17 gennaio 2006

Signor Blogger, per favore...


...nel 2006 sarebbe così gentile da dare:
  • Feed RSS 2.0 oltre ad Atom
  • Supporto al podcast nei feed RSS
  • Organizzazione dei post per categoria usando i tag
  • Pubblicazione differita nel tempo (ovvero scrivo un articolo, imposto la data di pubblicazione nel futuro, lo invio e il sistema lo pubblica automaticamente in quella data)?
Al CES l'ho chiesto ad una ragazza di Google, lei dice che in Google leggono tutti i suggerimenti degli utenti. Ora stiamo a vedere.

16 gennaio 2006

Maneggiare con cura.


In volo per Las Vegas ho letto questo bel libro che mi hanno regalato a Natale. Lansdale si cimenta in una delle scommesse più difficili, il racconto breve, e sortisce un effetto a dir poco buono, con una raccolta azzeccata e divertente.
I personaggi di Lansdale, usciti da b-movies e incubi di provincia, si muovono in spazi bruciati dal sole del deserto o in terrificanti drive in, ed inseguono un sogno di sopravvivenza, spesso infranto da finali tragicomici. I dialoghi e le metafore sono semplicemente memorabili, e non le cito solo per non rovinare la sopresa al lettore: ma più volte mi sono sopreso a ridere da solo.
Lansdale ha la capacità di creare storie e personagi molto diversi tra di loro, spaziando dal Godzilla in terapia al cacciatore di taglie perseguitato da suore peccaminose ai balordi razzisiti e ignoranti del sud, i cui unici atti di pietà vengono puniti immediatamente. Ma quando ogni possibilità di riscatto sociale o di sentimento sincero sembra definitivamente negata, la luce abbacinanante del deserto della California del sud regala uno spiraglio di speranza, o almeno una dolce illusione.
Si ride tanto, e si riflette anche sui vizi e sulle miserie della provincia americana prima e dell'umanità poi, perché il richiamo agli istinti, alle violenze e alle passioni ci trova spesso tutti uniti sotto lo stesso cielo, anche se non è il cielo blu del Texas che in Lansdale fa da tetto ai drive in, alle Chevrolet scassate e alle baracche in legno.
Da leggere.

Qua la mano, Jackie Chan!


Me ne sono accorto solo quando sono tornato in Italia: ad uno stand del CES c'era un tipo atletico che dimostrava un simulatore di box, e tirava pugni e calci come un matto. Io gli ho chiesto se mi faceva provare quel giochino e ho anche cercato di fare lo spiritoso sottolineando che volevo battermi contro il computer e non contro di lui.
Senza fare una piega si è tolto i guantoni, mi ha fatto prendere un sacco di randellate dal computer fino al GAME OVER, e poi mi ha stretto la mano salutandomi.
Un dettaglio: era Jackie Chan in persona, che non avrà studiato all'Actor's Studio ma, perdinci, è pur sempre uno di Hollywood. E comunque ha studiato alla China Drama Academy...
Pazienza, la prossima volta gli chiederò un autografo.

11 gennaio 2006

Via da Las Vegas!

Rieccomi a Torino, IT, dopo un'entusiasmante visita al CES di Las Vegas, NV. Lo show, peraltro in concomitanza con l'Adult Entertainment Expo, è una vetrina di novità ed anticipazioni dell'elettronica di consumo. Come di consueto, tralascerò le riflessioni serie ed importanti e cercherò di buttare giù qualche considerazione da bar. E non è detto che ci riesca, tra l'altro.

Piccola sezione album fotografico. Ovvero, il peggio del peggio.
In queste foto potete vedere che sentivo la mancanza della mia Stratocaster. Ma grazie al cielo, un importatore di legnacci cinesi ha presentato la sua linea di strumenti per ragazze.

La buca a forma di cuore, mai più senza.

Questa addirittura a spalla mancante.

