23 agosto 2013

Dov'ero finito.

Sarà capitato anche a voi di perdervi, no?
L'importante, però, è ritrovarsi.
Poi, a dire il vero, la stagione estiva non è iniziata nel migliore dei modi dato che mi sono procurato una frattura (per fortuna composta) ad un braccio in una delle cadute più idiote che il genere umano e la comunità di bikers possa immaginare. E' una giustificazione sufficiente?






 
Sulle anomalie (e follie) del sistema sanitario che ho vissuto come paziente (ora si dice persona assistita), cittadino e contribuente non voglio sprecare nemmeno una parola; posso solo dare un suggerimento a chi legge: cercate di non avere mai bisogno di farvi ingessare. Chiusa parentesi.
 
Va da sé che, una volta ripristinata la funzionalità dell'arto superiore sinistro, la stagione bici è stata breve e sono pochi i contenuti di genere che potrei pubblicare, fatta salva una puntata al bike park di La Thuile in Vald'Aosta, di cui sto ancora faticosamente montando un video che però, causa residuo di paura post traumatica, sembra fatto con il rallentatore. Invece era la mia velocità massima.
 
Una noticina sul bike park. Decisamente uno dei più naturali finora visitati, con una bella rete di sentieri boschivi oltre a percorsi tecnici vicini al black diamond e a panorami di alta montagna molto suggestivi. Ma ci sono anche ombre, a cominciare dalle indicazioni pressoché inesistenti e incomprensibili (anche con la cartina alla mano non è facile orientarsi, e spesso i cartelli segnavia sono divelti o nascosti) e alla totale assenza di fonti d'acqua potabile (io non le ho viste, e se serve un rabdomante per trovare un goccio d'acqua, c'è qualcosa di sbagliato).
 
Per ora chiudo qui. C'è la pronta, da qualche parte all'interno della scatola cranica, la lista di recensioni dei libri letti. Devo trovare il modo di farla uscire.



14 aprile 2013

Antonio Pennacchi, Palude.

Dovunque leggiate, di Pennacchi e dei suoi libri leggerete sempre un gran bene. Lo scrittore popolare, l'operaio riscattato, il narratore avvincente, l'autore di affreschi della nostra storia contemporanea. Per carità, è tutto vero, e pure io ho amato molto Canale Mussolini, lo stile colloquiale, l'invenzione (o la descrizione) dei personaggi. 
Scorrere le pagine di Palude è stato però un continuo déjà vu -- vuoi per l'ambientazione geografica nell'Agro Pontino, vuoi per la collocazione storica tra il fascismo e il dopoguerra, vuoi per i personaggi forti e ingombranti.
In effetti Pennacchi ha rimesso mano a questo romanzo, ripubblicandolo, dopo il successo di Canale Mussolini. Inevitabile l'osmosi tra le due opere.
Ma se la prima parte di Palude è coinvolgente e non di rado ironica, la seconda parte si trascina con stanchezza, in un'allegoria di fantasmi più lunga del necessario. Ma alla fine è un libro che lascia moderatamente soddisfatti per come ci restituisce lo sguardo sulla nascita di una nazione vista dal basso, da chi l'ha fatta con il lavoro e l'obbedienza, e per l'innegabile creatività con cui l'autore ha dato vita ai personaggi del romanzo. 
A chi vuole approfondire, suggerisco la lettura di questa recensione di Mario Grossi, un commento equilibrato e condivisibile.

09 aprile 2013

Una lunga stagione di golpe da operetta.

La notizia è una di quelle che, se non hai la vista allenata e una certa passione per il tema, passa sotto silenzio: un sottufficiale dell'Aeronautica progettava un colpo di stato che sarebbe dovuto attuarsi il 25 aprile 2012. Tutto saltato.

Stando all'articolo pubblicato sul Fatto Quotidiano, un sergente allora in forze al Sesto Stormo di Ghedi (BS), evidentemente scontento dell'ordine costituito, stava organizzando un'azione armata volta ad ottenere un incontro (si presume senza invito) con alte cariche dello stato. Sarà la nostra storia postbellica e i precedenti illustri (golpe bianco, golpe nero, piano Solo, Rosa dei Venti ecc), sarà la città scaligera già teatro delle gesta del colonnello Spiazzi, sarà il Veneto, già grembo di altre goliardate mica da ridere, come il tanko dei Serenissimi sotto il campanile di San Marco; tant'è che il sergente covava quest'idea con ardore e, mentre con la mano sinistra racimolava armi da guerra (questo è preoccupante), con la destra cercava di reclutare commilitoni, compagni d'arme e altri facinorosi che lo seguissero nell'impresa.

Ma le similitudini con i suoi predecessori finiscono qui. Primo perché -- e lo scrive uno che sulle spalle nemmeno i baffi ha avuto -- un golpe come si deve lo organizza almeno un ufficiale superiore: il comandante Borghese era tenente di vascello prima dei trent'anni, Spiazzi un colonnello, De Lorenzo addirittura un generale: ma un sergente, suvvia.

