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22 novembre 2014

Liutai a Torino: come far suonare (meglio) una Taylor un po' spenta.

Il succo è che ancora una volta il bravo Giorgio Avezza liutaio in Torino mi ha risolto un problema, come aveva fatto in passato. Ma serve una premessa. Mettetevi comodi, oppure saltate a fine pagina.

Ad inizio 2014, l'attività con il mio gruppo No Hidden Fees stava andando benino, con qualche data in programma e un repertorio in crescita. Per questo ho deciso di farmi un regalo e di sostituire la mia onesta Seagull S6 QII con una chitarra di livello superiore. Dopo aver provato alcune Martin, Tanglewood, Breedlove, Larrivèe e Taylor, e soprattutto dopo aver ascoltato decine di registrazioni di svariate chitarre acustiche, mi sono orientato su una Taylor di fascia media (in legno massello) e mi sono messo alla ricerca su Mercatino Musicale.

Il suono Taylor è caratteristico e distinguibile (come quello Martin, d'altronde), ed è quello che si sente in circa la metà (faccio per dare un'idea) dei dischi pop e rock che abbiano parti acustiche; in più Taylor offre uno dei più sofisticati e naturali sistemi di amplificazione onboard, l'Expression System. A differenza di altri sistemi, combina i seguenti trasduttori:
- 1 pickup magnetico installato alla base del manico
- 2 trasduttori piezoelettrici montati sotto la tavola armonica (disattivabili separatamente dalla board interna tramite microswitch).
Quando ho trovato una 312CE usata ma praticamente nuova (nel senso che non era mai stata usata), l'ho presa al volo.

Non posso dire di esserne stato deluso. Una chitarra ben costruita, ergonomica, con un manico comodo, meccaniche eccellenti, tutta in massello. Ma non particolarmente risonante.
A questa constatazione sono arrivato dopo mesi e mesi di prove.
Prima di tutto, ho acquistato e provato tutte le marche e scalature di corde: Martin, D'Addario, Ernie Ball, Ernie Ball coated, no-brand, Rotosound, Gibson... l'elenco può continuare. Ho spaziato dalle 0.10 alle 0.12.
Strumento ottimo al canto, equilibrato ai medi, ma povero di bassi. Poco risonante ai bassi. Con un MI quasi spento. Un sustain cortissimo e debole.
I continui cambi di corde portavano miglioramenti effimeri: dopo un paio d'ore, persa l'iniziale brillantezza, i bassi tornavano muti.
Insomma, non si può dire che stavo ottenendo il suono che ci si aspetta da una chitarra di quella fascia. Di acustiche ne ho avute, e il vecchio muletto Ibanez PF10, costatami la bellezza di 50 euro, ha bassi decisamente più ricchi e profondi, ma soprattutto una risonanza a cui la Taylor non si avvicinava nemmeno.
Capirete che un po' ho storto il naso.

Nel frattempo sono andato anche per i canali tradizionali, ovvero i laboratori dei liutai. Mesi fa mi sono recato da un noto liutaio in Torino per un check generale. Alla mia domanda se trovasse normale un sustain cosi' moscio su una chitarra che costa uno stipendio, la risposta è stata più o meno che oggi tutti gli strumenti industriali prodotti in serie, su quella cifra suonano così, fine. Non ero molto soddisfatto della risposta. Ho sentito altre Taylor 312 suonare, ed erano meglio della mia.

Una frequentazione sul magnifico Unofficial Taylor Guitar Forum mi ha fatto capire due cose: la prima è che ero l'unico non soddisfatto del suono Taylor tra i tayloristi :-) e la seconda è la necessità di sostituire il ponticello originale Tusq con uno dei ponticelli prodotti dal mitico Bob Colosi.


