22 novembre 2014

Liutai a Torino: come far suonare (meglio) una Taylor un po' spenta.

Il succo è che ancora una volta il bravo Giorgio Avezza liutaio in Torino mi ha risolto un problema, come aveva fatto in passato. Ma serve una premessa. Mettetevi comodi, oppure saltate a fine pagina.

Ad inizio 2014, l'attività con il mio gruppo No Hidden Fees stava andando benino, con qualche data in programma e un repertorio in crescita. Per questo ho deciso di farmi un regalo e di sostituire la mia onesta Seagull S6 QII con una chitarra di livello superiore. Dopo aver provato alcune Martin, Tanglewood, Breedlove, Larrivèe e Taylor, e soprattutto dopo aver ascoltato decine di registrazioni di svariate chitarre acustiche, mi sono orientato su una Taylor di fascia media (in legno massello) e mi sono messo alla ricerca su Mercatino Musicale.

Il suono Taylor è caratteristico e distinguibile (come quello Martin, d'altronde), ed è quello che si sente in circa la metà (faccio per dare un'idea) dei dischi pop e rock che abbiano parti acustiche; in più Taylor offre uno dei più sofisticati e naturali sistemi di amplificazione onboard, l'Expression System. A differenza di altri sistemi, combina i seguenti trasduttori:
- 1 pickup magnetico installato alla base del manico
- 2 trasduttori piezoelettrici montati sotto la tavola armonica (disattivabili separatamente dalla board interna tramite microswitch).
Quando ho trovato una 312CE usata ma praticamente nuova (nel senso che non era mai stata usata), l'ho presa al volo.

Non posso dire di esserne stato deluso. Una chitarra ben costruita, ergonomica, con un manico comodo, meccaniche eccellenti, tutta in massello. Ma non particolarmente risonante.
A questa constatazione sono arrivato dopo mesi e mesi di prove.
Prima di tutto, ho acquistato e provato tutte le marche e scalature di corde: Martin, D'Addario, Ernie Ball, Ernie Ball coated, no-brand, Rotosound, Gibson... l'elenco può continuare. Ho spaziato dalle 0.10 alle 0.12.
Strumento ottimo al canto, equilibrato ai medi, ma povero di bassi. Poco risonante ai bassi. Con un MI quasi spento. Un sustain cortissimo e debole.
I continui cambi di corde portavano miglioramenti effimeri: dopo un paio d'ore, persa l'iniziale brillantezza, i bassi tornavano muti.
Insomma, non si può dire che stavo ottenendo il suono che ci si aspetta da una chitarra di quella fascia. Di acustiche ne ho avute, e il vecchio muletto Ibanez PF10, costatami la bellezza di 50 euro, ha bassi decisamente più ricchi e profondi, ma soprattutto una risonanza a cui la Taylor non si avvicinava nemmeno.
Capirete che un po' ho storto il naso.

Nel frattempo sono andato anche per i canali tradizionali, ovvero i laboratori dei liutai. Mesi fa mi sono recato da un noto liutaio in Torino per un check generale. Alla mia domanda se trovasse normale un sustain cosi' moscio su una chitarra che costa uno stipendio, la risposta è stata più o meno che oggi tutti gli strumenti industriali prodotti in serie, su quella cifra suonano così, fine. Non ero molto soddisfatto della risposta. Ho sentito altre Taylor 312 suonare, ed erano meglio della mia.

Una frequentazione sul magnifico Unofficial Taylor Guitar Forum mi ha fatto capire due cose: la prima è che ero l'unico non soddisfatto del suono Taylor tra i tayloristi :-) e la seconda è la necessità di sostituire il ponticello originale Tusq con uno dei ponticelli prodotti dal mitico Bob Colosi.


Questo signore lavora a macchina ponticelli in osso e (ahi) avorio per la maggior parte delle marche, assicurando incrementi di tono e sustain. Su una cosa concordo: i ponticelli Tusq sono prodotti industriali economici, di discreta qualità, montati da dozzine di marche e modelli tutti diversi. Possibile che su uno strumento di un certo livello ci sia lo stesso componente che si trova su una chitarra da 300 euro o giù di lì?

