Suzuki SJ 500 Samurai: diario del restauro



La maggior parte dell storie inizia da una fine.
Per me, una fine è stata la vendita della mia Jeep Grand Cherokee CRD del 20013, un'auto che ho amato moltissimo, ma che era divenuta insostenibile.
Un anno fa circa ho cambiato lavoro, e avevo bisogno di un'auto più piccola, pratica e con una classificazione ecologica migliore, per quanto l'etichetta Euro sia una delle grandi ipocrisie dell'industria automobilistica.

Recycling is serious, catalytic is not.

Il potente e lussuoso fuoristrada è stato rimpiazzato da una affidabile, sobria ed anonima berlina coreana, di cui non pubblico la foto, perché verrebbe dimenticata subito. 

Ma la mia storia d'amore con la trazione integrale era solo brace sotto la cenere.

A far scoccare la scintilla ci ha pensato la Suzuki Samurai, il primo fuoristrada su cui io sia mai salito a metà degli anni 80, e rimasto nel mio cuore per la costruzione robusta e spartana. Solo contenuti e sostanza, zero fronzoli.

L'inizio. 

Dopo qualche ricerca, mi sono imbattuto in un esemplare di SJ500 non lontano da casa (il che facilitava tutto), trentennale (il che lo rende più che storico con tutte le agevolazioni fiscali e assicurative), con motore 1.3 e non mille, converito a GPL, ben messo di meccanica. Molto meno ben messo di carrozzeria. 

Valutati i pro e i contro , che nella testa di un autodipendente con me sono ovviamente soggettivi e parziali, e il prezzo decisamente vantaggioso visto l'elenco di lavori meccanici appena eseguiti, ho deciso di acquistare questa piccola vecchia Suzuki.
A parte qualche fioritura di ruggine, è obiettivamente un mix di telaio, parafanghi e porte originali su cui sono stati momntati cabina, cofano, portellone, mascherina bianchi. Un bicolor un po' azzardato.
Di per sé il veicolo poteva andare bene com'era.
Ma siccome una parte fondamentale di questo progetto era l'iscrizione ad un registro storico per avere un'assicurazione RC a tariffa convenzionata, procedura che ha tempi abbastanza lunghi, ho deciso di dedicare un budget per portare avanti un "restauro" conservativo.
Le virgolette significano: spendere il meno possibile per dare un aspetto gradevole ad un mezzo affidabile ed eliminare tutti i problemi noti.

Oltre ai disgusti cromatici, la lista delle cose un po' così non è brevissima. Nulla di drammatico.
Ad esempio alcune tubazioni del motore lasciano a desiderare.



Il vano bagagliaio è occupato quasi per intero dalla bombola GPL, peraltro appena sostituita, e coperta da un pezzo di moquette nera. Per ora accettabile.


Gli interni sono integri ma sporchi e polverosi. Dovranno essere ripuliti. 




Ecco i particolari non belli: oltre all'acostamento cromatico, qualche punto di ruggine.


La prima fase di restauro.

Lo smontaggio.


Per farla breve, a fine gennaio ho iniziato i lavori di "restauro", decidendo di:
- far verniciare ad un carrozziere il cofano, il portellone posteriore, il parabrezza e la mascherina di plastica.
- occuparmi personalmente della cabina (interna ed esterna, con montanti e traverse), del ripristino degli interni e della capote. 
Detta così, sembra facile.



Invece trent'anni di pioggia, sole, caldo e freddo sono una lezione preziosa: i bulloni diventano un blocco unico con la sede che li ospita. La seconda lezione è: per rimuovere un bullone bloccato bisogna saperlo fare, e non è facile. 


Se togliere il cofano è stata una passeggiata, e smontare le traverse della cabina non è stato difficile (le viti erano quasi tutte all'interno dell'abitacolo, per cui riparate dagli agenti atmosferici), con il parabrezza e il portellone c'è stato da tribolare parecchio.