Per la cronaca, sempre circa le chitarre c'erano anche i produttori seri. Gibson aveva un enorme tendone, con concerti, esposizione della gamma, estrazione di SG e presenza di un certo Ted Gibson, che ci piace pensare come il figlio del Sig. Gibson. Inoltre aveva uno stand per presentare la versione digitale della Les Paul. Mio Dio.
Fender
, in tono minore - anzi minimo - aveva un angoletto ricavato tra due stand e presentava la Stratocaster Hello Kitty (giuro), color rosa, 1 humbucker al ponte e controllo del volume. Gadget: un plettro.

Ma perché tutto questo rosa??

Al Sands Expo c'era Washburn/Lyon con una chitarra elettrica dotata di una ventina di effetti digitali selezionabili direttamente dal body. Al primo tentativo di farla funzionare, non è uscita nemmeno una nota. "Because it's digital!", ho ironizzato io. Ma era il cavo. Prezzo al dettaglio $199.

Ma passiamo oltre. Alimentazione.

Gli americani, si sa, non dicono di no davanti ad una enorme costata di maiale. Mica potevo offenderli, no? Alle mie spalle una cover band stava suonando una canzone dei Guns.

Mi ha sempre incuriosito il fatto he gli americani tendenzialmente sono dei bambinoni incapaci a fare alcunché da soli. Qualche esempio:
  1. La pizza te la danno già tagliata a fette
  2. Le automobili hanno il cambio automatico
  3. Quando compri una bevanda, c'è sempre la cannuccia. Anche bere dal bicchiere è una conquista dell'età adulta..
Questa immagine, invece, si aggiunge alla mia collezione di foto insieme ad ippopotami.

Ed ecco una delle parti più interessanti dello show: le standiste, o babes. La prima foto mi vede accanto a due signorine della HP. Dopo lo scatto, sorridendo ho detto loro My friends won't believe that, e una ha risposto qualcosa del tipo Non ne dubito. E non sorrideva. Bene.

Ma qui viene il meglio. Ecco una foto autografata da tale Melissa (in centro), che per firmare ha impugnato il pennarello con tutta la mano (deformazione professionale) e che dipersona è abbastanza imbarazzante. Parola mia che ho preso l'ascensore con lei.

Con un po' di faccia tosta, abbiamo chiesto alle tre gentil donzelle una foto di gruppo. Et voilà!

Questa vorrebbe essere la prima parte di un mini report non serio del CES. Più avanti, se mi ricordo e se mi va, aggiungerò altro. O forse anche no.

02 gennaio 2006

Il mio nuovo setup.

Qualche giorno fa ho fatto un salto da Scavino per prendere finalmente un paio di stomp box Behringer, di cui si fa un gran parlare ma solo in teoria perché sono in pochi ad averli comprati. Mi sembra che i più continuino con la frase "I behringer sono delle brutte copie dei Boss che già fanno schifo, quindi suoneranno da schifo" alla quale di solito si ribatte con la frase "Beh, per quello che costano si possono anche provare".
Così, ho fatto come San Tommaso. Il titolare di Scavino non è stato da meno e, dandomi un buffetto sulla guancia come se fossi il suo nipotino di 5 anni, mi ha detto: "Prendi quelli che vuoi, se poi non ti piacciono li butti via, per quel che costano... E comunque suonano com i Boss".
Detto fatto, mi sono portato a casa l'Ultra Metal e l'Ultra Chorus, così il mio attuale setup è:
Fender Stratocaster Mex -> Behringer Ultra Metal -> Behringer Ultra Chorus -> Behringer V-Amp gdi21 -> Peavey Blazer 158.
Il V-Amp in fondo alla catena mi serve come simulatore di ampli in modo da ottenere un pulito migliore di quello del mio piccolo Peavey.

Viva Las Vegas!

Come alcuni sanno, sono in partenza per Las Vegas: un gran bel modo di iniziare il 2006. E allora, ecco qualche riferimento culturale in tema.
Si inzia con l'immancabile Via da Las Vegas di John O'Brien, morto suicida dopo la pubblicazione del romanzo.
e film omonimo, regia e musiche di Mike Fuggis, con Nicolas Cage e Elizabeth Shue.

Non poteva mancare all'appello il libro cult di Hunter Thomson, Paura e delirio a Las vegas, e film omonimo di Terry Gilliam, nonché l'omonimo film.