Una volta ricevuto il ponticello di Bob mi sono messo al lavoro per adattarlo alla mia Taylor. Grazie al cielo, negli anni ho acquisito una certa dimestichezza e precisione in queste lavorazioni per cui, nel giro di qualche ora, il mio ponticello in osso naturale sbiancato era pronto per essere montato sulla mia Taylor, insieme ad un set di corde nuove (Rotosound 0.11-0.52,  acquistate tempo fa su consiglio di un altro liutaio).
Ad onor del vero, qualche miglioramento c'è stato. Sono riuscito a prolungare un po' il sustain e ad avere più presenza di bassi. Ma ero lontano da quanto mi aspettavo sia dal ponticello custom che da una chitarra di questa fascia. Non sto dicendo che i ponticelli di Bob non siano di buona qualità, e forse lo avevo modellato con sufficiente accuratezza dal momento che, montato sulla Ibanez, fa egregiamente il suo lavoro. Come mi spiegava Giorgio, è probabile che la densità ossea di quel componente non fosse del tutto consonante con la struttura della chitarra.

Questo video (*) è stato registrato qualche settimana fa. La Taylor montava un set di corde Rotosound usate per circa 3-4 ore il ponticello in osso realizzato da Bob Colosi.



Siccome non volevo dichiararmi sconfitto, ho continuato a cercare la soluzione.
Su un fronte, mi sono confrontato via internet con alcuni esperti, sia sul forum di cui sopra che al servizio clienti Taylor americano ed europeo (gentili e disponibili, ma la chitarra era comunque fuori garanzia, quindi potevano fare ben poco). Ho registrato un primo video per far capire che cosa intendessi in effetti quando lamentavo problemi di sustain.

Ho ottenuto due feedback da questa registrazione:
  • utenti del forum e comuni mortali hanno confermato la mia percezione di mancanza di sustain. Mi hanno dato mille consigli e suggerimenti, dimostrando di farsi carico di questo problema. Il bello di Internet!
  • da tutti i canali ufficiali ho ricevuto sempre la solita risposta: "Stai usando le corde Elixir HD?" Ok, le monterò, ma tutto il resto?
Ora, una breve digressione sul tema. E' vero, questa Taylor è venduta con corde Elixir HD, prodotto sviluppato congiuntamente delle due aziende, e tutti consigliano di usare Elixir, e anche i liutai le montano ecc. Va benissimo. Ma,  a parte che costano 30 euro a muta (5 euro a corda...) e che hanno una scalatura esagerata, c'è un aspetto di fondo che mi infastidisce: se una chitarra funziona correttamente (ergo: suona!) con una e una soltanto marca di corde, delle due l'una: o è un errore di progettazione,  o è un vincolo inaccettabile. Sarebbe come acquistare un'automobile di fascia media che, se rifornita con un particolare carburante difficile da trovare e super costoso, va a 150 all'ora; ma se metti nel serbatoio benzina acquistata ad un distributore qualunque, va a 60 all'ora e poi si ferma. Le chitarre, come ogni strumento a corda, devono funzionare con qualunque marca e scalatura per quello strumento. E' una scelta del musicista. Non è accettabile che un musicista adatti il proprio stile ad un prodotto. Fine della digressione. 
Dall'altro fronte, non ho voluto demordere con il parere de visu e, ricordandomi del grande Giorgio Avezza, mi sono deciso di andarlo a trovare nel suo laboratorio a Torino, un luogo per me magico e così ricco di dettagli, utensili, strumenti e materiali da osservare ed annusare che quasi si rischia di scordare il motivo della visita. Perché in fondo in fondo io non ho mai smesso di credere che quella chitarra potesse suonare meglio, e per me stava diventando un pensiero costante.

Giorgio, che è una persona esperta e paziente, ha anche la grande virtù di saper ascoltare. Così, dopo aver ascoltato la storia e tutti i miei tentativi, ha iniziato ad ispezionare la chitarra, centimetro per centimetro, spiegandomi il comportamento dei legni, il ruolo dei volumi e un sacco di altre cose affascinanti, e ammettendo che la tavola vibrava proprio poco ma che si trattava di un bello strumento. Poi, con grande onestà, mi ha detto: "Lasciamela due settimane; voglio suonarla con calma, e capire che cosa posso fare. Se ci sono lavori grossi, che vorrei evitare, ti chiamo prima di intervenire. Se vuoi, montiamo le Elixir, altrimenti proviamo prima con le Martin e poi decidi".