Dopo aver rotto un cacciavite, semi spanato le teste delle viti, usato un cacciavite a percussione e l'aiuto di un amico, l'unico modo per estrarre le viti ostinatamente bloccate è stato l'uso del trapano.


Alla fine  abbiamo vinto noi.
Pian piano, il vecchio fuoristrada è stato disassemblato.
Ecco il portellone posteriore.
La mascherina anteriore.
Il parabrezza , che proprio non ne voleva sapere di venire via.

Ed ecco la Suzuki, ridotta a macchina dei flintstones. Anzi meno, essendo sprovvista pure della capote in tela, rimossa subito per agevolare le operazioni di smontaggio.



Il cofano è sano ma bianco. Una volta smontato , lo porterò, insieme al portellone posteriore, alla mascherina e alla cornice del parabrezza, in una carrozzeria vicino a casa. Le superfici da verniciare sono troppo grandi per un trattamento casalingo, per cui io mi concentrerò su parti più piccole che non possono essere smontate, come la cabina.


Preparazioni fai da te.

Si parte con la carteggiatura della cabina per rimuovere la vernice bianca e la ruggine superificiale.


A parte un punto sulla parte alta della cabina e sulla parte bassa dei montanti laterali, in corrispondenza delle sedi dei bulloni, per fortuna la situazione è favore. Poca , pochissima ruggine superficiale, che sono riuscito ad eliminare prima con fogli di carta a vetro da 160 e poi con una spazzola in metallo per trapano, fino ad arrivare all'acciaio sano.





E' stato necessario sverniciare  un po' più a lungo i montanti in corrispondenza dei riscontri della capote. Questi due elementi di acciaio verniciato di nero sono malconci e piuttosto arrugginiti, come del resto i bulloni di fissaggio.





Questa è una delle prime mani di primer bianco sui montanti laterali dell'arco.




Questi profili di metallo, molto arrugginiti, servono per ancorare la capote al montante laterale dell'arco.





Dopo averne sverniciato uno con spazzola di metallo e carta a vetro, procedo a verniciare a spruzzo con vernice nera lucida.


Il confronto con l'altro componente ancora da trattare.


Per verniciare queste parti, ho costruito una semplice stazione di verniciatura composta da una base in legno e due supporti costituiti da barrette di metallo avvitate. Una sorta di mini cavalletti. 




Verniciatura in carrozzeria


Nel frattempo, il carrozziere ha chiamato dicendo di aver completato la verniciatura dei grandi pezzi affidati. Corro quindi a ritirarli. 
Il parabrezza.



Il cofano.


Il portellone posteriore e la mascherina anteriore. 



Verniciatura fai da te


Il lavoro in garage procede con la non semplice verniciatura della cabina.

Ecco la parte interna, effettuata senza problemi.








Qui i riporti in lamiera che erano stati posizionati nei sottoporta e nei parafanghi esterni (ma erano di colore bianco).




Procedo quindi con le altre parti esterne: ecco l'arco centrale.





Dopo aver completato la verniciatura (lavoro di certo non impeccabile: anche se sono riuscito a sanare la lamiera e a rendere il colore uniforme, la resa non mi ha soddisfatto ed è lontana dal lavoro eseguito in cabina dal carrozziere) ho rimontato pazientemente la carrozzeria.

L'ultima parte da completare sono i montanti battiporta che collegano l'arco centrale al parabrezza, , a cui si attaccano le parti laterali della capote con le strisce di velcro e contro cui battono le porte.

Ecco i montanti... smontati dalla carrozzeria.


Invece di sverniciarli come fatto per altre parti della carrozzeria (carta abrasiva, spazzole metallo ecc.) mi sono affidato ad una ditta che effettua svenirniciature chimiche, la Simet di Torino.

Sono stati gentilissimi e anche veloci. In pochi giorni, e con una spesa corretta, mi hanno restituito i due montanti sverniciati e portati a ferro nudo, pronti per essere trattati e verniciati. 







Posizionati sulla mia postazione artigianale di verniciatura. 