In secondo luogo il metodo e la segretezza: ve lo immaginate Edgardo Sogno che, per chiamare all'appello i fedelissimi ed incitarli a sovvertire l'ordine, appende manifesti o distribuisce volantini? Perché  il nostro sergente -- sempre stando alle agenzie -- reclutava i suoi uomini via Facebook. Tanto vale scriverselo sulla fronte. Io ho sempre in mente i fotogrammi di Vogliamo i colonnelli: straordinaria la sequenza di Tognazzi che recluta volontari tra gli amici ufficiali di comprovata fede fascista.

Un altro golpe da operetta, anzi forse il più faceto tra quelli noti, scoperti o divulgati. Però l'uomo comune, quello che magari legge tra le righe e non guarda solo Studio Aperto, qualche domanda se la deve fare. Le nostre istituzioni hanno ancora gli anticorpi necessari a difendersi con prontezza da queste inziative? Fino a quando alcuni settori dello Stato saranno terreno fertile per chi coltiva idee che con la democrazia poco hanno a che fare? E, soprattutto, chi è così ingenuo da credere alla favola del one man show?

07 aprile 2013

Fotografia notturna a Settimo: si ricomincia con una mirrorless.

La Nikon D80 ha ceduto il passo, dopo lunghe riflessioni , alla mirrorless Fuji X-E1. Qui i primissimi scatti a pochi passi da casa. I primi due sono stati sviluppati dal file RAF con il software Fuji MyFine Pix Studio. Gli altri sono i JPEG nativi della fotocamera, non elaborati.
Via Niccoli  (Settimo T.se)
Via Niccoli  (Settimo T.se)
Piazza S.S. Maria dell'Arco (Settimo T.se)
Piazza S.S. Maria dell'Arco (Settimo T.se)
Piazza S.S. Maria dell'Arco (Settimo T.se)
Piazza S.S. Maria dell'Arco (Settimo T.se)
Piazza S.S. Maria dell'Arco (Settimo T.se)
Piazza S.S. Maria dell'Arco (Settimo T.se)

02 aprile 2013

Seagull S6 con Quantum II: prime registrazioni.

Un piccolo aggiornamento sul nuovo acquisto, la chitarra acustica Seagull S6+ CW GT Quantum II, e soprattutto sull'elettronica Godin. Ho interpellato il servizio clienti che, gentilissimo, mi ha fornito le seguenti indicazioni:
The bass and treble pots are for the under saddle transducer only. When the mic control is in center position, the internal mic is off. The signal from the mic can be blended either in phase (clockwise), or out of phase (conter-clockwise).
La spiegazione non richiede traduzioni ma chiarisce l'uso del Quantum II. Qui trovate alcune tracce registrate al volo con Audacity e convertite in MP3. Equalizzazione neutra e nessun postprocessing. Corde a fine vita e mano a fine giornata, quindi non me ne vogliate per imprecisioni e dinamica approssimativa.

Il primo set è l'arpeggio iniziale di Someone like you di Adele.
Il secondo set è lo strumming iniziale di Umbrella nella versione di Mandy Moore.


29 marzo 2013

Nuova arrivata: chitarra acustica Seagull S6+ CW GT.

Ieri, complice una congiuntura fortunata, c'è stato un avvicendamento nel setup acustico. Ho venduto la mia Ibanez EWC30, acquistata in un Guitar Center di Las Vegas nel 2008 e ho acquistato quella che, in realtà, era la chitarra che ero andato a cercare da Guitar Center e da altri negozi negli USA, ma senza fortuna: una Seagull dotata di elettronica Godin Quantum II.
Questo sistema è particolare perché combina un trasduttore piezoelettrico posizionato sotto il ponticello e un microfono a condensatore a collo d'oca posizionato in prossimità della buca. Un comando permette di miscelare il suono delle due sorgenti.
Quantum II
Anni fa, Seagull e gli altri costruttori del gruppo Godin (Norman, Art&Lutherie) installavano il Quantum II su diverse serie, mentre oggi si trova (e non facilmente, almeno in Italia), sul top di gamma. Le serie meno costose montano solo il Quantum I, privo di microfono.
Sono pochissimi gli strumenti che montano nativamente una trasduzione ibrida piezo + microfono, tanto che molti chitarristi fanno installare prodotti GHS, L.R.Baggs, Fishman e di altri marchi. E' chiaro che un piccolo microfono interno non può sostituire per resa, qualità e dinamica un AKG o un Neumann, ma è senz'altro una soluzione pratica che rende più naturale il suono amplificato, smorzando il crisp tipico dei piezo (che a me non dispiace affatto).
Comunque, la Seagull S6+ Cedar CW (che sta per cutaway, ovvero spalla mancante) GT (Gloss Top, ovvero top rifinito lucido) è uno strumento che vale davvero più di quel che costa: assemblato in maniera semiartigianale, di costruzione robusta, con materiali e legni ottimi (top in cedro); il manico è confortevole ma più largo di quello della mia ex Ibanez; le meccaniche, marchiate Seagull, hanno chiavi piccole e sono di qualità elevata.
Altra differenza rispetto all'Ibanez è la cassa full size che assicura una gamma di frequenze più ricca sui bassi e medio bassi, anche se devo abituarmi ad una forma più ingombrante. Last but not least, le chitarre Godin sono fornite del TRIC Case, una custodia rigida in polistirene che pesa una sciocchezza.
Non ho potuto provare la Seagull che per pochi minuti, quindi dare un un'opinione ora sarebbe poco utile. Mi riservo di suonarla un po' e poi aggiornare le mie osservazioni, magari con qualche registrazione (se non fanno orrore).
Veniamo quindi alle foto: alcune mie, altre del gentilissimo venditore, un paio prestate dal web.

