01 giugno 2005

La Cina è vicina.


Click to zoom

Mentre noi ci lambicchiamo il cervello per escogitare trucchetti e mezzucci per contrastare la concorrenza cinese, quelli sono ancora una volta un passo avanti.

Fino a qualche anno fa, effetto del regime comunista, in Cina non esisteva il concetto di ricevuta o scontrino che dir si voglia. Si andava a ristorante, si mangiava e si pagava. Stop.

Poi il governo ha introdotto l'uso della ricevuta per l'acquisto di beni e servizi. Ma, come spesso accade in queste situazioni, i cinesi non ne volevano sapere tanto di richiederla quanto di rilasciarla.

Il govero ha pensato: come possiamo incentivarne l'uso? Semplice: abbinando alla ricevuta un gioco a premi tipo gratta&vinci.

Detto fatto. Le ricevute hanno una parte argentata da grattare rimossa la quale appare invariabilmente la scritta NON HAI VINTO PROPRIO NULLA COMPAGNO CHEN ma intanto sono tutti lì a chiedere scontrini e grattarli, perché sognare non costa niente.

Grazie a Silvio N. per il contributo e a Beppe U. per la voce.


30 maggio 2005

Mercati online, comportamenti offline.



Siccome vorrei la porta blindata per il mio alloggio, la scorsa settimana ho fatto una ricerca su Paginegialle di tutti i rivenditori e installatori nella mia zona.

Ho scoperto con soddisfazione che la maggior parte di loro ha un indirizzo email e/o un sito web con form Richiesta preventivo. I titoli recitano generalmente: inviateci i vostri dati, saremo lieti di fornirvi un preventivo.

[Ora, per chi non lo sapesse, una porta standard modello base misura 85 cm x 210 cm (esattamente quello che mi serve), ha un telaio che deve essere murato e una parte esterna che deve assomigliare a quelle già presenti nel condominio. Stop. Le altre cose -- tipo serratura, maniglie, spioncino -- sono opzioni.]

Forte di questa nozione, ho inviato più di 15 email e form ad altrettante aziende che pubbicizzavano il proprio contatto on-line con la cortese richiesta di un preventivo di fornitura e posa di una porta blindata standard.

Risultato: ho ricevuto una sola risposta che recitava laconicamente: non abbiamo abbastanza informazioni per fornirle un preventivo.

Mi chiedo che cosa volessero sapere ancora. Forse se mi sono ricordato di buttare quelle due mozzarelle scadute che ho nel frigo. Oppure se quando sono al telefono ho l'abitudine di scarabocchiare su un bloc notes.

Non c'è dubbio: al momento molti mercati NON sono ancora conversazioni. Piuttosto, sono tentativi goffi di stare al passo coi tempi.

26 maggio 2005

Elogio di Tonon Raffaello.



Un tempo non lo avrei mai fatto, ma ormai sono allo sbando e non ho più alcuna remora né a farlo né ad ammetterlo di averlo fatto.

Ho seguito molte puntate della Fattoria. Ma per un solo motivo: c'era Raffaello Tonon.

Io Tonon l'ho apprezzato dall'inizio, quando è entrato in combutta con l'onnipotente cancelliere Costanzosciò, che lo faceva parlare a ruota libera, col noto vocione roco e la cadenza meneghina.

Quando è andato alla fattoria è diventato l'icona dei miei desideri mai realizzati. Ecco perché:
  1. Ha un sacco di capelli mentre io tendo allo stempiato-con-riportino.
  2. Ha 26 anni e si dichiara opinionista senza essersi mai laureato mentre io l'università l'ho finita ma a tarda sera tendo a non avere un'opinione su quasi nulla
  3. Ha passato abbracciato a Patrizia Rossetti lo stesso tempo che io ho trascorso in coda al semaforo, al supermercato, sul treno, alle poste e dal dottore. Per inciso, io sono innamorato di Patrizia da sempre. Quanti di voi hanno visto la prima e unica puntata del telefilm in cui era protagonista?
  4. Ha trascorso 3 mesi con Eva Henger mentre io mi sono limitato a qualche ora, e per di più in VHS.
  5. Ha pronunciato la frase: "L'unica volta che ho lavato i piatti, mi è venuta la cervicale e ho portato il collarino per 40 giorni", mentre io i piatti li lavo ogni giorno e il collare l'ho portato per un incidente.
Direi che basta così. Vincitori e vinti, poco m'importa.

A Tonon aspetta un futuro roseo sulle poltrone del califfo Mauriziocostanzo. E gli faccio gli auguri, tutti i miei migliori auguri: perché sono un po' invidioso, ma, alla fine, sono felice per lui.




24 maggio 2005

Una rondine non fa primavera.



Due, però, fanno molta cacca.

Parola mia: le due rondinelle che hanno da poco nidificato nella grondaia del mio terrazzo si danno parecchio da fare.

