19 ottobre 2007

Web 0.0.

Il governo ha tutta l'intenzione di riformare in senso decisamente illiberale la legge sull'editoria, imponendo obblighi, tasse e vincoli burocratici a tutti i prodotti editoriali, per cui anche i blog personali. Qui il testo.
La scusa ufficiale sarebbe il maggiore controllo della diffamazione a mezzo web. In realtà si tratta di un bavaglio per tutti coloro che esprimono e condividono la propria opinione sulla rete, una vera e propria censura.
Il risultato di questa legge potrebbe essere la fine del web conversazionale.
Lo spiega bene Punto Informatico e ne scrive oggi Repubblica.
Ho una recondita, minutissima speranza che questo indegno provvedimento sia radicalmente modificato e non sia lesivo della libertà di espressione garantita dalla Costituzione; ma, al contempo, temo di aver perso anche l'ultima briciola di fiducia in una classe politica che non mi rappresenta né mi tutela.

Tornato.

Chi mi dava per disperso, si tranquillizzi. Sono tornato, sano e salvo. Allora, un po' di outing.
Che ho fatto? Una cosa importante, anche più che importante: mi sono sposato. Poi, dov'ero: in Australia, dove ho scoperto in che senso gira l'acqua nei lavandini.
Forse il mio blog dovrebbe contenere un resoconto dettagliato o le foto del viaggio in Australia. Ma sai che noia?! Se ci riesco (e non è detto perché Blogger sta funzionando a tipo Prinz) pubblicherò qualche impressione e un breve video.
Per ora dico che sono un po' raffreddato ma felice come una pasqua.

21 settembre 2007

Via, via, vieni via con me.

Vado via per un po', torno diciamo a metà ottobre. Dove e perché sono fatti miei.
Al mio ritorno mi aspetto dozzine di commenti offensivi e anonimi da parte di vigliacchi tredicenni brufolosi che se la prendono perché ho scritto sui Metallica in maniera ironica.
Che bellezza avere quell'età. Un po' meno essere privi di coraggio e intelligenza.
Ciao a tutti!

19 settembre 2007

Sono tutti figli di.

Il figlio di Cesare Previti, un ragazzino di 17 anni, gioca a calcio, e pare benino, nella Primavera della Lazio. Ovviamente, non manca il commento politically correct a favore del giovane portiere: il suo è un cognome che pesa.
Vabbe', lasciamo perdere Previti junior, che se poi non prende una palla, non è che suo padre può farci molto (ma non era in carcere o ai domiciliari? mah).
Tutte le volte che qualche figlio d'arte o comunque figlio di qualcuno si cimenta in un'attività, i commentatori non mancano mai sottolineare che ha un cognome ingombrante, raccoglie un'eredità difficile, come se fosse un handicap, un impedimento, un marchio di disonore, un ostacolo che ha reso il cammino artistico o professionale ancora più impervio. E che, certo, nessuno ha raccomandato nessuno.
Ma per cortesia.
Prima o poi mi piacerebbe leggere, in occasione di un libro scritto dal figlio di uno scrittore o di un film girato dal figlio di un regista (gli esempi possono continuare) che in fondo, sì, è stato solo per la sfacciata fortuna di nascere proprio in quella famiglia, e questo alla faccia dei tanti figli di nessuno che continueranno a sgomitare, fare anticamera, dormire quattro ore a notte senza ottenere un decimo di quello che il solito figlio di qualcuno ottiene facendo fare un paio di telefonate.
Mi va benissimo. E' sempre stato così. Ma almeno la si smettesse di scrivere certe vaccate in nome del politically correct.

16 settembre 2007

Grillo va fermato.

Il clown di Genova ha annunciato che, d'ora in poi, chi si vorrà candidare alle elezioni amministrative potrà esibire un certificato di trasparenza rilasciato da sé medesimo e a marchio beppegrillo.it.
Con questa affermazione, oltre a coprirsi di ridicolo, posa il suo grosso deretano su quegli articoli della Costituzione che regolano e garantiscono i rapporti dei cittadini con la politica.

11 settembre 2007

Iveco Massif.

Annunciata da tempo, presentata dal gruppo Fiat e spiata dalla stampa di settore (1, 2 e 3, ad esempio), la Massif potrebbe essere vicina alla commercializzazione: uesta mattina di buon'ora, un esemplare con la targa prova sfrecciava per le strade del canavese.
Vista da vicina è massiccia e imponente, ha tutti i migliori tratti del Defender da cui discende, e forse è anche più aggraziata, pur apparendo spartana ed essenziale.

10 settembre 2007

I miei 2 cent su Beppe Grillo e il V-Day.