Questo signore lavora a macchina ponticelli in osso e (ahi) avorio per la maggior parte delle marche, assicurando incrementi di tono e sustain. Su una cosa concordo: i ponticelli Tusq sono prodotti industriali economici, di discreta qualità, montati da dozzine di marche e modelli tutti diversi. Possibile che su uno strumento di un certo livello ci sia lo stesso componente che si trova su una chitarra da 300 euro o giù di lì?

Una volta ricevuto il ponticello di Bob mi sono messo al lavoro per adattarlo alla mia Taylor. Grazie al cielo, negli anni ho acquisito una certa dimestichezza e precisione in queste lavorazioni per cui, nel giro di qualche ora, il mio ponticello in osso naturale sbiancato era pronto per essere montato sulla mia Taylor, insieme ad un set di corde nuove (Rotosound 0.11-0.52,  acquistate tempo fa su consiglio di un altro liutaio).
Ad onor del vero, qualche miglioramento c'è stato. Sono riuscito a prolungare un po' il sustain e ad avere più presenza di bassi. Ma ero lontano da quanto mi aspettavo sia dal ponticello custom che da una chitarra di questa fascia. Non sto dicendo che i ponticelli di Bob non siano di buona qualità, e forse lo avevo modellato con sufficiente accuratezza dal momento che, montato sulla Ibanez, fa egregiamente il suo lavoro. Come mi spiegava Giorgio, è probabile che la densità ossea di quel componente non fosse del tutto consonante con la struttura della chitarra.

Questo video (*) è stato registrato qualche settimana fa. La Taylor montava un set di corde Rotosound usate per circa 3-4 ore il ponticello in osso realizzato da Bob Colosi.



Siccome non volevo dichiararmi sconfitto, ho continuato a cercare la soluzione.
Su un fronte, mi sono confrontato via internet con alcuni esperti, sia sul forum di cui sopra che al servizio clienti Taylor americano ed europeo (gentili e disponibili, ma la chitarra era comunque fuori garanzia, quindi potevano fare ben poco). Ho registrato un primo video per far capire che cosa intendessi in effetti quando lamentavo problemi di sustain.

Ho ottenuto due feedback da questa registrazione:
  • utenti del forum e comuni mortali hanno confermato la mia percezione di mancanza di sustain. Mi hanno dato mille consigli e suggerimenti, dimostrando di farsi carico di questo problema. Il bello di Internet!
  • da tutti i canali ufficiali ho ricevuto sempre la solita risposta: "Stai usando le corde Elixir HD?" Ok, le monterò, ma tutto il resto?
Ora, una breve digressione sul tema. E' vero, questa Taylor è venduta con corde Elixir HD, prodotto sviluppato congiuntamente delle due aziende, e tutti consigliano di usare Elixir, e anche i liutai le montano ecc. Va benissimo. Ma,  a parte che costano 30 euro a muta (5 euro a corda...) e che hanno una scalatura esagerata, c'è un aspetto di fondo che mi infastidisce: se una chitarra funziona correttamente (ergo: suona!) con una e una soltanto marca di corde, delle due l'una: o è un errore di progettazione,  o è un vincolo inaccettabile. Sarebbe come acquistare un'automobile di fascia media che, se rifornita con un particolare carburante difficile da trovare e super costoso, va a 150 all'ora; ma se metti nel serbatoio benzina acquistata ad un distributore qualunque, va a 60 all'ora e poi si ferma. Le chitarre, come ogni strumento a corda, devono funzionare con qualunque marca e scalatura per quello strumento. E' una scelta del musicista. Non è accettabile che un musicista adatti il proprio stile ad un prodotto. Fine della digressione. 
Dall'altro fronte, non ho voluto demordere con il parere de visu e, ricordandomi del grande Giorgio Avezza, mi sono deciso di andarlo a trovare nel suo laboratorio a Torino, un luogo per me magico e così ricco di dettagli, utensili, strumenti e materiali da osservare ed annusare che quasi si rischia di scordare il motivo della visita. Perché in fondo in fondo io non ho mai smesso di credere che quella chitarra potesse suonare meglio, e per me stava diventando un pensiero costante.