Nessuna presunzione del tipo "aggiusto tutto io" e neppure i soliti e facili luoghi comuni "ormai è tutta roba industriale" che ho sentito varie volte, ma solo l'interesse ad analizzare e risolvere un problema.

Esattamente due settimane dopo (per voi, che valore ha la puntualità?), mi ha scritto che forse aveva ottenuto qualche risultato e di passare a provarla. Mi ha spiegato che a suo parere il ponticello non era in grado di trasmettere sufficiente energia alla tavola armonica, che infatti risuonava poco, e quindi ha provato a sostituire nuovamente il ponticello, usandone uno nuovo in osso di bufalo. Nessun segreto: lo ha comprato in Internet e poi lo ha adattato, certo con molta più perizia e accuratezza del sottoscritto. Poi ha sistemato il cablaggio dell'amplificazione che era un po' libero e provocava vibrazioni. In sostanza, è riuscito a risolvere un problema oggettivo in modo non invasivo ed economico, laddove altre persone lo avevano liquidato con frasi abbastanza preconfezionate. Direi che il lavoro di Giorgio, in fin dei conti, è stato 90% analisi, ascolto, esperienza, osservazione, e 10% intervento manuale. Avrebbe potuto montare una muta di Elixir nuove e brillanti e dirmi: "da specifiche, queste sono le sue corde, senti ora come suona". Ora, appunto. Ma non sarebbe stata una soluzione.

Il risultato è stato notevole. Si è sentito subito. Nonostante la muta di corde Martin FX montate fosse stata suonata a lungo e abusata (vari smontaggi e rimontaggi nei piroli), il suono, il tono e il sustain dei bassi erano cambiati, migliorati. Soprattutto il sustain, più lungo. E' bastato appoggiare una mano sulla tavola all'altezza del ponticello per sentire la tavola armonica vibrare come non aveva ancora fatto. I bassi non si smorzano più, ora il suono e' ricco, caldo ed equilibrato. Lo sapevo che una Taylor non poteva non suonare!

Questo secondo video * è stato registrato qualche fa. E' sufficiente confrontarlo con il primo per sentire quanta energia in più le corde riescono a trasmettere alla tavola e allo strumento in generale; il suono è più pieno e completo. Avendo un maggiore sustain sui bassi, la resa tonale complessiva è finalmente equilibrata e non squillante. Questo facilita di molto sia gli accompagnamenti che gli arpeggi in fingerstyle che precedentemente soffrivano della mancanza del MI basso.



Se siete arrivati fin qui, siete chitarristi o appassionati, e quindi potete capire la mia soddisfazione nel vedere cosi' migliorato uno strumento a cui tengo molto. Alla fine non so se fossi più soddisfatto io o Giorgio, che si è dedicato con passione a questo lavoro, e si è reso davvero conto quanto per me quel tono smorzato fosse diventato un cruccio.

Questa storia insegna due cose. La prima è che c'è un fondo di verità nell'affermare che la produzione in serie di strumenti musicali di fascia media e di marchi famosi non è una garanzia di qualità, e per due motivi. Uno, usano materiali (come i ponticelli Tusq) che non sempre vanno bene per ogni strumento. Due, i controlli di qualità non devono essere così scrupolosi. La mia Taylor ha verosimilmente lasciato lo stabilimento con le stesse caratteristiche tonali di quando l'ho acquistata: possibile che nessuno al QC si sia detto: "Ehi, qui siamo un po' corti di sustain, diamoci da fare"?

La seconda cosa è trovare una persona animata dalla passione degli strumenti come Giorgio Avezza non è facile, e per questo mi considero fortunato. Pensare che ero quasi convinto di vendere la Taylor e passare ad altro!

Il prossimo video, se e quando riuscirò, sarà con le famigerate Elixir HD. Come detto, parti prevenuto: temoc che la scalatura sia troppo spessa, la tensione eccessiva, a scapito della capacità della tavola armonica di vibrare. Vedremo.

(*) Mini disclaimer: i due video , ovviamente, hanno la sola funzione di dimostrare il cambiamento del sustain nella chitarra, senza pretesa di scientificità né, soprattutto, di abilità tecniche.

02 novembre 2014

Installazione di pickup Fishman Sonitone su chitarra acustica.