Da qualche anno Grillo non mi piace più. L'ho già detto. Grillo si è fatto promotore, solo o per conto di qualche principe, di un'iniziativa contro i partiti che ha battezzatto V-Day. Cominciamo male: un evento che si chiama VAFFANCULO (epiteto grossolano che riporta al linguaggio da stadio) si squalifica da solo. Perché si può anche essere d'accordo con la sostanza (pochina) ma la forma lascia piuttosto a desiderare. Transeat.
Grillo non propone nulla. Raccoglie firme, suda, sbraita, elenca nomi e cognomi, accusa e grida con il solo dichiarato scopo di distruggere il sistema partitico. Nessun programma, nessuna idea, solo distruzione del presente. Che farà pure schifo, ma se non altro è in primo luogo, il portato della nostra storia che va dal Risorgimento alla Seconda Guerra e, in secondo luogo, l'espressione (magari male interpretata) della Costituzione repubblicana che tutela e garantisce i partiti nonché il diritto dei cittadini ad associarsi negli stessi.
Si può obiettare che, oggigiorno, il sistema partitico soffre una forte e profonda crisi; che i partiti non sono più l'espressione dei valori e dei desideri del popolo; che molte forme partitiche, dal comitato di notabili alla cinghia di trasmissione con i sindacati dei lavoratori, possono dirsi obsolete; che sono inefficienti e corrotti.
Ma vorrei che si ricordasse, cosa che non mi pare sia stata ancora fatta, che se il qualunquismo auspicava la soppressione dei partiti, solo qualche anno prima un altro movimento aveva raggiunto questo stesso scopo: il regime fascista. Che, ricordiamolo, come consenso non era certo inferiore al comico genovese.
Una democrazia parlamentare è fatta di regole: se Grillo vuole esprimere la propria opinione o farsi rappresentante dell'opinione altrui, rispetti le regole del gioco e proponga il proprio programma. Ma in questi giorni, forte del proprio potere mediatico di comico e uomo di spettacolo, mi pare che stia radunando i suoi fans con l'obiettivo e lo scopo di sopprimere le organizzazioni partitiche e mettere a tacere la stampa rea di contare balle. Quale sarebbe la prossima mossa? L'instaurazione di un nuovo ordine di cose? La soppressione dei partiti in favore di un unico movimento, il suo? Quali sono le proposte, le alternative, i rimedi?
Di Grillo non temo certo le idee bislacche e gridate, ma il grande seguito e il forte consenso raccolto in rete e per le piazze: una forza difficilmente coercibile allorquando aiutato da qualche principino, come dicevo, si decidesse a fare un passo un po' più lungo.
I comici facciano i comici.
Non sento il bisogno di un nuovo fascismo.

07 settembre 2007

Le prossime riedizioni FIAT.

La Stampa e Quattroruote pubblicano un'indiscrezione secondo cui la FIAT, dopo il successo della nuova 500, potrebbe lanciare un nuovo modello di Topolino.

Una mia fonte sicuramente attendibile mi ha svelato che è solo l'inizio di un trend inarrestabile: pare infatti che il Lingotto produrrà nei prossimi mesi praticamente tutte le re-edizioni dei suoi storici modelli con allestimenti particolari.

Vediamo quindi gli altri modelli in cantiere.

Nuova FIAT Ritmo.

Ricostruita con particolare fedeltà rispetto all'originale, la nuova Ritmo sarà un autentico tuffo nel passato per gli appassionati del settore: i tecnici del Lingotto assicurano di essere riusciti a riprodurre dettagli irrinunciabili, come gli interni in vinile che puzzano di vomito nei giorni più caldi. Un must.

Nuova Fiat Duna.
Auto per famiglia grazie ai 3 volumi, la nuova Duna, promette Sergio Marchionne, farà cagare come quella vecchia, non varrà nulla come usato e sarà scarsamente affidabile. Si aspetta un boom di prenotazioni.

Nuova Fiat 126.

Rigorosamente a motore e trazione posteriore, la Nuova 126 non deluderà le aspettative. Con un prezzo di lancio di 16.000 euro circa, gli automobilisti più fortunati potranno portarsi a casa questa piccola e maneggevole utilitaria. Tra gli optional, l'avviamento a levetta, il riscaldamento a levetta e la verniciatura pre-ingiallita (fa molto vintage).

Poi nel 2009, ma solo se farete i bravi, uscirà anche la Nuova Fiat Uno, colore verde metallizzato, con tamarro delle Vallette e autoradio a palla di serie. Come non averla?

06 settembre 2007

Sabani ovvero La sfiga di morire quando muore Pavarotti.

Con le dovute rispettose e sincere condoglianze alla famiglia del compianto Big Luciano, che forse non ha pagato proprio tutte le tasse ma è stata la migliore Italia che potessimo presentare all'estero, vorrei spendere due parole per un altro compiantissimo, il grande Gigi Sabani (ancora vivo secondo il suo sito, meno secondo la cronaca).
Gigi mi faceva ridere quando ero bambino e mi ha fatto sentire solidale a lui quando nel '95 una pischella ha cercato di fregarlo. Quando è tornato in TV a testa alta (va beh, qualche televendita, Mike Bongiorno ha 110 anni e continua a farle) sono stato fiero di lui. Perché era chiaro che la velina letterina scemina di allora (Raffaella Zardo, non proprio uno stinco di santo) voleva solo le luci della ribalta sulla pellaccia abbronzata di Gigi. Un quarto d'ora di celebrità che a Sabani costarono due settimane di gabbio, in un Paese dove l'impunità è praticamente certa.
Certi sketch, certe imitazioni, le sue conduzioni televisive, sempre garbate e colte (Gigi era laureato, mica quel borgataro di Mammuccari), lo rendevano unico e gradevole. Sapeva trattare gli ospiti e i telespettatori, eppure alla prima vocetta stridula lo hanno preso a calci nel sedere e pubblicamente sputtanato.
Un uomo sfortunato, quindi. E anche per morire, ha scelto un momento in cui i riflettori si sarebbero spostati subito sull'asse Modena-Montecarlo (per poi tornare a Garlasco o diosadove). Se ne è andato quasi nel silenzio, senza tanti commenti e coccodrilli.
Oggi si piangono i do di petto di Lucianone (e ci mancherebbe), ma a me scorrono in mente i pomeriggi di Ok, il prezzo è giusto a Cologno Monzese più che le serate dei 3 tenors a New York.
Con Gigi se ne va uno degli ultimi protagonisti di una TV dai toni pacati, dai modi gentili, forse l'ultimo esempio di una romanità ilare e mai sboccata.
Ciao, Gigi.