Giorgio, che è una persona esperta e paziente, ha anche la grande virtù di saper ascoltare. Così, dopo aver ascoltato la storia e tutti i miei tentativi, ha iniziato ad ispezionare la chitarra, centimetro per centimetro, spiegandomi il comportamento dei legni, il ruolo dei volumi e un sacco di altre cose affascinanti, e ammettendo che la tavola vibrava proprio poco ma che si trattava di un bello strumento. Poi, con grande onestà, mi ha detto: "Lasciamela due settimane; voglio suonarla con calma, e capire che cosa posso fare. Se ci sono lavori grossi, che vorrei evitare, ti chiamo prima di intervenire. Se vuoi, montiamo le Elixir, altrimenti proviamo prima con le Martin e poi decidi".

Nessuna presunzione del tipo "aggiusto tutto io" e neppure i soliti e facili luoghi comuni "ormai è tutta roba industriale" che ho sentito varie volte, ma solo l'interesse ad analizzare e risolvere un problema.

Esattamente due settimane dopo (per voi, che valore ha la puntualità?), mi ha scritto che forse aveva ottenuto qualche risultato e di passare a provarla. Mi ha spiegato che a suo parere il ponticello non era in grado di trasmettere sufficiente energia alla tavola armonica, che infatti risuonava poco, e quindi ha provato a sostituire nuovamente il ponticello, usandone uno nuovo in osso di bufalo. Nessun segreto: lo ha comprato in Internet e poi lo ha adattato, certo con molta più perizia e accuratezza del sottoscritto. Poi ha sistemato il cablaggio dell'amplificazione che era un po' libero e provocava vibrazioni. In sostanza, è riuscito a risolvere un problema oggettivo in modo non invasivo ed economico, laddove altre persone lo avevano liquidato con frasi abbastanza preconfezionate. Direi che il lavoro di Giorgio, in fin dei conti, è stato 90% analisi, ascolto, esperienza, osservazione, e 10% intervento manuale. Avrebbe potuto montare una muta di Elixir nuove e brillanti e dirmi: "da specifiche, queste sono le sue corde, senti ora come suona". Ora, appunto. Ma non sarebbe stata una soluzione.

Il risultato è stato notevole. Si è sentito subito. Nonostante la muta di corde Martin FX montate fosse stata suonata a lungo e abusata (vari smontaggi e rimontaggi nei piroli), il suono, il tono e il sustain dei bassi erano cambiati, migliorati. Soprattutto il sustain, più lungo. E' bastato appoggiare una mano sulla tavola all'altezza del ponticello per sentire la tavola armonica vibrare come non aveva ancora fatto. I bassi non si smorzano più, ora il suono e' ricco, caldo ed equilibrato. Lo sapevo che una Taylor non poteva non suonare!

Questo secondo video * è stato registrato qualche fa. E' sufficiente confrontarlo con il primo per sentire quanta energia in più le corde riescono a trasmettere alla tavola e allo strumento in generale; il suono è più pieno e completo. Avendo un maggiore sustain sui bassi, la resa tonale complessiva è finalmente equilibrata e non squillante. Questo facilita di molto sia gli accompagnamenti che gli arpeggi in fingerstyle che precedentemente soffrivano della mancanza del MI basso.



Se siete arrivati fin qui, siete chitarristi o appassionati, e quindi potete capire la mia soddisfazione nel vedere cosi' migliorato uno strumento a cui tengo molto. Alla fine non so se fossi più soddisfatto io o Giorgio, che si è dedicato con passione a questo lavoro, e si è reso davvero conto quanto per me quel tono smorzato fosse diventato un cruccio.