La fortuna ha voluto che scegliessero un angolo sufficientemente lontano dalle corde del bucato, sfrattando una comunità di vespe che occupava un favo.

Considerando che le vespe non fanno il miele ma pungono e che le rondini non nuociono alla salute (era vera la storia che mangiavano le zanzare? o forse erano i gerani a tenerle lontane?), lo scambio è stato abbastanza vantaggioso.

23 maggio 2005

Settimo: non fumare.



I miei vicini di casa - poveri ma onesti, per ammissione del caposcala - hanno un senso tutto loro del concetto di regolamento.

Prendiamo l'ascensore, ad esempio. Un anno fa ha fatto la propria apparizione un foglio formato A4, diligentemente stampato a getto d'inchiostro in rosso e nero, e protetto da una cartellina di plastica trasparente, che recitava:

PER IL QUIETO VIVERE E IL RISPETTO ALTRUI IN ASCENSORE E' VIETATO FUMARE.

La norma fa leva sul concetto di comunità. Pertanto, misteriosi e solerti inquilini hanno subito provveduto ad aggiungere, con penna a sfera e grafia incerta, la postilla SIGARETTE, ad intendere che altri tipi di prodotti da fumo sarebbero stati ben accetti dalla piccola ma efficiente comunità.

Meno cortesemente, qualcuno ha usato poi l'accendino per sciogliere la cartellina di plastica che conteneva il cartello.

Reso inservibile dal tentativo piromane, il cartello è stato sostituito da un nuovo divieto cartaceo (trafugato in qualche ufficio pubblico e opportunamente ritagliato) che, questa volta, fa leva sulla salute privata come bene inalienabile del singolo e della comunità.

Curioso il bisticcio diacronico di parole COMINCIARE / SMETTERE / CONTINUARE.



Che cosa escogiteranno i fantasiosi vicini al prossimo tentativo di deturpare il divieto di fumo? Pagherei per avere il neon animato con il cowboy della Marlboro, non tanto per par condicio, ma per sostituire l'orribile plafoniera che illumina di una luce giallastra la cabina dell'ascensore.

20 maggio 2005

Le mani sulla città.



Le mani sulla città sono quelle dell'amico Delio che, sfidando i ghiacci torinesi, i tagliagole di Genova, il coprifuoco di Settimo e le finestre a ghigliottina di Nuova York, ha prodotto una serie di scatti di grande valore, portando sovente l'occhio dello spettatore sulla scena di un thriller inquietante.

Il Maestro Fulvio ci ha messo a sua volta le mani, e il risultato è la mostra The Hand: La mano, metonimia quanto mai diretta dell'Io, si muove come un'entità aliena dotata di vita autonoma in cerca di appigli... (F.B.)

Online anche le foto della serata inaugurale al Soundtown di Torino.

Foto dell'amico Romano. Courtesy of Nippon Kogaku, Tokyo, Japan.

17 maggio 2005

iPodder e Proxy authentication.



Se vi connettete da una rete aziendale che richiede l'autenticazione su un proxy per uscire sulla Internet, è probabile che il vostro client iPodder non funzioni.

Infatti, esso prevede di poter configurare manualmente il proxy ma non le credenziali di autenticazione sullo stesso; il risultato sarà che il client non riuscirà a scaricare nuovi podcast dai feed RSS sottoscritti.

Cercando un po' in rete, ho scoperto che è sufficiente utilizzare la seguente sintassi nel campo Use a proxyserver delle impostazioni di rete (Network settings) di iPodder:

http://user:pwd@111.222.333.444


dove user e pwd sono le credenziali di autenticazione (username e password) e 111.222.333.444 è l'indirizzo IP del server proxy.

16 maggio 2005

Toponomastica.



Sabato, controllando una lista di indirizzi, riflettevo sul fatto che nelle città italiane (almeno, nelle città che conosco) NON esistono strade, piazze, corsi o viali che abbiano il nome di città straniere o di Paesi dei continenti Asia, Africa e Oceania, anche importanti.

Avete mai comprato un gelato in Corso Parigi? Una ragazza vi ha mai dato buca un pomeriggio d'estate, lasciandovi aspettare per ore in Piazza Joahnnesburg? Ricordate di un compagno delle elementari che abitava in Viale New York e la mamma non voleva accompagnarvi in auto perché non c'era parcheggio? E da ragazzini avete mandato per scherzo dieci pizze Largo Cina o un taxi in Via Finlandia?

Se ci pensate, è assurdo.

13 maggio 2005

Peggio di così.



Paolo ci annuncia che la Fiat si è messa a produrre scarpe.

Il manufatto costerà 250 euro (*) ma puzzerà di gomma e taleggio come una qualunque scarpa da ginnastica usata in un pomeriggio di luglio.