Top in cedro, finitura lucida. Vernice delicata :-(

Trovo che la paletta Seagull sia bellissima.




Immagine ufficiale che circolava sui siti dei rivenditori. I colori sono corretti.

Si vedono il microfono gooseneck nella buca e il ponticello compensato.



Ed ecco il Godin Quantum II, posizionato sulla fascia superiore, con i comandi per miscelare piezo e mic, bassi, alti e volume. Semplice ed efficace

Particolare del Quantum II (foto presa dal web)

Il TRIC Case è una custodia geniale: polistirolo fuori, plastica dentro, leggerissima.


Qualche caratteristica raccolta sul web:
  • Manico: acero foglia d'argento
  • Tastiera e ponte: palissandro indiano 
  • Top: cedro massello
  • Fasce: ciliegio
  • Ponticello: Tusq compensata 
  • Capotasto: Tusq
  • Finitura: Laccata nitrocellulosa 
  • Scala: 24.84" (63 cm)
  • Radius: 16" (40,6 cm)
  • Larghezza capotasto: 1.72" (4,37 cm)


E, giusto per la hall of fame, ecco l'album della mia Ibanez, ora in ottime mani. Ciao, e grazie di tutto!









24 marzo 2013

Freeride Val Susa: dal Truc (con la neve) sul sentiero 558.

L'inverno non vuole proprio mollare e a 1400 m di quota troviamo la strada che porta al Truc ancora coperta di neve. Gli ultimi 300 m di ascesa si fanno a piedi e a spinta, con la neve alle caviglie, e sono particolarmente intensi per la fatica.
Dal Truc il sentiero, interamente esposto a sud, è nvece pulito.
Ecco la traccia su Everytrail

Il Truc (Susa) - 558



Ecco la traccia su Garmin Connect



Qui il video della discesa (parte alta e intermedia del sentiero 558)

14 marzo 2013

Questa mattina...

...tutti vaticanisti esperti. Ad origliare discorsi qua e là, c'è chi si è consultato con Sodano fino all'ultimo minuto, chi è stato diacono gesuita e chi ha dato utili consigli alla confezione dell'abito del pontefice. Un po' come durante gli europei di calcio.
Se non è altro è stato emozionante seguire l'annuncio su #HabemusPapam.

05 marzo 2013

Cormac McCarthy, Non è un paese per vecchi.

Chi segue il mio blog e le recensioni di libri sa bene che alla narrativa preferisco di gran lunga la saggistica. Ma se posso suggerirvi un titolo, certo che vi coinvolgerà e lascerà soddisfatti quando girerete l'ultima pagina, Non è un paese per vecchi è sicuramente uno dei migliori candidati. E lo scrivo pur ammettendo di non aver avuto la predisposizione per veder per intero il film dei fratelli Coen -- la cui sceneggiatura, sia detto per inciso -- è fedelissima alla stesura del romanzo.
Lo stile di McCarthy è avvincente e al contempo asciutto, hemingwayano, direi, se il termine non fosse abusato: prova ne sono i dialoghi, quasi sospesi in un silenzio irreale, come se i personaggi non fossero in grado di colmarlo con le parole e i ragionamenti.
La figura di Chigurh è agghiacciante, la personificazione del male: un demone irredimibile che, alla fine, muove quasi a pietà perché si guadagna il pane sporcandosi le mani con lavori che in qualche modo vanno fatti, ma che debbono rimanere lontani dalla luce dei piani alti.
Le descrizioni dei paesaggi del Texas meridionale sono intrise di fascino, dolore, e desolazione.
Un racconto violento, spietato, sanguinario. Ma non è un libro privo di speranza; la luce la si intravede nell'etica incrollabile dei buoni, come lo sceriffo Ed Bell; una luce sbieca e fioca, ma capace di sollevare l'animo.
McCarthy ha avuto per me anche un effetto volano: ho letto, sbagliando sequenza (il bello del caso) Città della pianura, il terzo capitolo della Trilogia della frontiera.

Einaudi 2006
Supercoralli
pp. 254
€ 17,00
ISBN 9788806179670
Traduzione di Martina Testa


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