Una splendida escursione in partendo da Sauze d'Oulx, salendo fino al Col Blegier, proseguendo lungo la strada dell'Assietta verso Col Basset, con una discesa a Sportinia e nel Bike Park, e rientro in paese.
📍 Itinerario:
Partenza: Sauze d'Oulx
Salita: strada militare fino a Genevris - Col Blegier (2 542 m)
Col Basset (2 424 m)
Discesa: Bike Park di Sauze
Rientro: Sauze, strade forestali e singletrail
🚵♂️ Dettagli tecnici:
Distanza: ~28 km
Dislivello: 1200 m
Livello MTB: Intermedio‑Avanzato
Terreno: Asfalto, sterrato, trail tecnici
📸 Galleria fotografica:
L'arrivo a Col Blegier
Il tratto di collegamento alla punta Genevris
Le due croci sotto il Genevris
L'arrivo al Genevris
Inizio della discesa
Sosta sulla strada dell'Assietta, all'altezza del Col Basset
Partiamo da Bardonecchia, la perla dell’Alta Valle di Susa, per raggiungere il Forte Foens, un gioiello militare a quota 2.300 metri, e scendere poi lungo uno dei sentieri panoramici più belli della zona: il sentiero balcone 742.
La salita: da Bardonecchia al Forte Foens
Il nostro tour comincia nel cuore di Bardonecchia, dove si prende la strada asfaltata per Gleise e Cianfuran e poi si prosegue sulla strada militare Prmanad che sale verso il Forte Foens. Con l'e-bike si affrontano senza problemi i tratti più impegnativi della salita, che alterna sterrato compatto a qualche passaggio più tecnico. In particolare, poco prima del forte, la strada è franata e il passaggio richiede qualche attenzione.
L’ascesa è lunga circa 13 km con un dislivello di 1.000 metri, ma l’impegno è ripagato da una vista costante sulle cime circostanti e sull’ampia conca di Bardonecchia. Il silenzio del bosco di larici lascia lentamente spazio ai pascoli d’alta quota, dove capita spesso di incrociare marmotte, mucche e qualche camoscio.
Giunti al Forte Foens, costruito a fine '800 come parte del sistema difensivo italiano, vale la pena fare una sosta per esplorare i ruderi e godersi il panorama sullo spartiacque italo-francese. Qui, a oltre 2.300 metri, il senso di libertà è totale.
La discesa: il sentiero balcone 742
Dopo una meritata pausa, si imbocca il mitico sentiero 742, conosciuto anche come “Sentiero balcone” per la sua esposizione e per i panorami che offre. Il tracciato è un single track scorrevole ma tecnico al punto giusto, con curve strette, passaggi su roccia e tratti in costa che richiedono attenzione.
Il sentiero si snoda a mezzacosta sul versante nord-est della valle, regalando viste spettacolari sul vallone della Rho e sullo Chaberton. È una discesa che esalta sia per la fluidità che per l'ambiente in cui ci si trova immersi: selvaggio, silenzioso, autentico.
Tuttavia, a causa delle tante piogge primaverili, la discesa è sovente interrotta da alberi caduti (uno, poco prima di Suppas, è molto grande e difficile da superare) e da qualche passaggio scivoloso sui rii il cui letto è scavato dall'acqua.
Dopo circa 6 km di puro divertimento, il sentiero riporta verso valle, chiudendo ad anello l’escursione.
Info utili:
Lunghezza totale: ~25 km
Dislivello positivo: ~1.000 m
Durata: 3-4 ore con soste
Difficoltà: Media (richiesta buona tecnica in discesa)
Qualche settimana fa ho collegato la mia ebike al caricabatteria e qualche ora dopo il livello di carica non era cambiato: non stava funzionando. Ho notato che la guaina del cavo del caricabatteria, vicino al connettore, si era ritratta e si potevano intravedere i fili elettrici.
Muovendo il cavo verso l'altro, il caricabatteria riprendeva a funzionare (si sentiva il suono del relè eccitato), segno che c'era un falso contatto in qualche punto vicino al connettore, probabilmente uno dei fili danneggiato.
Il costruttore ha negato l'assistenza essendo scaduta la garanzia, trattandosi di un componente a loro avviso danneggiato dall'uso o dall'usura. Secondo me, invece, si tratta di una fragilità costruttiva perché questo caricabatterie è sempre stato trattato bene, facendo attenzione a non sollecitare i cavi.
Mi sono rivolto ad un laboratorio di riparazione di batterie ebike, ma hanno preferito non intervenire perché ritenevano l'operazione complessa, rischiosa e antieconomica.
Anche un concessionario del marchio di ebike ha confermato che sarebbe stato meglio acquistarne uno nuovo perché vedeva difficile e rischiso ripararlo.