Questa storia insegna due cose. La prima è che c'è un fondo di verità nell'affermare che la produzione in serie di strumenti musicali di fascia media e di marchi famosi non è una garanzia di qualità, e per due motivi. Uno, usano materiali (come i ponticelli Tusq) che non sempre vanno bene per ogni strumento. Due, i controlli di qualità non devono essere così scrupolosi. La mia Taylor ha verosimilmente lasciato lo stabilimento con le stesse caratteristiche tonali di quando l'ho acquistata: possibile che nessuno al QC si sia detto: "Ehi, qui siamo un po' corti di sustain, diamoci da fare"?

La seconda cosa è trovare una persona animata dalla passione degli strumenti come Giorgio Avezza non è facile, e per questo mi considero fortunato. Pensare che ero quasi convinto di vendere la Taylor e passare ad altro!

Il prossimo video, se e quando riuscirò, sarà con le famigerate Elixir HD. Come detto, parti prevenuto: temoc che la scalatura sia troppo spessa, la tensione eccessiva, a scapito della capacità della tavola armonica di vibrare. Vedremo.

(*) Mini disclaimer: i due video , ovviamente, hanno la sola funzione di dimostrare il cambiamento del sustain nella chitarra, senza pretesa di scientificità né, soprattutto, di abilità tecniche.

02 novembre 2014

Installazione di pickup Fishman Sonitone su chitarra acustica.

In queste righe vediamo insieme come installare facilmente un pickup piezoelettrico in una chitarra acustica. Lo strumento che amplifichero e' la mia Ibanez PF10NT, uno strumento di una ventina d'anni particolarmente risonante e piacevole da suonare, ma il discorso vale per tutte le chitarre.

Mini premessa tecnica. Come noto, i pickup piezoelettrici UST (under saddle transducer) si dividono in due grandi famiglie: passivi, ovvero costituiti dal solo trasduttore e dal connettore di uscita del segnale, e attivi, dotati anche di un sistema di preamplificazione del segnale, piu' o meno sofisticato. Il segnale raccolto da un pickup piezo, sia esso di tipo flessibile che rigido, e' generalmente debole e deve essere preamplificato prima di essere inviato in un sistema di amplificazione o ad un ingresso di un mixer/PA. I sistemi attivi , a loro volta, sono componenti piu' o meno grandi e ingombranti , a seconda dei modelli, in quanto devono ospitare il circuito di amplificazione, i controlli (tono, volume), una sorgente di alimentazione (batteria) e una o piu' uscite (sbilanciata e bilanciata), come questo.


A mio modo di vedere, il montaggio aftermarket di questi sistemi su una chitarra acustica hanno un inconveniente non da poco: richiedono la realizzazione di uno o piu' alloggiamenti (e quindi scassi) nelle fasce. In primo luogo non e' un'operazione semplice se siete hobbisti come me; in secondo luogo, inserire oggetti voluminosi all'interno della cassa potrebbe avere una ricaduta sulle frequenze dello strumento.

Per questi motivi ho optato per la soluzione meno invasiva di amplificazione di uno strumento acustico: il sistema Sonitone di Fishman. Adottato come OEM da molti costruttori (Martin, per citarne uno), consiste in un trasduttore piezo e in un preamplificatore miniaturizzato che puo' essere montato sotto la tavola armonica, con i controlli di tono e volume a filo con la buca.



La board del preampli e' molto furba in quanto e' dotata di un biadesivo 3M di qualita' per montarlo facilmente sotto il top della chitarra, senza bisogno di usare colle o viti.


E' un sistema sicuramente piu' economico e meno versatile di molti altri in commercio ma consente di amplificare , con una buona qualita' generale, uno strumento acustico in pochi minuti.

Per prima cosa occorre praticare un foro da 2.5mm in una delle due estremita' dello scasso del ponticello: il pickup flessibile passera' da qui. L'operazione e' semplice ed e' spiegata in molti tutorial su YouTube. Basta avere l'accortezza di forare lentamente, schermando il ponte con un po' di nastro da carrozziere. Una volta praticato il foro, e' sufficiente far passare dall'interno verso l'esterno il piezo. Dal momento che il trasduttore e' sostanzialmente un cavo dello spessore di 2 mm circa, occorre ora ridurre l'altezza del ponticello perche' l'altezza complessiva, e quindi l'action, sia la medesima del precedente ponticello. Qui la tecnica , che richiede pazienza, un buon calibro corsoio e molta precisione, consiste nel carteggiare il nuovo ponticello per eliminare il materiale eccedente la sagoma. Le due immagini prese dal web (le mie erano troppo scure) mostrano come fare.