In queste righe vediamo insieme come installare facilmente un pickup piezoelettrico in una chitarra acustica. Lo strumento che amplifichero e' la mia Ibanez PF10NT, uno strumento di una ventina d'anni particolarmente risonante e piacevole da suonare, ma il discorso vale per tutte le chitarre.

Mini premessa tecnica. Come noto, i pickup piezoelettrici UST (under saddle transducer) si dividono in due grandi famiglie: passivi, ovvero costituiti dal solo trasduttore e dal connettore di uscita del segnale, e attivi, dotati anche di un sistema di preamplificazione del segnale, piu' o meno sofisticato. Il segnale raccolto da un pickup piezo, sia esso di tipo flessibile che rigido, e' generalmente debole e deve essere preamplificato prima di essere inviato in un sistema di amplificazione o ad un ingresso di un mixer/PA. I sistemi attivi , a loro volta, sono componenti piu' o meno grandi e ingombranti , a seconda dei modelli, in quanto devono ospitare il circuito di amplificazione, i controlli (tono, volume), una sorgente di alimentazione (batteria) e una o piu' uscite (sbilanciata e bilanciata), come questo.


A mio modo di vedere, il montaggio aftermarket di questi sistemi su una chitarra acustica hanno un inconveniente non da poco: richiedono la realizzazione di uno o piu' alloggiamenti (e quindi scassi) nelle fasce. In primo luogo non e' un'operazione semplice se siete hobbisti come me; in secondo luogo, inserire oggetti voluminosi all'interno della cassa potrebbe avere una ricaduta sulle frequenze dello strumento.

Per questi motivi ho optato per la soluzione meno invasiva di amplificazione di uno strumento acustico: il sistema Sonitone di Fishman. Adottato come OEM da molti costruttori (Martin, per citarne uno), consiste in un trasduttore piezo e in un preamplificatore miniaturizzato che puo' essere montato sotto la tavola armonica, con i controlli di tono e volume a filo con la buca.



La board del preampli e' molto furba in quanto e' dotata di un biadesivo 3M di qualita' per montarlo facilmente sotto il top della chitarra, senza bisogno di usare colle o viti.


E' un sistema sicuramente piu' economico e meno versatile di molti altri in commercio ma consente di amplificare , con una buona qualita' generale, uno strumento acustico in pochi minuti.

Per prima cosa occorre praticare un foro da 2.5mm in una delle due estremita' dello scasso del ponticello: il pickup flessibile passera' da qui. L'operazione e' semplice ed e' spiegata in molti tutorial su YouTube. Basta avere l'accortezza di forare lentamente, schermando il ponte con un po' di nastro da carrozziere. Una volta praticato il foro, e' sufficiente far passare dall'interno verso l'esterno il piezo. Dal momento che il trasduttore e' sostanzialmente un cavo dello spessore di 2 mm circa, occorre ora ridurre l'altezza del ponticello perche' l'altezza complessiva, e quindi l'action, sia la medesima del precedente ponticello. Qui la tecnica , che richiede pazienza, un buon calibro corsoio e molta precisione, consiste nel carteggiare il nuovo ponticello per eliminare il materiale eccedente la sagoma. Le due immagini prese dal web (le mie erano troppo scure) mostrano come fare.

Prima si prende la misura della parte eccedente


e quindi la si carteggia, lentamente, misurando di volta in volta aiutandosi se possibile con una guida perche' l'angolo sia perfettamente ortogonale e la superficie dell'osso complanare a quella del ponte.




Ora si puo' inserire il ponticello nello slot del ponte ed eventualmente fermarlo tempoeraneamente per non farlo ricadere nella cassa.




Il secondo foro e' meno facile e presenta qualche rischio in piu', ma nulla di infattibile.
Con un alesatore conico a mano da 12 mm oppure con un trapano e una punta da legno da 12 mm , si deve allargare il foro dove e' avvitato l'attacco per la tracolla. L'uso dell'alesatore conico a mano e' preferibile in quanto consente di contollare con lentezza e precisione la fase di allargamento del foro, ma non e' facile trovare questo strumento da liuteria e, quando lo si trova, il prezzo puo' essere di diverse decine di euro. Una buona punta da legno da 12 mm e' una soluzione non ottimale ma efficace. Per evitare guai e' sempre meglio mascherare la superificie intorno al foro con nastro adesivo da carrozziere.




