19 maggio 2012

Monte Moro, discesa su T rovesciata.

Escursione breve sulle alture di Genova: dal mare si sale su asfalto fino al piazzale del Monte Moro si scende dal sentiero detto T rovesciata (per il segnavia utilizzato), lo stesso che parte più in alto, dal Fasce. L'arrivo è al cimitero di Quinto, poi si prosegue dritti fino al mare (si sbuca dal depuratore di Quinto).
Il sentiero mi è piaciuto molto: a tratti flow, a tratti tecnico, ma tutto fattibile, tenuto bene e soprattutto segnato benissimo: perdersi è impossibile.
Un percorso divertente e anche veloce: andando tranquillo e scattando foto, ho impiegato un'ora e mezza, tra salita su asfalto e discesa su sentiero.
Qui tutte le foto

L'arrivo al Monte Moro

L'inizio del sentiero, oltre la sbarra
 
Lungo il singletrack si incontrano i bunker della batteria costiera
 
Il segnavia T rovesciata

L'arrivo al cimitero di Quinto


30 aprile 2012

Marina di Massa, vedute.

La parte occidentale della localita' di Marina di Massa riserva una vista malinconica al passante: il lungomare ospita le strutture cadenti e tetre di alcune colonie estive abbandonate o convertite (Montecatini Edison e Fiat), centri ricreativi chiusi (una palestra di pugilato), edifici industriali.

La spiaggia ancora deserta e coperta di alghe e rifiuti portati a riva dalle mareggiate contribuiscono a creare un'atmosfera cupa e solitaria, ma molto suggestiva. Il porto e i cantieri navali in lontananza sono l'incessante  brusio di sottofondo di queste vedute.












29 aprile 2012

Tra cielo e mare: freeride in Versilia.

Se trovi le persone giuste e hai caricato in macchina la bici, un weekend al mare puo' trasformarsi in una ghiotta occasione per conoscere nuovi singletrack e fare un po' di freeride in compagnia. Io ho avuto la buona idea e la fortuna di contattare i ragazzi di Versilia MTB e, nel giro di un paio di mail, ci siamo organizzati per un giro sulle Alpi Apuane, la salita al Monte Folgorito, teatro epico della Resistenza e della Linea Gotica ma anche straordinario contesto naturale alpino in cui corre un lunghissimo singletrack quasi sempre con vista sul mare, con uno scoppiettante finale DH con tanto di sponde e drop. Tra l'altro, con i suoi 900 m di dislivello con salita quasi tutta su asfalto, il giro si puo' completare senza fretta in una mattinata. Eccezionale.
Qui sotto la traccia caricata su mtb-forum da Emanuele e le foto scattate durante il giro.



Alle mie spalle inizia la discesa, un single track lunghissimo. La Dawg si e' difesa alla grande

Con il local Emanuele, organizzatore e guida esperta del posto




09 aprile 2012

Vendo Kona Stinky 2005 con Boxxer e Elixir [VENDUTA!]

Valuto la vendita della mia Kona Stinky del 2005 taglia M (fino a 180cm altezza). I cuscinetti del carro non presentano giochi. Caratteristiche e montaggio: 
- Forcella: RockShox Boxxer Race modello 2009 ma montata nuova nel 2010 e modificata in officina con accessorio Ride (U-Turn escursione variabile da 138 a 178mm per rispettare la geometria originale) con molla media. Fornisco scatola con idraulica originale da 203 mm, cartuccia di compressione Motion Control, 2 molle nere e 1 molla gialla 
- Ammortizzatore: Fox DHX 3.0 170 mm, con molla da 450 lbs (disponibile anche molla da 550 lbs) 
- Ruote: Sun Ringle S-Type con mozzi Shimano e KK revisionati nel 2010, coperture Nokian Gazzaloddi 2.35 usura 70% anteriore, 50% posteriore 
- Manubrio da 720mm e manopole Specialized; e' fornito anche un secondo manubrio da 690mm con attacco. 
- Freni Avid Elixir R modello 2010 ma comprati e montati nel 2011, pastiglie al 90%, disponibili altre confezioni di pastiglie nuove. Rotori Formula da 200mm; possibilita' rotore e adattatore posteriore da 185mm. 
- Cambio e comandi SRAM X-7 2x9 
- Guarnitura Truvativ, movimento centrale sostituito nel 2010, catena SRAM 
- Pedali flat Azonic A-Frame (fornisco anche Kona Jackshit originali verniciati) 
- Sella WTB camouflage in tinta. 

