al fotografo Massimo di cui pubblichiamo alcuni degli scatti della serata. A breve metteremo on line anche i video con le canzoni.
Continuate a seguirci perché domenica prossima suoneremo ancora!






Foto by Massimo Gallo Balma