Prima si prende la misura della parte eccedente


e quindi la si carteggia, lentamente, misurando di volta in volta aiutandosi se possibile con una guida perche' l'angolo sia perfettamente ortogonale e la superficie dell'osso complanare a quella del ponte.




Ora si puo' inserire il ponticello nello slot del ponte ed eventualmente fermarlo tempoeraneamente per non farlo ricadere nella cassa.




Il secondo foro e' meno facile e presenta qualche rischio in piu', ma nulla di infattibile.
Con un alesatore conico a mano da 12 mm oppure con un trapano e una punta da legno da 12 mm , si deve allargare il foro dove e' avvitato l'attacco per la tracolla. L'uso dell'alesatore conico a mano e' preferibile in quanto consente di contollare con lentezza e precisione la fase di allargamento del foro, ma non e' facile trovare questo strumento da liuteria e, quando lo si trova, il prezzo puo' essere di diverse decine di euro. Una buona punta da legno da 12 mm e' una soluzione non ottimale ma efficace. Per evitare guai e' sempre meglio mascherare la superificie intorno al foro con nastro adesivo da carrozziere.




Una volta che il foro e' praticato, si deve far uscire il connettore endpin jack verso l'esterno. Il trucchetto e' di usare un cavo jack per tirarlo fuori. Si inserisce la punta del jack nel connettore e lo si usa per tirare e guidare il connettore endpinjack fuori dal foro nella cassa.



Quindi e' sufficiente avvitare dado, controdado e supporto tracolla a vite. Per gli endpin Fishman si usa una chiave a bussola da 13.



L'altra parte, facile, consiste nell'installazione del vano batteria e della board preamplificatore. Il Fishman Sonitone, che e' un sistema minimalista, e' fornito di un portabatteria costituito da una tasca in nylon dotata di velcro . Una parte di velcro adesivo si incolla all'interno della cassa. Lo svantaggio e' che il cambio batteria si puo' effettuare solo quando si cambiano le corde perche' e' necessario inserire la mano nella cassa passando dalla buca. Il vantaggio e' che nuovamente una soluzione non invasiva e di facile montaggio: essendo il porta batterie cosi' piccolo e privo di forme spigolose, non dovrebbe interferire con l'acustica dello strumento. La batteria da 9V si collega con un cablaggio all'unita' pre.




Ecco nel dettaglio il velcro adesivo incollato saldamente al neck joint all'interno della cassa. Se potete aiutatevi con uno specchietto per incollare il velcro dritto e in posizione centrata.


Una volta che l'adesivo ha fatto presa sul legno e' possibile attaccare il portabatteria in nylon con il velcro. Una pila 9V pesa poco, quindi non mi aspetto che eserciti troppo carico sul velcro.

Siamo all'ultima parte. Il fissaggio del preamplificatore. Ora, se il bracing del top lo consente, bisognerebbe montare il pre nella parte superiore della buca, perfettamente al centro, in modo da raggiungere comodamente i due controlli on board: tono e volume.

Purtroppo il bracing della mia Ibanez interferisce con la sagoma del pre, che deve essere montato in posizione leggermente decentratrata. Fortunatamente i controlli si raggiungono senza fatica. Una volta che il biadesivo e' posizionato, va premuto per un po' contro il legno per assicurarsi che aderisca fortemente. La board e' leggera e non e' soggetta a carichi o spinte, quindi non dovrebbe scollarsi. Se accadesse, sia 3M che Tesa vendono biadesivi piu' spessi e forti.