Affondato il Salone dell'Auto, all'azienda torinese non resta che presentare i suoi nuovi prodotti al Salone del Mobile nel 2006.

Come dire, se va male la prima, magari la seconda...

Non è industria: è cabala.


(*) mezzo milione del vecchio conio, direbbe quel tipo di Rai Uno.

12 maggio 2005

Tassonomia dei meccanici Ford (*).




L'assistenza ufficiale. L'accettazione sembra una clinica svizzera, con hostess in camice immacolato e l'aria condizionata. Entri per sostituire lo specchietto sinistro rotto in un parcheggio ma non fai a tempo ad aprire bocca che due bodyguard vestiti di nero (sei sicuro di averli già visti all'ingresso di una discoteca di Riccione) ti sollevano di peso e un tecnico collega la tua auto a un computer dicendo: "Occorre aggiornare il software della centralina, riprogrammare l'apertura delle valvole e debuggare l'aria condizionata". A nulla valgono le tue grida per avere uno specchietto nuovo e lasciare stare la centralina: uno dei due man in black ti sferra un pugno al plesso solare e perdi i sensi. Ti risvegli a notte fonda nel cortile della concessionaria. Non sai ancora di avere autorizzato un addebito di 350 euro più IVA sulla tua carta di credito. Lo specchietto continua a penzolare sulla portiera sinistra.

Tony o' meccanico. L'officina è un caos di attrezzi abbandonati ovunque, clienti che litigano e radio a tutto volume. Calabrese, competente di motori come di punto croce, Tony è smodato in tutto: entri per cambiare l'olio e subito ti fa la fiancata con una manovra, poi ti versa metà dell'olio sul motore e sui sedili, dice: "Non è niente!", e bestemmia come una comitiva di camionisti, il tutto per 150 euro in nero. Invece del poster di Manuela Arcuri ha tappezzato l'officina coi paginoni centrali di Le Ore. Ha un aiutante brufoloso di 13 anni e un pastore tedesco spelacchiato: entrambi vengono presi regolarmente a calci. Intanto entra un cliente e Tony gli grida: "chemminchiavvuoiancoraeh?" Poi tira quattro bestemmie, un calcio al cane, uno sputo al garzone e, allontanando tutti dall'officina, urla: "Ecchemminchia, me lo lasciate prendere un caffè in pace?"

La gloria del passato. Renato si avvicina zoppicando alla tua auto. Gli dici: "Devo solo fare il bollino blu", e lui scuote la testa: "Tutta questa tecnologia... e l'elettronica... ai miei tempi (intanto indica 4 trofei impolverati su una mensola, probabilmente vinti al Luna Park)... ai miei tempi mica c'era, sa, giovanotto? Si passavano le notti a smontare e rimontare motori, ad alesare i cilindri! Ora mi vede così, ma una volta... una volta!" Cerchi di fargli capire che vorresti solo che analizzasse il tuo scarico, che ti appiccicasse al parabrezza quel bollino blu e tanti saluti. Macché. Seduto su tuo cofano prende a raccontarti della sua prima Seicento Abarth, della gamba persa in Africa e pure della sciatica di suo cognato, che non c'entra niente, ma già che c'era. Si sta facendo tardi. Stai sudando. Guardi l'orologio ogni venti secondi. Niente. Lui è ancora alle corse clandestine del '72, "se ci avesse visto allora, giovanotto...". Di questo passo la tua auto uscirà di produzione prima di aver finito di pagare le rate. Non hai scelta: con una grossa chiave inglese lo colpisci in pieno volto, arraffi dal bancone un bollino blu e te lo appiccichi da solo al parabrezza. Tutto ha un limite.

La ditta Rossi. E' aperta da sempre, sette giorni la settimana, anche sedici ore al giorno. Davanti alla porta è stanziale un cappanello di vecchietti sordi che parlano a voce altissima senza capirsi. Il titolare dell'officina, signor Carmine Rossi, ha 115 anni e ha iniziato a 4 con le Ford T. Meccanico di stampo tradizionale, è di tempi biblici. Per cambiare una cinghia ti tiene l'auto due settimane che trascorrerà per gran parte parlando a voce altissima con il capannello di vecchietti, brandendo di volta in volta uno straccio sporco, una chiave del 13 o il tuo peluche preferito, con frasi del tipo: "Se io mi dassero una Fiesta fatta come dico io!", frase che i vecchietti non sentono ma accolgono con ossequioso consenso. Quando, dopo un mese, cercherai di riavere la macchina, ti accoglierà brontolando :"Voi giovani, avete sempre fretta!", per dirti di ripassare l'indomani. Stremato, tenterai di rubare la tua auto nottetempo ma sarai colpito da una pioggia di stampelle, pannoloni e apparecchi acustici lanciati dai vecchietti che fanno la guardia all'officina.

(*) Dedico questa tassonomia a personalitaconfusa.