Una volta che il foro e' praticato, si deve far uscire il connettore endpin jack verso l'esterno. Il trucchetto e' di usare un cavo jack per tirarlo fuori. Si inserisce la punta del jack nel connettore e lo si usa per tirare e guidare il connettore endpinjack fuori dal foro nella cassa.



Quindi e' sufficiente avvitare dado, controdado e supporto tracolla a vite. Per gli endpin Fishman si usa una chiave a bussola da 13.



L'altra parte, facile, consiste nell'installazione del vano batteria e della board preamplificatore. Il Fishman Sonitone, che e' un sistema minimalista, e' fornito di un portabatteria costituito da una tasca in nylon dotata di velcro . Una parte di velcro adesivo si incolla all'interno della cassa. Lo svantaggio e' che il cambio batteria si puo' effettuare solo quando si cambiano le corde perche' e' necessario inserire la mano nella cassa passando dalla buca. Il vantaggio e' che nuovamente una soluzione non invasiva e di facile montaggio: essendo il porta batterie cosi' piccolo e privo di forme spigolose, non dovrebbe interferire con l'acustica dello strumento. La batteria da 9V si collega con un cablaggio all'unita' pre.




Ecco nel dettaglio il velcro adesivo incollato saldamente al neck joint all'interno della cassa. Se potete aiutatevi con uno specchietto per incollare il velcro dritto e in posizione centrata.


Una volta che l'adesivo ha fatto presa sul legno e' possibile attaccare il portabatteria in nylon con il velcro. Una pila 9V pesa poco, quindi non mi aspetto che eserciti troppo carico sul velcro.

Siamo all'ultima parte. Il fissaggio del preamplificatore. Ora, se il bracing del top lo consente, bisognerebbe montare il pre nella parte superiore della buca, perfettamente al centro, in modo da raggiungere comodamente i due controlli on board: tono e volume.

Purtroppo il bracing della mia Ibanez interferisce con la sagoma del pre, che deve essere montato in posizione leggermente decentratrata. Fortunatamente i controlli si raggiungono senza fatica. Una volta che il biadesivo e' posizionato, va premuto per un po' contro il legno per assicurarsi che aderisca fortemente. La board e' leggera e non e' soggetta a carichi o spinte, quindi non dovrebbe scollarsi. Se accadesse, sia 3M che Tesa vendono biadesivi piu' spessi e forti.



Nella confezione Fishman e' compresa anche una clip in plastica con biadesivo. La si puo' incollare all'interno della fascia superiore per fare da fermacavi: in pratica servira' per tenere ordinati sia il cavo del piezo che quello di uscita collegato al connettore jack femmina, seguendo questo schema.



Il lavoro e' terminato. A questo punto e' sufficiente montare un set di corde nuove, accordare la chitarra e collegarla all'amplificatore.
Purtroppo non ho avuto tempo di registrare brani , ma posso dire che questo economico sistema Fishman offre, nell'ambito del piezoelettrico, una buona qualita' di amplificazione e riproduzione del suono e un volume molto generoso. Tuttavia, se si vuole conferire un po' di calore al suono, e' possibile usare un ulteriore preamplificatore a valvole tra chitarra e amplificatore.


24 agosto 2014

Gym@home. Biceps, part 2.

Proseguiamo con gli indubbi vantaggi di allenarsi a casa anziche' in una palestra.
- i manubri da 14 sono sempre liberi;
- non sono costretto al ripugnante spettacolo di uomini soli che si iscrivono a zumba, tessuti e GAG solo per sperare di avere il numero di telefono di una ragazza (e prendere dei clamorosi due di picche).

Un buon esercizio per il bicipite brachiale, che pero' il trainer medio di una palestra non vi mostrera', e' il curl presa inversa. Andrebbe eseguito con un bilanciere, meglio se cumbered, ma in mancanza e' okay anche usare le estremita' di un manubrio. Schiena dritta, testa alta, spalle allargate, gambe leggermente flesse, si impugna l'attrezzo con i palmi rivolti verso il basso anziche' verso l'alto. Come sempre, movimenti lenti e controllati.

Vista frontale Vista laterale

21 agosto 2014

Gym@home: biceps training.