La bici e' stata utilizzata saltuariamente negli ultimi 2 anni (motivo della vendita) e regolarmente manutenuta. Bicicletta molto diffusa e apprezzata in ambito gravity sia da principianti che esperti; gli upgrade importanti (forcella, freni) ne fanno un mezzo divertente, sicuro, stabile, performante. Il telaio e il carro presentano graffi e segni di usura superficiali (seggiovie, pietre ecc) ma nessun danno strutturale. Ignoro il peso esatto, ma si dovrebbe aggirare sui 18 kg. 

Condizioni di vendita (tra privati). Chiariamo subito che non ho fretta ne' bisogno di vendere, e che non vendo a pezzi. Fate la vostra offerta. Non rispondo ad offerte che ritengo indecorose; il prezzo di mercato di bici e componenti e' noto e siamo tutti adulti. 
Preferibile consegna a mano anche per provarla di persona, ben disposto a fare qualche km se interessati, la spedizione si puo' organizzare con costi a carico del compratore a tariffe postali o di corriere espresso. 


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02 aprile 2012

Costruiamo un chest mount per la GoPro Hero.

La videocamera GoPro Hero, che utilizzo per registrare i miei video in bici e sugli sci, offre una serie di accessori e montaggi specifici per ogni sport e per ogni inquadratura. Con la confezione standard sono forniti attacchi per casco da bici o da moto e una fascia elastica per la testa.
Io ho sempre utilizzato l'attacco adesivo per casco sia integrale che aperto. Se il primo consente un fissaggio stabile alla mentoniera con un'inquadratura all'altezza degli occhi, quindi un punto di vista naturale, l'attacco per casco aperto si fissa sulla sommita' del casco: le vibrazioni sono avvertibili e il punto di vista e' troppo alto rispetto agli occhi.
Per questo molti biker preferiscono l'attacco al torace detto chestmount, una fascia elastica che si fissa intorno al torace e si assicura con due bretelle alle spalle, come si vede nelle foto qui sotto.

Questo accessorio ha due vantaggi: consente riprese molto stabili grazie alla superficie di appoggio ampia e ai larghi punti di ancoraggio, e inoltre offre un punto di ripresa interessante per la bici in quanto l'inquadratura 
e' un po' piu' bassa rispetto agli occhi e comprende il cockpit nonche' la prospettiva del sentiro che si sta percorrendo.

Purtroppo questo accessorio ha il difetto di costare una cifra un po' alta, intorno ai 40 euro.
In rete ci sono molti tutorial in inglese per realizzare artigianalmente un chest mount ma, a mio giudizio, sono incomplete rispetto all'originale. In comune hanno tutti una buona intuizione: l'utilizzo della base della confezione in plastica con cui viene venduta la GoPro: la base, un quadrato in plastica di circa 12 cm di lato, ha al centro un attacco a slitta per la GoPro.
Per questo motivo mi sono deciso a costruire un attacco chest mount e di condividere questo tutorial, sperando sia utile a chi legge.

Iniziamo con la lista della spesa. Per questo progetto abbiamo bisogno di:
  • Base in plastica della confezione GoPro
  • 1 foglio di sughero sintetico o gomma semirigida, lungo 30 cm, largo15 e spesso 0,5 cm, reperibile in un negozio di pellami o articoli per calzature
  • 1,5 metri circa di fettuccia elastica robusta, altezza 50 mm
  • 1 fibbia a sgancio rapido da 50 mm
  • 2 metri circa di cinghia in cordura, altezza 25 mm
  • 2 fibbie a sgancio rapido da 25 mm
  • 4 bulloni passo 4mm, lunghezza 15 mm piu' 8 rondelle e 4 dadi

Il costo totale di queste parti, considerando che la base in plastica GoPro e' fornita con la videocamera, e' inferiore ai 10 euro. Il tempo di realizzazione del progetto e' di circa mezz'ora. 
Vediamo come procedere.
Per prima cosa disegniamo sul foglio di sughero due sagome: la prima servira' come supporto frontale della base della GoPro, il secondo per il supporto posteriore a cui si congiungono le bretelle per le spalle.
La prima sagoma sara' lunga 18 cm e alta 12 cm, con tre intagli per far passare le cinghie.