Nella confezione Fishman e' compresa anche una clip in plastica con biadesivo. La si puo' incollare all'interno della fascia superiore per fare da fermacavi: in pratica servira' per tenere ordinati sia il cavo del piezo che quello di uscita collegato al connettore jack femmina, seguendo questo schema.



Il lavoro e' terminato. A questo punto e' sufficiente montare un set di corde nuove, accordare la chitarra e collegarla all'amplificatore.
Purtroppo non ho avuto tempo di registrare brani , ma posso dire che questo economico sistema Fishman offre, nell'ambito del piezoelettrico, una buona qualita' di amplificazione e riproduzione del suono e un volume molto generoso. Tuttavia, se si vuole conferire un po' di calore al suono, e' possibile usare un ulteriore preamplificatore a valvole tra chitarra e amplificatore.


29 settembre 2013

Liutai a Torino, c'è una novità.

Stavo cercando in rete un laboratorio di liuteria dove effettuare la manutenzione della mia chitarra acustica; i nomi dei professionisti a Torino li conosciamo un po' tutti nel giro: Mari, Voodoo Factory, Alvermann.
Ma ho scoperto che da inizio 2013 c'è Liutai a Torino, un nuovo laboratorio, nato dall'unione dei maestri Giorgio Avezza e l'argentino Rodolfo Cucculelli, entrambi nomi noti nella liuteria moderna e classica. Cercate su Google e troverete le loro apprezzate realizzazioni.
Li ho contattati per email per richiedere semplicemente il setup della mia Seagull e sono stato subito stupito dalla velocità della risposta ma soprattutto dalla grande disponibilità. Quando sono andato a trovarli nel loro laboratorio, lo stupore ha ceduto il passo all'ammirazione e alla fiducia; nonostante fossero impegnati nella creazione di strumenti ben più pregiati della mia acustica, mi hanno accolto con calore e hanno ascoltato con attenzione la mia richiesta; hanno analizzato la mia Seagull senza preconcetti né sufficienza, ma con molta modestia, come chi deve sempre imparare qualcosa, e sono intervenuti in un baleno, "così puoi tornare a casa con la tua chitarra".
Volevano fare felice un appassionato di chitarre, un po' imbranato e intimorito, e mi hanno fatto imbracciare due esemplari di chitarre acustiche appena realizzate, e mostrato alcuni lavori in corso. Era forse la prima volta che provavo strumenti di liuteria ed è stato straordinario sentire tra le mani e sul corpo la varietà di frequenze e la nitidezza del suono, oltre alla vista di legni pregiati che nemmeno conoscevo.
Se condividete con me la passione per gli strumenti e soprattutto per questo straordinario mestiere, capirete la mia emozione nel parlare con questi maestri, nella loro semplicità e immediatezza.
Insomma, una visita due volte positiva, perché mi hanno messo a posto la chitarra con grandissima onestà e perché ho trovato un nuovo riferimento.

02 aprile 2013

Seagull S6 con Quantum II: prime registrazioni.

Un piccolo aggiornamento sul nuovo acquisto, la chitarra acustica Seagull S6+ CW GT Quantum II, e soprattutto sull'elettronica Godin. Ho interpellato il servizio clienti che, gentilissimo, mi ha fornito le seguenti indicazioni:
The bass and treble pots are for the under saddle transducer only. When the mic control is in center position, the internal mic is off. The signal from the mic can be blended either in phase (clockwise), or out of phase (conter-clockwise).
La spiegazione non richiede traduzioni ma chiarisce l'uso del Quantum II. Qui trovate alcune tracce registrate al volo con Audacity e convertite in MP3. Equalizzazione neutra e nessun postprocessing. Corde a fine vita e mano a fine giornata, quindi non me ne vogliate per imprecisioni e dinamica approssimativa.

Il primo set è l'arpeggio iniziale di Someone like you di Adele.
Il secondo set è lo strumming iniziale di Umbrella nella versione di Mandy Moore.


