Ieri il dentista mi ha consegnato la mia nuova placca di svincolo detta altresì bite. Assomiglia al paradenti da pugile. Mi ricorda quando ero bambino e portavo l'apparecchio mobile, ma privo dei ferretti di sostegno.
Perché ho pensato bene di spendere quei 300 euro per farmi fare un disgustoso oggetto di resina che lascia la bocca indolenzita e riarsa quando lo levo al mattino? Perché durante la notte digrigno i denti. Digrigno rumorosamente e pericolosamente i denti. Quest'estate ho rotto l'angolo di un incisivo. E allora ecco il morso di plastica. Di notte consumo il bite e salvo i denti.
Secondo la psicanalisi freudiana, digrignare i denti durante il sonno -- al pari del rosicchiarsi le unghie -- è un meccanismo di repressione della propria aggressività.
La metafora è che i denti e le unghie sono tutto ciò che resta della nostra natura ferina e selvaggia, gli strumenti con cui un tempo i nostri antenati attaccavano, si difendevano, si procacciavano il cibo. Tutto questo prima dell'invenzione degli avvocati e degli ipermercati Auchan.
Così, distruggere inconsciamente queste armi equivale a tenere a bada quel che resta della nostra natura aggressiva. Certo, per sistemare una questione di parcheggi a Mirafiori sud c'è sempre il crick, ma tant'è.
Semplificando un po' le cose, sono tutti d'accordo nel sostenere che chi digrigna i denti scarica nel sonno -- momento incoscente -- frustrazioni e nervosismi. Allora il morso di resina è solo un tampone, un palliativo momentaneo, non la soluzione al problema. E' come l'airbag quando si va a sbattere contro un palo: riduce il danno ma non elimina la causa.