La stagione estiva si chiude ufficialmente, a poche ore dall'autunno, con una bella escursione "a modo mio" sulle Alpi francesi.
In direzione ostinata e contraria
Una premessa è necessaria ma chi non ha tempo, può saltare alla descrizione più in basso.
Il colle di Thures e il lago omonimo (noto anche Chavillon) si raggiunge a piedi con una camminata non particolarmente impegnativa salendo dal rifugio 3° Reggimento Alpini in Valle Stretta, percorrendo un bellissimo sentiero che si articola per 2/3 nel bosco mentre l'ultimo tratto è un single track, un po' pietroso, che passa su prati a pascolo. Arrivati in cima, si gode della vista del piccolo ma incantevole lago (le cui acque sono spesso invase da vegetazione) e da lì si può salire alla Guglia Rossa così come scendere in Valle Clarée nei pressi di Nevache. Ed, ovviamente, il luogo è raggiungibile proprio da Nevache attraverso una rete di sentieri pastorali.
I segnavia francesi indicano quel sentiero anche per VTT, e esattamente in quel senso. Non sono mai stato d'accordo perché è una salite gradevole a piedi ma onestamente sembra miserabile in bici, mentre, durante le mie escursioni, ne immaginavo la bellezza in discesa.
Da un paio di anni, pianificavo quindi di raggiungere il Lago Thures, ma a modo mio, diciamo contromano: una volta svalicato in Francia con il Colle della Scala, da Roubion verso Thure.
Ho raccolto molte informazioni da local ed esperti, pareri abbastanza unanimi: lato Nevache è fattibile ma durissima, meglio lato Valle Stretta. Me lo dirà pure un francesce incontrato sul Colle della Scala.
Siccome ho la testa dura, ho creato una base di traccia ragionevole su gpx studio e sono partito da Bardonecchia, in direzione Colle della Scala.
La gita si divide pertanto, come da altimetria in basso, in due parti.
Parte 1 - Fino a Roubion
Il tratto Bardonecchia - summit del Colle della Scala è una salita semplice e dolce: sono circa 400 m di dislivello positivo dalla partenza.
Curva dopo curva, si arriva al summit. Notare che poco prima del cartello, sulla destra vi è un segnavia e l'accesso ad un ripido sentiero che porta anch'esso a Thures, ma non ciclabile in salita.
Parte 2. Da Roubion a Thures.
Arrivati alla località Roubion, si passa attraverso la borgata di baite e si imbocca una carrareccia con un fondo discreto e una pendenza tutto sommato dolce. Ma dura poco, finché si imbocca , passando la sbarra, nella Forêt Domaniale de la Clarée.
Il paesaggio è incantevole, non si incontra nessuno. Solo silenzio e cielo azzurro.
Qui, dopo qualche centinaia di metri ed una interruzione che costringe ad una deviazione e all'attraversamento di un torrente in secca (probabilmente regolato da chiuse e dighe), e superata una baita forestale, si pedala su un sentiero stretto, con un fondo molto accidentato e pendenze fino al 27%.
Tutto il percorso è ben segnalato, con cartelli e segnavia visibili e ben manutenuti.
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La deviazione sul torrente |
Il sentiero si presenta spesso così: molto ripido e con il fondo accidentato che costringe sovente a scendere dalla bici e spingere.

La sorpresa è l'arrivo al camino delle Fate, una guglia di pietra che si scorge dietro ad uno dei tanti tornanti del sentiero.
Superato il camino delle Fate, come era chiaro dalla traccia sul Garmin, inizia un tratto, se possibile, ancora più duro, con molti tornanti stretti.
I metri pedalati in sella, sinceramente, sono stati pochi, e ho benedetto la funzione walk assistant perché la pendenza elevata rendeva difficile anche spingere la bici.
L'unica è rassegnarsi, e guardare il progresso sul Garmin: prima o poi la salita finirà.
Con questa vista stupenda sulle montagne circostanti, si chiude l'ultimo tornante e finisce anche il tratto davvero ostico. Si può rifiatare e tornare in sella.
Da qui inizia una salita, costante al 10%, su un lungo traverso che passa in prati a pascolo. Il fondo è buono ed è possibile pedalare senza eccessiva fatica.
Si incrocia una piccola baita, e i due muli che spesso si vedono anche al lago, segno che la meta non può essere lontana.
E' fatta. Ci sono. Scollinato dall'ultimo tratto del traverso, si apre agli occhi la vista della radura un po' brulla del Lago Thures. I colori sono caldi, già autunnali. Il livello dell'acqua è basso e il piccolo specchio è invaso di piante acquatiche.
Sono contento. C'erano molte incertezze ed è stata dura, ma ne è valda davvero la pena.
Mi guardo alle spalle, da dove sono venuto. Il Garmin segna 1050 metri di dislivello, non moltissimo, ma la fatica della salita a spinta si fa sentire sulle gambe.
C'è silenzio e un po' di vento. Pochi escursionisti, nessuno in bici.
Come da previsioni meteo, il cielo inizia a rannuvolarsi, e la temperatura a scendere.
Il tempo di indossare un paio di maglie asciutte e mi preparo per la discesa verso Bardonecchia.
Il primo tratto della discesa è su un sentiero che attraversa prati a pascolo. Il fondo è quasi sempre buono.
Il tratto successivo è esattamente il motivo per cui sono venuto fin qui: la lunga discesa sul sentiero all'interno del bosco, con i suoi tanti tornanti, i passaggi veloci, le radici, i tratti tecnici.
Inizia il primissimo foliage: la vegetazione è verde, gialla, rossa.
La discesa mantiene la sua promessa: veloce (anche fermandosi per fare passare i numerosi escursionisti che salivano a piedi), divertente, con qualche passaggio più tecnico, tanti ostacoli naturali, e un sacco di tornanti. Ma senza vere difficoltà tecniche.
Ci sono anche diversi tagli e varianti che accorciano la discesa, ma scelgo di restare il più possibile sulla traccia. E sono sempre più convinto che questo, e non quello suggerito, sia il verso più sensato e godbile di questo tour.
L'ultimo ripido sterrato porta direttamente al Rifugio. Da qui, con tagli e varianti, si percorre la Valle Stretta e si torna a Bardonecchia.
Traccia registrata con Garmin