Ecco dopo le prime mani di primer






Le prime mani di vernice






Qualche rifinitura e poi mani di lucido trasparente.






Siccome sono stati sverniciati chimiocamente dentro e fuori, dopo la verniciatura esterna, la parte interna dello scatolato è stata abbondantemente spruzzata di WD40 per tenere lontano l'umidità e scongiurare ossidazione e ruggine.

Questi erano gli ultimi componenti da preparare.

Rimontaggio

Cofano e parabrezza, arrivati dalla verniciatura del carrozziere






Nel frattempo mi sono procurato, presso un bullonificio di Torino, tutti i bulloni nuovi per la carrozzeria. 

Inizia la lunga fase di rimontaggio, di cui non ho raccolto foto, ma sono state le operazioni inverse allo smontaggio. 

Ogni vite e bullone è stato accuratamente ngrassato con grasso ali litio prima di essere riposizionato nella sede ed avvitato. Le sedi esterne più esposte all'acqua (parabrezza, tetto) sono state ingrassate.

Ed ecco a montaggio ultimato, a notte fonda, durante il primo giro in strada.




Seconda fase di restauro

Lavoro finito? Mai!

La lista è ancora lunga e non ho immagini di tutte le attività ed operazioni fatte. 

Interni e piccoli accorgimenti


Una è stata la pulizia degli interni: plastiche, cruscotto, moquette e sedili. Fondamentale l'aspirapolvere a massima potenza che ha tirato via anni di polvere nonché 3 cimici morte. 

Per i sedili, ho usato ancora aspirapolvere, poi  un prodotto specifico, spazzola, acqua , spugna. Tre passaggi in tutto. Stesso trattamento sui pannelli delle porte (sono in tessuto). 

Alla fine il risultato è accettabile, ma comunque resta un veicolo in cui la polvere entra facilmente. 

Siccome il sedile anteriore ha perso un po' di forma e l'imbottitura è compromessa, ho investito una trentina di euro da Norauto per acquistare questo:

E' morbido, in ecopelle e della dimensione giusta. Meno bello di un sedile originale in pelle (o rivestito in pelle) ma confortevole e soprattutto budget wise.


Assetto


CRASH!

Nulla di grave, sia chiaro. Passando sopra ad un dosso artificiale, la macchina ha fatto un rumore non bellissimo di ferraglia ed mezzo foglio di una balestra si è staccato cadendo sull'asfalto. Sono sceso ad ispezionare e ho notato che purtroppo la balestra posteriore destra è molto compromessa.


La balestra sinistra sembra abbastanza integra, ma comunque è chiaro che gli ammortizzatori posteriori sono arrivati a fine vite.



Approfittando della sostituzione degli pneumatici (ho tolto quelli extreme off road che rendevano la macchina abbastanza inguidabile su asfalto e ho fatto montare il treno di penumatici all terrain, migliorando di molto la guidabilità e il comfort) ho potuto vedere meglio la situazione delle sospensioni.

Mi sono quindi deciso per l'acquisto di un kit completo di balestre anteriori e posteriori (originali usate ma in buone condizioni), gommini (nuovi) e ammortizzatori anteriori e posteriori. 

Ecco le balestre appena arrivate, in attesa del montaggio.





Esterni: ripristino della capote (soft top) 

Un altro aspetto trascurato di questa macchina è la capote.
Sporca e maleodorante all'interno, sporca e non più impermeabile all'sterno. Non rimane che smontarla e pulirla accuratamente.



La cosa buffa è che, nonostante le cabrio in Italia siano abbastanza diffuse, non ci sono informazioni chiarissime su come fare manutenzione ad una capote. Mi sono rivolto a tre autolavaggi a mano, ma nessuno mi ha convinto in quanto proponevano di lavarla con l'idropulitrice ad alta pressione (metodo che la può potenzialmente distruggere).

Ancora una volta, fai da te.