Ovviamente il connettore è proprietario, un pezzo unico termoformato. Un nuovo caricabatteria costa 136 euro. Non pochissimo.
Prima di ordinarne uno, ho deciso di fare un tenativo di riparazione, considerando che non avrei potuto fare molti danni.
Il corpo del connettore è costituito da un corpo di gomma dura che, avrei scoperto dopo, in qualche modo può scorrere e si può sfilare, ma la caratteristica non era così evidente, quindi ho iniziato a tagliarlo lungo la circonferenza.
L'idea, e la speranza, era di trovare subito i cavi saldati alla base dei pin del connettore.
Le cose non sono andate come sperato. Sotto alla copertura di gomma, si trova in sostanza una calotta in plastica termoformata in cui sono letteralmente affogati i 5 fili che portano corrente e segnali ai pin del connettore.
Non c'era altra soluzione che continuare a segare la calotta di plastica sperando di tranciare i 5 fili in una posizione buona sia per avere una lunghezza minima per rifare le saldature che per trovare una zona non danneggiata.
Ecco come si presenta il cablaggio tagliato.
Non banalissimo. I 5 monconi sono proprio brevi ma per fortuna le guaine colorate sono intatte, il che facilita l'identificazione dei cavi e le saldature.
Ho preparato il cavo principale, tagliando i primi centimetri e scoprendo una sezione dei 5 fili nuovi. Una volta spelati, ho inserito piccoli ritagli di guaina termorestringente, ed iniziato le saldature con una stazione saldante di precisione a bassa potenza.
Le saldature non sono belissime, ma sono solide. Ho fatto scorrere le guaine fino a coprire e poi con la punta del saldatore, le ho scaldate per termorestringerle.
Poiché il cavo si è danneggiato presumibilmente per movimenti e flessioni, ho fatto una bella colata di colla a caldo alla base del connettore per sigillare e fermare i 5 fili appena saldati.
Quindi ho richiuso il connettore e l'ho nastrato generosamente.
Una volta collegato il trasformatore alla presa di corrente domestica, il led verde si è acceso lampeggiante, il che è un buon segnale: per lo meno significa che non ho creato un corto circuito.
Ma per sapere se la riparazione funziona, l'unico modo è collegarlo ad una batteria ( o alla bici) ed iniziare il processo di carica.
Ammetto che, vedendo i led di stato lampeggiare, un po' di sorpresa e soddisfazione le ho provate. La batteria ha risposto e ha iniziato a caricare.
Dopo qualche ora, come da specifiche, era quasi carica.
E questa la prima immagine che mi è venuta quando ho capito che sono riuscito a riparare il caricabatterie.
Almeno per ora, posso risparmiare 136 euro.
Ma ovviamente non c'è solo questo. C'è la soddisfazione di essere riuscito dove gli altri non volevano rischiare, ci sono ricordi alle ore trascorse, adolescente, a imparare i rudimenti di elettrotecnica con l'aiuto degli amici dell'ITIS, c'è la mia attitudine al riparare anziché buttare e sostituire, quando è possibile.
Iniziamo bene il 2025 con un percorso studiato "a tavolino", ovvero messo insieme collegando, sulla mappa Fraternali, alcuni spezzoni di sentieri che si percorrono tipicamente in estate in zona Foens, prediligendo i tratti potenzialmente più puliti e meno innevati. L'idea originale era , saliti da Gleise, arrivare a grange Suppas e da qui ridiscendere all'altezza di Millaures lungo i tanti sentieri.
Ma, come spesso accade nei giri studiati sulla mappa, e soprattutto grazie alla compagnia del local dottor Paradiso, alla fine ha prevalso il "ma sì, allunghiamolo un po'"; per cui abbiamo ignorato la traccia sulla nostra destra e , un po' pedalando e un po' spingendo, siamo arrivati alla località Foens (1713 m slm), che si trova circa 150 m sotto il pianoro sove sorge il forte Foens.
Alla fine si è rivelato un bel giro, un po' faticoso in alcuni tratti che normalmente si percorrono in senso opposto scendendo dal Foens, ma comunque quasi tutto fattibile in quanto il bosco ha impedito l'innevamento della maggior parte della traccia ma, al contempo, ha regalato scorci invernali molto suggestivi.
La traccia, disponibile alla fine come di consueto integra questa descrizione.
La salita a Gleise
La salita a Gleise
L'arrivo alla cappella di Maria Ausiliatrice
Particolare della porta della cappella di Maria Ausiliatrice
Molti alberi caduti interrompono il sentiero
Andrea sul passaggio del rio
L'arrivo a grange Foens
La fontana di Foens. Da qui, volendo , si può prendere un sentiero che arriva a Savoulx