Altri vantaggi di un'attrezzatura da fitness allestita a casa:
- il pavimento della doccia è fatto di piastrelle, non di peli pubici
- la frase "quante serie hai?" non riecheggia ogni 5 minuti.

Rimaniamo sui fondamentali. Allenamento per i bicipiti brachiali.
Un classicissimo: manubri alternati, 4 x 10, preceduti da riscaldamento specifico. La radio è quello che è.



Un altro valido esempio è il curl concentrato, che Frulloni, in un brillantissimo articolo, definisce scherzosamente esercizio del carcerato. (Il riferimento, per chi non l'avesse colto, è il seguente: in ogni film del filone carcerario, c'è sempre un cortile di cemento dove c'è sempre un galeotto tutto curvo e chiuso, seduto su una panca intento a fare curl concentrato). Va, ovviamente, eseguito in maniera corretta.

18 agosto 2014

Gym@home.

5 mesi di stop assoluto sull'anaerobico. Voglia di ricominciare. Mi sto organizzando a casa.
I vantaggi rispetto alla palestra:
- i congiuntivi e i condizionali sono tutti al proprio posto.
- posso ascoltare i Black Label Society a palla e non le pubblicita' di RadioDeeJay

Iniziamo con i fondamentali.
Distensioni con manubri su panca piana, 4 x 12


Distensioni con manubri su panca inclinata 30°, 4 x 10

Forse, dico forse, qualcuno si aspettava altri video o altre foto. Keep calm and lift weights.

22 luglio 2014

La versione di.

Sottotitolo: O come non saper creare un titolo fantasioso.

Andiamo con ordine:
  • 1997: Mordecai Richler, La versione di Barney (da cui tutto, o quasi, ha inizio);
  • 2007: Mike Bongiorno, La versione di Mike (si piazza, cronologicamente, al secondo posto, quindi sembrava quasi un omaggio);
  • 2009: Francesco Cossiga, La versione di K (perdonato: a Kossiga tutti hanno perdonato tutto, figuriamoci un titoletto);
  • 2014: Vasco Rossi, La versione di Vasco (da sempre il re dell'ovvio, nato per accontentare masse dal palato grosso).
Non vi bastano i libri? Et voilà, anche via web e/o etere:
  • TGCOM24: Alessandro Banfi, La versione di Banfi (se la sua rassegna stampa fosse alla sera sarebbe un coadiuvante del sonno)
  • Radio24: Oscar Giannino, La versione di Oscar (sì, quello che si è inventato lauree e titoli non conseguiti; Wired ha avuto il buon gusto di rinunciare ai suoi rinunciabilissimi interventi).

08 luglio 2014

Liguria Freeride: Gardaland (Campo Ligure).

Bellissimo giro freeride nell'entroterra genovese organizzato Spunciabike di Genova, il gruppo di biker autori dell'Eremita Trail sul Monte Fasce, insieme a tre disponibilissimi local che gravitano intorno a Ergal Bike Shop di Campo Ligure.
Il tracciato principale è noto come Gardaland, e si articola nei boschi tra Campo Ligure e Rossiglione, ai confini del Parco Capanne di Marcarolo. La seconda discesa è Rossiglione corto.

Qui sotto il percorso interattivo con Garmin Connect.




E qui il video registrato con la fedele GoPro.


Un grande ringraziamento ai local che ci hanno accompagnato e al gruppo Spunciabike per l'accoglienza amichevole.

02 luglio 2014

Superga Freeride in notturna - MTB

Prima uscita della stagione in notturna sulla collina di Superga con discesa su sentieri Orrido, Alberi, 600, Cavatappi.
Impianto luci: faro Peller a 3 LED CREE, 3600 lumen (dichiarati) a piena potenza.

Ecco il video registrato con la sempre fida GoPro. Ritocchi minimi su YouTube: lieve luce di schiarita.

