24 febbraio 2009

I am WIRED.

Ho ricevuto in regalo l'abbonamento all'edizione italiana di Wired che si apre con un bell'editoriale del fondatore Riccardo Luna. Lo so, sembra il sito di Sky, ma in questi tempi di magra bisogna un po' turarsi il naso (o socchiudere gli occhi, fate voi). Nel sito wewired.it c'e' anche un interessante esempio di presentation delle informazioni e delle loro connessioni.
Dopo anni (alcuni, non moltissimi) di letture on line (e qualche numero acquistato in edicola) della versione americana, sono davvero contento che anche da noi esista, in forma cartacea, questa rivista che mi ha sempre aiutato a riflettere e ad essere aggiornato.

Sfogliando gli articoli e le rubriche sono stato, tuttavia, colto dal timore che anche questa preziosa risorsa si ammali dello stesso male che attanaglia la maggior parte dei contenuti e degli strumenti di comunicazione, istituzionali e informali, in Italia: l'autoreferenzialita'.
Gia' la nostra blogosfera, con le dovute eccezioni, e' popolata da spompate blogstar che passano le giornate a citarsi l'un l'altra chiamandosi per nome o a criticare giornali ed emittenti radiotelevisive dai quali pero' ottengono benefici e notorieta'. Lasciamo stare la stampa (vedi l'agghiacciante Sabelli che intervista Daria Bignardi), di partito o meno, e nemmeno prendiamo in considerazione la televisione.
Ecco, vorrei tanto che almeno Wired rimanesse fuori da questi giochetti di bassa bottega. E invece vedo che gia' nel primo numero la presenzialista Bignardi ha il suo bravo posto, e non e' l'unico nome arcinoto nella lista dei contributors.
Ma sono fiducioso. Nel gran mucchio della carta straccia che ingombra gli scaffali delle edicole, Wired mi sembra una novita' felicissima, un'occasione ghiotta per imparare e capire il presente, una possibilita' in piu' per avere un'idea sul futuro delle tecnologie, della rete e delle comunicazioni.

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