La seconda sara' lunga 12 cm e alta 7 cm, con tre fessure, due laterali per far passare la cinghia toracica e una in alto per l'attacco delle bretelle.


Quindi posizioniamo saldamente la base di plastica GoPro al centro del primo supporto in sughero e con trapano e una punta da legno da 4 mm pratichiamo 4 fori come nell'immagine.


Prendiamo le viti e fissiamo la base di plastica alla sagoma di sughero con le viti, avendo l'accortezza di disporre una rondella sia sulla parte anteriore che su quella posteriore. La testa del bullone deve stare all'interno della base di sugero, la punta verso l'esterno (per ovvi motivi, visto che la base sara' a contatto con il torace).




A questo punto possiamo cominciare a far passare le cinghie elastiche e in cordura nelle fessure che abbiamo predisposto, per cucirle e assicurarle alle relative fibbie.




Iniziamo con la cinghia elastica per il torace: facciamola passare per il supporto frontale e poi per quello posteriore, come in foto (in alto a sinistra nell'immagine). Quindi possiamo fissare la fibbia da 50 mm cucendola all'estremità con ago e filo, se possibile con una macchina per cucire. Inseriamo l'altro capo della fascia elastica nella parte scorrevole della fibbia e regoliamone la lunghezza in base alla circonferenza toracica. 


Successivamente assicuriamo le due parti fisse delle fibbie a sgancio rapido piccole alle due fessure praticate nella parte alta della sagoma frontale.
Prendiamo la fettuccia da 25 mm e facciamola passare nella feritoia della sagoma posteriore, poi infiliamo due le estremità della fettuccia nella parte scorrevole delle due fibbie a sgancio piccole. La loro funzione è quella di bretelle e i punti di ancoraggio sono tre: uno, scorrevole, nella parte posteriore, e due nella parte anteriore, con le fibbie a sgancio rapido, come nell'accessorio originale GoPro; il nostro chest mount artigianale avrà però due fibbie frontali anziché una per maggiore comodità. La foto mostra il retro delle sagome.



Nella foto seguente, è già stata agganciata la custodia in policarbonato trasparente della videocamera. Come noto, tra le parti accoppiate dell'attacco rapido GoPro c'è sempre un po' di gioco che possiamo ridurre incollando due strati di nastro adesivo per carrozzieri in modo da formare un piccolo spessore che eliminerà le vibrazioni.



L'accessorio originale GoPro è fornito anche di un aggancio a J per fissare la videocamera, ma possiamo farne a meno utilizzando i 3 agganci forniti con la confezione standard e opportunamente, come evidenziato nelle seguenti foto.



E con questo è terminato il progetto. Non resta che indossare il nostro chest mount artigianale avendo cura di regolare opportunamente la tensione della cinghia toracica e delle bretelle (la sagoma deve aderire al corpo senza toglierci il respiro) e salire sulla bici per le prove di inquadratura.




Una prima regolazione dell'inclinazione della videocamera la possiamo fare da soli o facendoci aiutare da un amico: una volta posizionati sulla bici con le mani sul manubrio, cerchiamo di valutare se l'inclinazione sia corretta ad occhio, e facciamo qualche registrazione. Se l'inquadratura punterà troppo in basso, regoleremo la GoPro più in alto e viceversa. Per fortuna, il grandangolo spinto ci aiuta con un'inquadratura sempre molto generosa.

La prima prova di registrazione mi ha lasciato tutto sommato soddisfatto: l'inclinazione era un po' troppo verso il basso, un errore veniale che si correggerà al prossimo video. Ma l'obiettivo principale è stato raggiunto al 100%: punto di ripresa più naturale e immagini molto più stabili rispetto al montaggio su casco.

Se volessimo perfezionare il nostro progetto, potremmo incollare uno strato di gommapiuma molto morbida nella parte interna della sagoma frontale al fine di aumentare ulteriormente l'aderenza, ed eventualmente verniciare di nero le sagome di sughero (io preferisco lasciarle naturali).

Ed ecco il video registrato durante un breve giro sulle alture di Genova: buona visione!

26 marzo 2012

Sentiero 558, dal rifugio Trucco a Susa.