29 marzo 2013

Nuova arrivata: chitarra acustica Seagull S6+ CW GT.

Ieri, complice una congiuntura fortunata, c'è stato un avvicendamento nel setup acustico. Ho venduto la mia Ibanez EWC30, acquistata in un Guitar Center di Las Vegas nel 2008 e ho acquistato quella che, in realtà, era la chitarra che ero andato a cercare da Guitar Center e da altri negozi negli USA, ma senza fortuna: una Seagull dotata di elettronica Godin Quantum II.
Questo sistema è particolare perché combina un trasduttore piezoelettrico posizionato sotto il ponticello e un microfono a condensatore a collo d'oca posizionato in prossimità della buca. Un comando permette di miscelare il suono delle due sorgenti.
Quantum II
Anni fa, Seagull e gli altri costruttori del gruppo Godin (Norman, Art&Lutherie) installavano il Quantum II su diverse serie, mentre oggi si trova (e non facilmente, almeno in Italia), sul top di gamma. Le serie meno costose montano solo il Quantum I, privo di microfono.
Sono pochissimi gli strumenti che montano nativamente una trasduzione ibrida piezo + microfono, tanto che molti chitarristi fanno installare prodotti GHS, L.R.Baggs, Fishman e di altri marchi. E' chiaro che un piccolo microfono interno non può sostituire per resa, qualità e dinamica un AKG o un Neumann, ma è senz'altro una soluzione pratica che rende più naturale il suono amplificato, smorzando il crisp tipico dei piezo (che a me non dispiace affatto).
Comunque, la Seagull S6+ Cedar CW (che sta per cutaway, ovvero spalla mancante) GT (Gloss Top, ovvero top rifinito lucido) è uno strumento che vale davvero più di quel che costa: assemblato in maniera semiartigianale, di costruzione robusta, con materiali e legni ottimi (top in cedro); il manico è confortevole ma più largo di quello della mia ex Ibanez; le meccaniche, marchiate Seagull, hanno chiavi piccole e sono di qualità elevata.
Altra differenza rispetto all'Ibanez è la cassa full size che assicura una gamma di frequenze più ricca sui bassi e medio bassi, anche se devo abituarmi ad una forma più ingombrante. Last but not least, le chitarre Godin sono fornite del TRIC Case, una custodia rigida in polistirene che pesa una sciocchezza.
Non ho potuto provare la Seagull che per pochi minuti, quindi dare un un'opinione ora sarebbe poco utile. Mi riservo di suonarla un po' e poi aggiornare le mie osservazioni, magari con qualche registrazione (se non fanno orrore).
Veniamo quindi alle foto: alcune mie, altre del gentilissimo venditore, un paio prestate dal web.

Top in cedro, finitura lucida. Vernice delicata :-(

Trovo che la paletta Seagull sia bellissima.




Immagine ufficiale che circolava sui siti dei rivenditori. I colori sono corretti.

Si vedono il microfono gooseneck nella buca e il ponticello compensato.



Ed ecco il Godin Quantum II, posizionato sulla fascia superiore, con i comandi per miscelare piezo e mic, bassi, alti e volume. Semplice ed efficace

Particolare del Quantum II (foto presa dal web)

Il TRIC Case è una custodia geniale: polistirolo fuori, plastica dentro, leggerissima.


Qualche caratteristica raccolta sul web:
  • Manico: acero foglia d'argento
  • Tastiera e ponte: palissandro indiano 
  • Top: cedro massello
  • Fasce: ciliegio
  • Ponticello: Tusq compensata 
  • Capotasto: Tusq
  • Finitura: Laccata nitrocellulosa 
  • Scala: 24.84" (63 cm)
  • Radius: 16" (40,6 cm)
  • Larghezza capotasto: 1.72" (4,37 cm)


E, giusto per la hall of fame, ecco l'album della mia Ibanez, ora in ottime mani. Ciao, e grazie di tutto!