Infine, qualcosa di più patinato e recente, Ocean's Eleven di Soderbergh e solita carrellata di divi hollywoodiani.

01 gennaio 2006

[Cantine.org] Slick – Paradiso elettrico.

Recensione pubblicata su Cantine.

Il gruppo, di recente formazione (2003), si muove intorno alla figura del cantante e chitarrista Stefano Ferrari. Paradiso elettrico, un mini CD con 3 tracce (scaricabili dal sito), si apre con l’intro Retrò, un bel mix di chitarra classica e viola, che stupisce per la semplicità, l’efficacia e la pulizia.
Le altre due canzoni mostrano invece l’anima rock degli Slick, con chitarre sporche e dalla grana grossa, batteria precisa, e una voce che convince grazie anche alla presenza dei cori su alcune parti vocali. Sono evidenti le influenze sonore tanto del brit rock quanto della scena rock piemontese (Mambassa, Subsonica, Marlene Kuntz).
I testi, orecchiabili e immediati, mostrano una certa maturità a livello compositivo e strutturale, con l’utilizzo del collaudato schema strofa-ritornello-strofa.
Con Paradiso elettrico gli Slick portano in musica un piccolo affresco della quotidianità, privo degli ermetismi e degli eccessi spesso insinceri di chi inizia a fare rock.

Tracce

1. Retrò (0:50)
2. Paradiso Elettrico (3:34)
3. Polvere (3:34)

Formazione

Sté - Chitarra e Voce
Andre - Batteria e Viola
Bobo - Chitarra
Diego - Basso e Cori

29 dicembre 2005

Il vecchio e il mare.

Ciao, Gian.
Che dalle barche in secca ti chiamavano Gian Cuniggiu per quel tuo camminare col collo piegato e il sole che ti tramontava alle spalle, quel sole che ti faceva la pelle colore del cuoio e così piena di rughe.
Ma io me lo ricordo quando mi portavi in barca a pescare coi palamiti. Si partiva all'alba e nel gozzo portavi la focaccia e le N80. Avrò avuto diec'anni e me ne stavo buono a prua a guardare l'acqua e la terra che si faceva lontana. Dove il campanile tocca il ponte dell'Aurelia, lì c'erano i tuoi palamiti pieni di saraghi e occhiate.
Tirando il pesce in barca, avevi per me un sorriso.
Poi, verso Capo Pino fermavi il gozzo e scendevi sugli scogli a staccare i ricci, per farci il sugo.
Si tornava alla spiaggia che era ancora presto e c'erano solo i vecchi e forse il bagnino: pieno d'orgoglio, ti camminavo accanto.

28 dicembre 2005

Le conseguenze dell'amore.


L'altra sera ho affittato il DVD de Le conseguenze dell'amore, di cui mi era stato parlato molto bene.
Non è un film facile da vedere così come deve essere stato piuttosto difficile girarlo. Tutta la storia, poverissima di dialoghi, si regge su una sceneggiatura davvero granitica che ha lo scopo di svelare, con estrema lentezza e parsimonia, i tasselli di un mosaico complesso.
Titta di Girolamo, un indifferente moraviano, vive da anni solo e segregato in un anonimo albergo svizzero. Ogni tanto deposita cifre da capogiro in una banca. Lo spettatore dovrà attendere molto tempo prima di capire chi è veramente quell'oscuro, silenzioso e anaffettivo commercialista che trascorre le giornate a fumare e osservare le persone che incontra, pur tuttavia senza concedersi la minima confidenza. Sarà solo la perseveranza di una bella cameriera a mitigare la durezza del suo animo e a fargli riscoprire il tepore di un sentimento. Il finale, seppure tragico, lascia entrare un raggio di speranza in questo film dalle tinte buie.
Il film è tutto giocato, come detto, sulla sceneggiatura, sulle inquadrature (azzeccatissime), sulla fotografia fredda e chiaroscurale e sulla mimica del bravissimo Toni Servillo.

E' un film angosciante, claustrofobico ma girato con maestria dal giovane Paolo Sorrentino. La fotografia, quasi tutta in interni, è davvero di grande qualità, con un uso sapiente dell'illuminazione artificiale e delle penombre.