14 novembre 2005

Artissima o quasi.


Malgrado la tua assenza io ti amo.
Il titolo di quest'opera potrebbe riassumere efficacemente il mio stato d'animo all'uscita di Artissima: malgrado di arte ne abbia vista proprio poca, continuo ad amarla. Il sottotitolo della mostra sembra un appello disperato: cerchiamo qualcosa di nuovo, a tutti i costi. Ed ecco allora le immancabili e volgari provocazioni, le installazioni tanto simboliche ed evocative da non evocare nulla, i dilettantismi. Non mancano, a ragion del vero, opere piacevoli che testimoniano un impegno e una qualche illuminazione

come questa stanza di moquette grigia con una parete ornata di neon. Il significato non l'ho capito, e neppure ci dormirei tranquillo, ma ne sono uscito abbastanza colpito.
A conti fatti, salvo i lavori che hanno molto rigore formale ma poca arte nel senso della creazione geniale e sregolata: ottime le fotografie di Basilico, Botto e Bruno, Gilbert & George. C'era anche il prezzemolo della Cibachrome, Vanessa Beecroft, che mi sembra aver raschiato un po' troppo il fondo del barile delle modelle algide in posa perfetta.
E si va avanti a seprentone, tra i corridoi illuminati, le strette di mano dei galleristi, gli artisti maledetti che, molto compresi nel loro ruolo di diointerra, sgranocchiano panini ai piedi delle loro creazioni con le auricolari dell'iPod in bella vista.
L'arte, malgrado la sua assenza, è anche questa.

1 commento:

Anonimo ha detto...

...per me l'arte è quel misterioso spazio che mi divide dal resto del mondo. Mi piace riconoscerlo, ascoltarlo, farlo emergere.
In tutto ciò ognuno misura quest'area a suo modo e la propone con le tecniche e gli strumenti che più ne solleticano la curiosità, la capacità d'espressione.

Un tempo l'arte era guidata da mecenati che ne imponevano una finalità molto meno nobile della libertà odierna. Oggi è vero di libertà gli artisti se ne prendono molta, però l'incapacità nel RICONOSCERE nel loro tratto quella strana parola che è arte, non vuol dire che non lo sia.
Per sentirci più a nostro agio potremmo tentare una decodifica concettuale dell'inspiegabile (anche se l'arte per me è emozione).

Penso ne valga la pena perchè l'arte resta sempre e comunque l'espressione del contemporaneo!
cri