Mi sono quindi organizzato come segue:
  • un paio di guanti da cucina
  • una bottiglia di Chante Clair sgrassante al bicarbonato di sodio
  • due spazzole a setole morbide
  • un tavolino 
  • acqua corrente
  • olio di gomito e pazienza

Il lavaggio della capote è un lavoro che, disponendo di uno spazio adeguato, di acqua e di un po' di pazienza, può fare chiunque. Ma appunto richiede tempo e fatica.

Da queste foto si vede bene il confronto delle parti prima e dopo il lavaggio a mano.
Potete immaginarvi il colore dell'acqua saponata che veniva giù dalla capote, sia dalla parte interna che da quella esterna.



Lato pulito e lato sporco.



Il posto ideale dove lavarla è su un tavolino da giardino che consente di larorare da una posizione comoda.






Un dettaglio a lavoro finito.





Finalmente pulita e profumata, la capote è pronta per la fase successiva: piccole riparazioni interne ed impermeabilizzazione interna ed esterna.

Procediamo con ordine.

Il problema principale è rappresentato dal fatto che entra acqua quando piove, specialmente dalle cuciture sulla parte superiore, e dalla presenza di un paio di buchetti in corrispondenza dell'arco superiore della cabina.

Il lavoro di ripristino consiste quindi nel posizionare un nastro telato trasparente ad alta resistenza, specifico per tessuti, lungo tutte le cuciture.













Dopo le riparazioni interne del telo, è venuto il momento di rimontare la capote, pulita e profumata, ed iniziare il trattamento protettivo.

Il propdotto scelto è Renovo Ultraproofer, che si compra presso alcuni autoricambi oppure su Amazon.

Io ne ho preso un litro, ma 500 ml sono sufficienti. Si versa il prodotto -- che non va agitato ma mescolato, proprio come il Martini Dry di James Bond -- in un contenitore, ed applicato con un pennello da 5 cm a setole morbide.




Il prodotto va steso dall'interno verso l'esterno, senza esagerare nella quantità, e rapidamente. Io consiglio di ripetere l'operazione appena la prima mano si è asciugata , ed insistere molto lungo la linea delle cuciture. 




Dopo alcune passate , è sufficiente lasciare asciugare la tela all'ombra.


Trasmissione, motore, scarico e altra manutenzione


Nell'autunno 2019 ho identificato gli altri lavori da effettuare: sostitzuone di tutti gli oli, sostituzione della marmitta, sostituzione del carburatore e ripristino delle altre parti di carrozzeria.

Verso fine settembre, con il contakm che segna 209000 km, è venuto il momento di sostiturie i lubrificanti di tutta la trasmissione: scatola del cambio, riduttore, differenziali. L'olio consigliato è Arexons Petronas 80W90. Inutile dire che il lubrificante colato dal cambio e dai ponti era nero assoluto. Insomma, un lavoro da fare, che ha portato anche qualche beneficio pratico (cambio più fluido e minore riscaldamento del tunnel trasmssione).


Un altro punto debole dell'auto era lo scarico, ormai completamente bucato tanto che l'odore dei gas di scarico entrava spesso nell'abitacolo.
Con l'occasione, ho comprato su Amazon il sistema di scarico completo: silenziatore e terminale.



Non per fare il tirchio, ma il prezzo migliore che mi è stato proposto da officine specializzate in marmitte è stato 200 euro. Su Amazon, lo scarico completo l'ho comprato per 85 euro, e il meccanico ha accettato di montarlo.

Il carburatore "cinese" 

Il passo successivo è stato il carburatore.
L'originale Aisin ha smesso di funzionare probabilmente anni fa, ed infatti l'auto andava solo a GPL. Quando provavo a commutare su benzina, non reggeva il minimo e comunque l'erogazione non era regolare. Inutilizzabile.
Ed è un peccato, perché in montagna, sopra i 2000 m, l'alimentazione a gas non dà prestazioni esattamente brillanti.