La volta precedente sul 558 era una fredda e umidissima giornata di ottobre, con nebbia e un'aria gelida che si intorpidiva mani e piedi, atmosfera suggestiva una vera tortura per frenare e impostare le traiettorie.
Sabato invece ci ha accompagnato un bel sole caldo, rendendo l'escursione veramente piacevole.
Il giro è noto: da Susa si sale su asfalto in direzione Roccia Melone e si arriva a quota 1706 dove c'è il rifugio il Trucco, chiuso fino giugno. La salita è 1260 metri di dislivello per una quindicina di sviluppo, con una pendenza costante che aumenta nell'ultimo tratto.

Un tratto della discesa verso Susa. Foto di Glaucos

Da lì inizia la discesa verso un gruppo di case sparse e quindi sul 558. Dati alla mano, il dislivello negativo è il medesimo della salita, ma lo sviluppo è di 5 km, il che significa, a occhio croce, una pendenza sempre superiore al 30%.
Il 558 ha due grandi pregi: l'esposizione sempre a sud e quindi sempre al sole, il che lo rende asciutto tranne brevissimi tratti nel bosco, e le caratteristiche del terreno: roccia, pietre smosse, qualche zolla di terra erbosa e, nei tratti riparati, le famose foglie a sorpresa, non sai mai cosa c'è sotto.
Tecnicamente, si trovano passaggi non banali (ostacoli di una certa altezza, tornanti con il solito ostacolo a fine curva, smosso) e non da' un attimo di respiro, ma e' ciclabile al 100% e non costringe mai a scendere dalla bici.
Il tempo di percorrenza varia da possibilità e capacità: sabato abbiamo risparmiato un po' su cazzeggio e fotovideo, per cui il tempo impiegato è stato: 3 ore per salire, pausa panino, 1:15 per scendere. Non sono tempi record, ma la discesa offre anche un panorama sull'arco alpino, per cui ogni tanto fermarsi e guardare ha il suo perché.

Di seguito la traccia interattiva su EveryTrail.


Sentiero 558: rifugio Il Truc - Susa.


EveryTrail - Find trail maps for California and beyond

20 marzo 2012

Chuck Klosterman. Il giorno in cui il rock è morto.

Voglio parlarvi di questo libro perché mi è piaciuto moltissimo. L'autore, il giornalista e critico musicale Chuck Klostermann, intraprende un percorso on the road alla ricerca dei luoghi che sono stati il teatro di eventi tragici legati al rock: dalla morte di una rock star all'incendio durante un concerto.
Invece di propinarci la solita galleria di biografie e cronaca, o -- peggio -- in una imitazione di Alta fedeltà, Chuck decide di raccontarci il rock -- una parte del rock, ed è quella che conosco meglio -- come colonna sonora della sua vita, dei suoi tormentati amori, della sua crescita come persona e come critico.
E va oltre il rock inteso come genere musicale: dalle pagine di questo libro emerge un ottimo ritratto della cultura pop in cui sono vissuti quelli della mia generazione (Klostermann è più o meno mio coetaneo).
Questo libro che andrebbe letto con un iPod o un PC a portata di mano per ascoltare le tantissime canzoni che sono citate, analizzate, commentate, demolite, celebrate, e leggere su Wikipedia la vita dei musicisti di cui l'autore va cercando notizie, aneddoti, luoghi.
Sarcastico, molto autoironico e -- vivaddio -- molto onesto (finalmente qualcuno che sostiene che Eric Clapton e i Doors sono gli artisti più sopravvalutati degli ultimi decenni), Klostermann ci restituisce una amara e malinconica storia di una subcultura che è in realtà anche la storia di molti di noi, una storia che senza quella musica forse non esisterebbe nemmeno, almeno così come la ricordiamo.
Chiude in bellezza la spassosa interpretazione delle proprie passate relazioni amorose attraverso i diversi personaggi dei KISS. Da leggere

13 marzo 2012

Sentieri e mulattiere sopra Borgone(Susa).


Le alture di Borgone e San Didero, nei pressi di Susa, offrono un comprensorio naturale per le escursioni in bici completo, con possibilità di discese divertenti su sentieri e mulattiere di difficoltà media.
Il giro di sabato è stato abbastanza lungo (1311 m di dislivello per 32 km di sviluppo) ed è stato diviso in due parti: una prima salita (su asfalto) da Borgone a Paviglione con discesa (su mulattiera e tratto in asfalto) su Chianocco; da Chianocco, di nuovo risalita su asfalto con qualche tratto di sentiero fino alla borgata Bianchi e quindi discesa su mulattiera fino a Bruzolo, infine collegamento con Borgone.
Con il senno di poi, il secondo tratto del percorso è più interessante in quanto assicura di compiere tutta la discesa in un contesto naturale.
Di seguito alcune foto della gita, il tracciato interattivo pubblicato su Everytail e il video delle due discese.