25 giugno 2014

Eremita Trail - Monte Face (Genova)

L'amico Danilo del gruppo di mountain bike Spunciabike di Genova da tempo mi parlava con incontenibile entusiasmo di questo tracciato costruito insieme ad amici di DeepBike e altri volontari sul versante interno del Monte Fasce, quindi lato San Desiderio - Bavari (il lato opposto rispetto alla parte alta della T Rovesciata che si articola sul versante sud, a Quinto).
Il tracciato è un single track costituito da un insieme di varianti al preesistente "3 pallini" (come indicato nel segnavia) e si snoda dalla sommità del Monte Fasce, lasciandosi alle spalle i ripetitori e volgendo verso la zona erbosa adibita a pascolo fino al borgo di San Desiderio: i trailbuilder hanno optato per un tracciato prevalentemente flow con appoggi in terra e strutture minimali in legno, utilizzando esclusivamente materiali disponili in loco, con grande rispetto dell'ambiente esistente.
I passaggi tecnici sono comunque presenti e divertenti ma non impegnativi, il che rende l'Eremita un percorso adatto anche ai biker meno esperti.
E' sufficiente fermarsi o scendere con lentezza per apprezzare il tantissimo lavoro svolto dai biker volontari di questa iniziativa, cui vanno ringraziamenti e complimenti, nonostante le difficoltà di operare in un ambiente caratterizzato da una vegetazione davvero ricca e indomabile.
La segnaletica è in legno ed è contraddistinta da un cartello di colore nero con la scritta Eremita e il logo di una bicicletta.
Piccola variante finale: sentiero detto i Mulini, che consente di rientrare a San Desiderio evitando l'asfalto.
Il sentiero si chiama Eremita poiché termina nei pressi dei resti di una cappella o edicola votiva dedicata a Desiderio, qui convertito al cristianesimo, per quanto si sa.

Di seguito il video della discesa e la traccia interattiva su Everytrail.

Eremita Trail - Monte Fasce Genova


01 maggio 2014

Liguria freeride. Terzo tempo: Cervo, Antenne, Salto nel blu.

Cervo potrebbe essere l'emblema della Liguria: si sviluppa in una verticale perfetta, irraggiungibile, quasi antigravitazionale. Non esistono quasi i concetti di destra o sinistra; ci sono solo sopra e sotto, in alto e in basso. Cervo se ne sta lì, bidimensionale, quasi dipinta sul fianco del colle. Tutt'intorno, strade si inerpicano lente, mostrando, ad ogni curva e tornante, dietro manufatti di foggia militare, il blu intenso e remoto del mare.

C'è una strada che sale fino alle Antenne, un impianto di ripetitori in cima ad un colle ben esposto a sud. Lo risaliamo alla fine di una giornata che ci ha già portato alla Base Nato e al Sentiero H. Abbiamo un po' di metri e acido lattico nelle gambe ma questa salita e questa discesa vanno fatte. Mi fido.



Il sentiero si chiama Salto nel Blu. Scende veloce e sinuoso. Tecnicamente è completo perché ci sono terra, sassi, roccia, sponde.
Ma l'urgenza non è quella di saggiare il fondo. Anzi, non avverto alcuna urgenza.
La luce calda e radente del pomeriggio che sta cedendo il passo alla sera illumina la traccia davanti ai miei occhi estasiati dal contrasto della terra chiara contro il blu scuro del mare e l'azzurro del cielo e il verde dei cespugli di euforbia ed erica.
Finché arriviamo. E' il Salto nel Blu. Una rampa compatta di terra e roccia che, per una frazione di secondo lunga quanto una vita intera, ti fa volare nell'aria tiepida e odorosa abbastanza in alto da non lasciarti vedere nient'altro che il blu del mare, come se non ci fosse più la terra del sentiero.
Fa mancare il fiato per la bellezza.


Atterro dolcemente. Il silenzio è rotto solo da una brezza leggera e dalle pietre che saltano tra i tasselli del Minion DHF.
Vorrei continuare, ma non riesco. Devo frenare. Fermarmi. Appoggiare la bici a terra e guardare.
Di fronte a me, il sentiero descrive una veloce parabola andando a nascondersi dietro alla vegetazione; sembra scomparire nel mare.
Un brivido. Do la colpa alla stanchezza, ma so che è altro.
Sono sopraffatto dalla bellezza aspra e primitiva e completa di questo luogo. Non è altro che una striscia di terra polvere e sassi che ripiega verso sud, ma mi sembra un mondo intero. Un luogo perfetto, che non ha bisogno di altro.



Qui sotto traccia e animazione.

Cervo, ripetitori, sentiero Salto nel blu



Liguria freeride. Scivolare liberi verso il mare, in quattro tempi.