Su Facebook, in vari gruppi dedicati alla Suzuki Samurai, da tempo si discute di un carburatore cinese, nato originariamente a quanto pare per la Toyota Corolla, che è compatibile senza modiche con il motore della Samurai. Costa una fesseria: 55 euro.





Ordinato su ebay, arrivato in pochi giorni.






Da un foglio di carta per guarnizioni da 0,5 ho iniziato a sagomare la guarnizione.



Gli altri acquisti per rendere compatibile questo carburatore con il motore Suzuki sono stati un cavo comando aria della Fiat 850 (bellissimo!) e una piccola staffa di metallo per sostenere il cavo dell'acceleratore.
Per il montaggio ho ricevuto un aiuto di valore inestimabile. Chi sa fare questo lavoro, dice che non è difficile. Ma bisogna saaperlo fare, perché ci sono un tot di accorgimenti e trick tecnici che bisogne tenere in considerazione.

Ecco qualche foto durante il montaggio.





Ed ecco il video della prima accensione.
La cosa straordinaria è che è perfettamente compatibile con il cappellotto in cui è montato il diffusore dell'impianto GPL.



Devo dire che il primo giro a benzina è stato emozionante, perché l'auto scatta di più, è più pronta, più regolare. Inoltre non era mai andata a benzina, e questo ha reso magico il passaggio.




Terza fase di restauro



Completato questo lavoro, ho ricominciato ad interessarmi della carrozzeria, dopo la prima parte.

I parfanghi (e la loro ruggine)


In particolare, il lavoroche mi sta occupando in questi giorni è l'eliominazione della ruggine dai parafanghi posteriori.
E' un problema molto comune, che nella mia auto è già stato in parte sistemato: la vasca e l'interno dei lamierati sono già stati riparati in passato con uso di fogli di vetroresina, ma la ruggine ha ricominciato a camminare quindi è venuto il momento di risanare i lamierati. Un altro problema è un parafanghino esterno molto ammaccato.
Con un po' di fortuna ho trovato quattro parafanghi in acciaio non messi benissimo ma privi di ammaccature.
Il piano è :

  • far smontare i parafanghini posteriori
  • preparare i parafanghini posteriori nuovi per la verninciatura
  • risanare le lamiere dei parafanghi, rimuovendo la ruggine, apportando fodni in vetroresina e preparando tutto per la verniciatura
  • far venrniciare e rimontare il tutto.
Potrei dare l'auto al carrozziere e lasciare che ci pensi lui ma:
  • se faccio il lavoro "sporco" io -- e penso di essere in grado, a differenza della verniciatura, risparmio e mi faccio esperienza
  • lascio al carrozziere l'arte vera, che è verniciare.
Ma veniamo alla parte importante del restauro di carrozzeria.
Ecco come si presenta l'auto senza i parafanghini.



Ed ecco i dettagli della lamiera aggredita dalla ruggine. Ovvero, tutto il lavoro che mi aspetta.






La ruggine, fiorendo, ha corroso la lamiera dei parafanghi e dei supporti. La situazione non è bellissima, ma nemmeno tragica. Ci sarà molto lavoro da fare.





Nel frattempo iniziano i lavori sui parafanghini di acciaio.
Ho iniziato quindi a sverniciare uno dei parafanghi acquistati (posteriore destro).
Un lavoro lungo perché è stato verniciato mille volte e purtroppo, raschia raschia, non è immune da ruggine che, in in un punto, ha bucato la lamiera.

Devo lavorare su due: uno acquistato usato in sostituzione di quello ammaccato, e uno smontato dalla macchina; questo sarà recuperato.










La sverniciatura richiede molto tempo e riserva qualche sorpresa amara.












Sotto strati di vernice e di stucco, la ruggine ha fatto qualche buco.








Ho riparato i buchi della lamiera del parafango con una toppa di vetroresina (2 strati di foglio applicato con la resina)











Una volta completata la sverniciatura della parte esterna, ho iniziato a preoccuparmid i come tappare il buco.
Non avevo molta scelta: due fogli di vetroresina sovrapposti hanno costituito rapidamente un fondo sufficientemente rigido per poter stuccare e preparare.