Alcuni tratti della salita su carrareccia

Borgone - Chianocco / Bianchi - Bruzolo





09 marzo 2012

Nando Dalla Chiesa, Lo statista Francesco Cossiga

Nando Dalla Chiesa è un professore e come tutti i professori che scrivono libri non riesce ad esimersi dal:
1. sfoggiare una non comune cultura e un eloquio cattedratico;
2. trasformare la bibliografia nella consueta gara a "chi ha letto di più" (il lettore può chiedersi se le opere di Shakespeare sono pertinenti ad un saggio su un presidente emerito della Repubblica).
Fine della premessa e delle critiche. Perché "Lo statista" è un saggio di sicuro interesse e una lettura appassionante. E' un libro -- ed è forse la qualità che apprezzo maggiormente -- di parte, nel senso che prende coraggiosamente (e con veemenza) una posizione ben chiara. Contro chi? Con poco spirito di corpo (l'autore è anche giornalista), il bersaglio principale di qesto saggio sono i giornalisti, la stampa, i mezzi di comunicazione, gli opinionisti che per decenni hanno sempre guardato con immeritata indulgenza e complicità cameratesca alla serie di atti e comportamenti ben poco istituzionali che Francesco Cossiga ha agito nella sua lunga carriera politica (parlamentare, sottosegretario, ministro, presidente della repubblica, senatore).
Per il mio diciassettesimo compleanno ricevetti un regalo che per me rappresentò una parte importante della mia formazione politica: La vendetta di Disegni e Caviglia, un libro che raccoglieva le strisce pubblicate su Cuore e Satyricon. Erano i primissimi e, inutile dirlo, le esternazioni di Cossiga trovavano ampio spazio nei mezzi di comunicazione; ma devo dire che se già allora giornali e tv mi sembravano scarsamente critici nei confronti di un presidente che, tra l'altro, era appena diventato protagonista del caso Gladio (un'iniziativa che di costituzionale ha ben poco); e trovavo invece nelle strisce di Disegni e Caviglia quella lucida cattiveria e quel richiamo alla ragione e alla coscienza che non trovavano spazio nelle pagine dei quotidiani. Nelle vignette, Cossiga era sempre rappresentato come un matto, ossessionato dalle cose militari (intento a giocare con i soldatini), dagli autonomi e dalla magistratura, e assistito amorevolmente da due corazzieri-badanti che lo inseguivano nei giardini del Quirinale.
Ecco, leggendo "Lo statista", mi sono tornate in mente quelle strisce che avevo imparato a memoria, quella rara testimonianza di quanto l'autore Nando Dalla Chiesa raccoglie meticolosamente nel suo libro, rammentando al lettore, pagina dopo pagina, i misfatti di questo politico che ha vissuto benissimo tanto nella Prima e quanto nella Seconda Repubblica, arrivando a ricoprire la carica più alta dello stato e tessendo al contempo alcune delle trame più anti istituzionali della nostra storia (gli attacchi alla magistratura, il ruolo nella struttura Gladio, le esternazioni opache sulla stagione delle stragi, le posizioni discutibili durante il rapimento di Moro, il ricorso al torpiloquio e alla stigmatizzazione degli avversari).
"Non mi mancherà", scrisse l'autore alla morte di Cossiga. Una frase che mi piace e forse l'unica (una delle poche) fuori dal consueto coro che si era levato all'indomani della scomparsa dell'ex preseidente: rammento che nelle pagine dei quotidiani e ai TG fu un rincorresrsi di ricordi (veri o presunti) da parte di amici (veri o presunti) e conoscenti, un cordoglio nostalgico, una nuvola d'incenso che spazzava via il puzzo di zolfo.
Non sarà stato Belezebù, quello è il ruolo del divo Giulio; ma non era un santo né un eroe. Eppure, per decenni, è stato in grado di strappare occhiate ammiccanti e sorrisi di compiacimento al nostro debole quarto potere, un complice, democratico pubblico plaudente.