Ecco la vetroresina in fase di asciugatura.




Tutto l'interno dei parafanghini è stato trattato con molto Fertan e quindi con una mano di vernice antiruggine passata a pennello. 








Già che c'ero ne ho approfittato per fare il cambio di olio motore e filtro olio (210000 km) e far montare 4 pneuamtici di occasione comprati da una gommista vicino casa.
Parentesi sulle coperture: sono 4 Ceat Tru Trac vecchi ma in ordine, con un disegno M+S molto simile alle gomme stock. Siccome le mie Bridgestone erano alla frutta e mi piace pensare ad un restauro conservativo, ho pensato che potesse essere una buona combionazione. Costo delle 4 gomme: 40 euro. Potevo lasciarle?





Ed ecco i parafanghi sverniciati, levigati e pronti per essere verniciati dal carrozziere.




Intanto proseguono i lavori sui lamierati dei parafanghi.
Ho usato principlamente:

  • levigatrice orbitale con dischi di granularità cresente: 80-120-200-400
  • spazzole di ferro
  • punte a spazzola per trapano




Dopo molte ore, e molti dischetti di cartavetro, la situazione si presenta così. Non bellissima. I buchi nella lamiera non sono piccoli: ci di vede attraverso.



La ruggine ha fatto un bel lavoro negli anni, proprio in questi punti dove si accumula l'acqua.




Ecco una vista dall'interno del lamierato.


Stessa sorte anche dal lato destro, che è il più rognoso perché ospita la tubatura del serbatoio. Gli spazi sono stretti, e qui la ruggine si è portata via anche un pezzo del fondo, nella congiunzione tra parafango e sottoscocca.



Una delle fasi cruciali di questo lavoro è sicuramente la prevenzione. 
Ho rimosso, con la smerigliatrice orbitale, le spazzole rotanti, le spazzole di ferro, la carta a vetro e e altri utensili,  un monte di ruggine e lamiera marcia, arrivando negli spazi più stretti. 
Ma risanare la lamiera senza pensare al futuro sarebbe stato un errore.
Per cui ho comprato in internet questo potente (e secondo me l'unico serio sul mercato) convertitore di ruggine: Fertan. E' un prodotto furbo perché si può applicare a spruzzo o con pennello, direttamente su lamiera sanata e bagnata.
Forma un film nero un po' unto che è il segnale che si sta attaccando al metallo per proteggerlo e sta mangiando la ruggine residua.
Ho applicato molto generosamente il Fertan pennellando tutti i lamierati e facendolo colare abbondantemente in tutti gli intersizi della carrozzeria, del sottoscocca, dei lamierati interni e delle giunzioni dove non riuscivo più ad arrivare con la smerigliatrice o  la spazzola di metallo. Credo che la scocca saia ora protetto per un bel po'. 

Qui si vede la lamiera sverniciata fino al metallo vivo per eliminare tutta la ruggine visibile, e poi trattata con il Fertan.


Fertan anche nella parte interna della lamiera, Versato copiosamente anche nei punti nascosti.


E qui un supporto parfango sverniciato, parzialmente ricostruito con lo stucco resina -- in quanto il lamierato posteriore era integro e sufficientemente robusto -- e trattatto con Fertan.


Una volta rimossa con la smerigliatrice e le spazzole di ferro tutta la lamiera arrugginita, sono emersi dei veri e propri buchi abbastanza grandi da farci passare qualche dito da una parte all'altra.

Il piano originale, pensato prima di "Operare il paziente" era di fare dei rinforzi dall'interno con fogli di vetroresina applicati con la resina. Tuttavia, vista l'estensione di questi buchi, ho preferito applicare delle placche di lamiera di ferro spessa 3 mm, tagliate nella misura necessaria, e fissate ai lamierati dellinterno con:

  • una quantità di stucco resina con la funzione di collante e riempitivo
  • divesi fogli di vetroresina per fissare il tutto saldamente. 



L'interno del parafango del lato destro, dove passa il tubo del serbatoio, presentava un buco abbastanza grande ma difficile da raggiungere.


Quindi dopo aver rimosso tutta la ruggine e trattato con Fertan, l'ho praticamente ricostruito applicando diversi fogli di vetroresina, sia dall'interno:

che dall'esterno.


Il lato destro del parafango interno l'ho invece trattato come il sinistro: pulizia, prevenzione con Fertan, rinforzo in acciaio, stucco resina e vetroresina.



Una volta applicati tutti i rinfozi













Una delle caratteristiche della capottina in tela della Suzuki è che, soprattutto nella parte posteriore, fa entrare molta polvere all'interno dell'abitacolo quando si percorrono strade sterrate. Qiesto perché il retrotreno alza polvere, e generalmente la capote non aderisce bene alla carrozzeria (è fissata con bottoni e ganci, ma tra un gancio e l'altro il telo si solleva con gli anni).

Per ovviare a questo piccolo problema, ho iniziato un lavoro per sigillare la capote alla carrozzeria. Sigillare è una parola grossa: l'obiettivo è ridurre il più possibile gli spazi tra capote e lamiera, quelli da cui la polvere si insinua, e lo condivido qui perché potrebbe essere utile a qualcuno.

L'occorrente è tutto su questo tavolino:

  • strisce di velcro adesivo, reperibile in merceria, fai da te o nei negozi cinesi (deve essere di buona qualità)
  • alcool 
  • un asciugacapelli
  • morsetti e piastrine per tenere in pressione le strisce di velcro durante l'incollaggio
  • un rotolo di biadesivo (opzionale: nel caso in cui quello delle strisce sia scadente)



Si inizia liberando la parte posteriore della capote dai ganci e smontando la ruota di scorta dal supporto.


Verificare che l'interno della capote sia pulito. Nel dubbio fregare uno straccio imbevuto di alcool per sgrassare e rimuovere lo sporco


Con l'asciugacapelli, scaldare ed ammorbidire i bordi della capote. Questa fase è essenziale e deve essere ripetuta più volte durante l'intero lavoro per assicurarsi che la tela sia appiattita, senza pieghe, e sia facile da trattare.


La parte dietro la ruota di scorta è la più difficile perché la tela è piegata.


Inizare a tagliare le strisce della lunghezza corrispondente alla distanza tra un gancio e l'altro. Sono tutte misure diverse, quindi fatele una per una.


Incollare la prima striscia. Consiglio: incollate la parte morbida del velcro alla capote e quella rigida alla carrozzeria. Vi sarà più facile fare aderire il velcro morbido sulla tela, e stringerlo tra due barrette di metallo o due pezzetti di legno con un morsetto per assicurare l'aderenza. Aiutatevi con il phon.


Pulire accuratamente con panno e alcool la carrozzeria. Deve essere priva di sporco e grasso.
Quindi incollare il velcro duro alla carrozzeria nella posizione idoena perché aderisca alla striscia incollata sulla capote.


Questo va ripetuto per tutta la lunghezza della capote.


E' consigliato premere forte , aiutandosi con un morsetto, tutti i pezzi di velcro, sia alla capote che alla lamiera.

Una volta fatto, si fanno aderire le strisce di velcro e si può notare che gli interstizi sono quasi spariti. In questo modo, dovrebbe entrare molta meno polvere.


La stessa operazione si può fare anche ai due lati, tra capote e lamiere dei parafanghi. Tuttavia, di lato si solleva meno polvere, ed inoltre la capote aderisce meglio perché più tesa e la lamiera è tutta dritta.


Ripristino parziale dei fondi.










































2 commenti:

Unknown ha detto...

Buonasera, complimenti per il restauro. Quanto può costare un restauro di una Suzuki SJ500 berlina con parecchia ruggine e ferma da anni? Grazie, cordiali saluti

Anonimo ha detto...

Complimenti!